Il piano di battaglia della destra per smantellare i programmi climatici

Negli Usa come in Europa la destra punta alla deregulation delle politiche climatiche per favorire le industrie inquinanti

[28 Luglio 2023]

Mentre in Italia e in Europa l’estrema destra negazionista si prepara a una campagna elettorale per l’elezioni europee che dovrebbe portare a un’alleanza con i popolari/democristiani basata sulla demolizione delle politiche climatiche e ambientali volute dalla Commissione europea presieduta dalla democristiana tedesca Ursula von der Leyen,   secondo un’inchiesta pubblicata da ClimateWire, «i gruppi conservatori hanno elaborato un piano per demolire gli sforzi del governo federale per contrastare il cambiamento climatico e non si fermerebbe alle politiche del presidente Joe Biden. Il progetto di 920 pagine, i cui centinaia di autori includono ex funzionari dell’amministrazione Trump, andrebbe ben oltre gli sforzi passati del Gop (Grand old party, il Partito repubblicano Usa, ndr) per tagliare i budget delle agenzie ambientali o estromettere i dipendenti dello “stato profondo».

Questo spiega in parte anche la mancata conferenza stampa congiunta alla fine dell’incontro a Washington tra Giorgia Meloni (che del Gop e di Trump è un’alleata di ferro) e il presidente Usa Joe Biden. Anche perché gran parte del Partito democratico aveva consigliato Biden di prendere le distanze in qualche maniera da una leader europea che considera neofascista e negazionista climatica.

Il documento al quale si riferisce ClimateWire si chiama “Project 2025” e bloccherebbe l’espansione della rete elettrica per utilizzare l’energia eolica e solare, taglierebbe i fondi per  l’ufficio di giustizia ambientale dell’Environmental protection agency (Epa), chiuderebbe gli uffici per le energie rinnovabili del Dipartimento dell’energia (Doe), impedire ai singoli stati Usa di adottare gli standard di inquinamento automobilistico della California e delegherebbe la  regolamentazione delle industrie inquinanti ai funzionari statali repubblicani. Un programma che, se attuato, demolirebbe quanto fatto sul clima dal governo federale, puntando a ostacolare in ogni modo la transizione verso l’energia pulita e mettendo le agenzie governative al servizio della promozione dell’industria dei combustibili fossili invece che lavorare a una loro regolamentazione.

Project 2025 punta esplicitamente ad essere attuato fin dal primo giorno di una nuova presidenza repubblicana, che per l’estrema destra Usa dovrebbe essere di Donald Trump.

Paul Dans, direttore del Project 2025 all’Heritage foundation, che ha redatto il piano come una road map per i primi 180 giorni della prossima amministrazione del Gop, conferma: «Project 2025 non è un libro bianco. Non stiamo lavorando ai fianchi. Stiamo scrivendo un piano di battaglia e stiamo schierando le nostre forze. Mai prima d’ora l’intero movimento conservatore si è unito per prepararsi sistematicamente a prendere il potere il primo giorno e decostruire lo Stato amministrativo». E’ insomma un programma ultraliberista portato avanti da una destra che fa finta di essere contro l’èlite ma poi lavora perché i ricchi abbiano le mani libere, senza i lacci di uno Stato considerato “socialista” (sic!).

Project 2025 aveva già attirato l’attenzione per la sua road map per preparare un’acquisizione sistematica e conservatrice della burocrazia federale, in contrasto con la percezione del caos che ha caratterizzato gran parte del mandato dell’ex presidente Donald Trump. L’estrema destra ha preparato piani per mettere insieme un database di ben 20.000 persone che potrebbero servire nella prossima amministrazione repubblicana –  un “LinkedIn di destra”, come lo descrisse il New York Times ad aprile – e proposte per imporre un controllo radicale dello Studio Ovale sulle decisioni di spesa, dipendenti della pubblica amministrazione e agenzie federali indipendenti.

Ma, come fa notare ClimateWire, «Le sue implicazioni per la politica climatica degli Stati Uniti – in un momento di ondate di caldo  record che stanno investendo il globo – hanno attirato molta meno attenzione. Il piano globale copre praticamente tutte le operazioni del governo federale, non solo i programmi energetici e climatici. E’ molto più ambizioso degli impegni che tutti i candidati repubblicani alle primarie presidenziali hanno fatto finora per annullare la firma della legge sul clima di Biden. Inoltre, non annullerebbe semplicemente gli ordini esecutivi sul clima di Biden, cosa che un presidente repubblicano potrebbe facilmente fare subito dopo essere entrato in carica».

Infatti, le idee esposte nel Project 2025 dimostrano che le organizzazioni iper-conservatrici vogliono un cambiamento più fondamentale, togliendo alle agenzie federali la protezione della salute pubblica e delle normative ambientali per aiutare le industrie che dovrebbero supervisionare. Andrew Rosenberg, che è stato un alto funzionario della National oceanic and atmospheric administration durante l’amministrazione Clinton e ora ricercatore alla Carsey achool of public policy dell’Università del New Hampshire, spiega: «Quel che fa è, fondamentalmente, minare allo stesso tempo non solo la società ma la capacità economica del Paese, mentre viene fatta una grave violenza all’ambiente».

Dopo il caos politico della prima amministrazione Trump, questa volta l’estrema destra vuole dotarlo di proposte da attuare con una precisione chirurgica, per evitare di commettere errori e di dover continuamente cambiare i funzionari governativi scelti da Trump.

Neil Chatterjee, che ha presieduto la Federal energy regulatory commission sotto Trump, che non ha partecipato alla stesura del Project 2025, lo condivide e spiega che «anche se perdiamo le elezioni e non abbiamo l’opportunità di governare, penso comunque che questa strategia definita sia importante perché sappiamo per cosa siamo e cosa possiamo mostrare al popolo americano anche se non siamo al potere. Possiamo dire che questo è ciò che faremmo, questo è il modo in cui gestiremmo questi problemi davvero complessi».

Newt Gingrich, l’ex presidente della Camera che elaborò il “Contract with America”, il programma con il quale il Gop conquistò la Casa Bianca nel 1994, sottolinea che «il piano per decostruire il governo è solo l’inizio di quel che i repubblicani si aspetteranno dal loro candidato presidenziale. Pubblicarlo prima che la gara per le primarie si riscaldi può dare alle persone il tempo di assorbire la nuova idea, pensarci bene e poi abbracciarla. Quello che state per vedere è un drammatico cambiamento nel panorama delle soluzioni di sinistra e verso una sorta di conservatorismo creativo e governativo».

E a questo programma negazionista di estrema destra hanno partecipato più di 400 persone e gli ex funzionari dell’amministrazione Trump hanno svolto un ruolo chiave nella stesura dei capitoli sullo smantellamento dell’Epa e del Doe.

ClimateWire rivela che «il piano per sventrare il Dipartimento dell’energia è stato scritto da Bernard McNamee, un ex funzionario del Doe che Trump nominò alla Federal energy regulatory commission. McNamee, che non aveva esperienza normativa, è stato uno degli incaricati della Ferc più apertamente politici degli ultimi decenni. E’ stato direttore della Texas public policy foundation, un think tank conservatore che combatte le normative sul clima, ed è stato consigliere senior del senatore Ted Cruz (R-Texas)». McNamee delinea le divisioni chiave del Doe, tra cui l’Office of energy efficiency and renewable energy, l’Office of clean energy demonstrations e il Loan programs office. Ha definito il cambiamento climatico «una politica progressista» e, inoltre, chiede di tagliare i finanziamenti al Grid deployment office del Doe, «in parte per smettere di concentrarsi sull’espansione della rete a vantaggio delle risorse rinnovabili o sostenere la generazione low carbon», invece di rafforzare l’affidabilità della rete, che descrive come «l’espansione dell’uso di combustibili fossili e il rallentamento o l’arresto dell’aggiunta di energia più pulita». Parte del suo piano include una massiccia espansione delle infrastrutture del gas. Nel Project 2025, McNamee ha scritto che bisogna «prevenire la socializzazione dei costi per i clienti che non beneficiano dei progetti o giustificare tali variazioni di costo come anticipazione di vaghi benefici per la società, come il cambiamento climatico».

Mike O’Boyle, senior director e a capo del programma elettrico di Energy innovation, fa notare che «impedire l’espansione della rete elettrica rallenterebbe i progetti di energia rinnovabile, minacciando gli obiettivi climatici degli Stati Uniti e raffreddando la crescita economica del settore. Se ci allontaniamo totalmente dal ruolo del governo federale, la nostra economia perderà molto perché il resto del mondo si sta muovendo sul clima, quindi sono pronti a raccogliere i benefici sia per i loro consumatori di energia ma anche in termini di produzione».

Mandy Gunasekara, che era il capo dello staff dell’Epa sotto Trump, ha scritto il capitolo del Project 2025 che punta a fare in modo che l’Epa si occupi il meno possibile della politica climatica e della riduzione delle emissioni di CO2 e indica come fare a  eliminare o ridimensionamento delle funzioni dell’agenzia, compresi l’Office of environmental justice and external civil rights, l’Office of enforcement and compliance assistance e l’Office of public engagement and environmental education.  Inoltre, il progetto conservatore trasferirebbe anche gli uffici regionali dell’Epa e «ridimensionerebbe, bloccando le assunzioni più recenti in programmi di basso valore».

Per rifare le agenzie federali, i repubblicani puntano a spostare i poteri del governo federale agli Stati, nel tentativo di ridurre le normative ambientali. Per Gunasekara, «la sfida di creare un’Epa conservatrice sarà quella di bilanciare il giustificato scetticismo nei confronti di un’agenzia che è stata a lungo suscettibile di essere cooptata dalla sinistra per fini politici con la necessità di implementare la vera funzione dell’agenzia: proteggere la salute pubblica e l’ambiente in collaborazione con gli Stati».

Ma questo aumento del potere statale non si applicherebbe alla California, che ha standard ambientali più forti di quelli federali:  in questo caso, il piano del Project 2025 «assicurerebbe che altri Stati possano adottare gli standard della California solo per gli inquinanti/criteri tradizionali, non per i gas serra».

Insomma, se l’autonomia di uno Stato è ambientalista non vale.

Un altro obiettivo chiave del programma della destra Usa è quello di rivedere completamente il modo in cui l’Epa utilizza la scienza, in particolare la ricerca che supporta le normative ambientali mostrando i rischi per la salute pubblica derivanti dall’inquinamento industriale. Il piano richiederebbe che «gli studi scientifici siano trasparenti e riproducibili»,  ma c’è il trucco perché cosi si renderebbe impossibile utilizzare studi essenziali sulla salute pubblica che si basano su dati privati ​​che non possono essere divulgati al pubblico. Come parte di questo offensiva, c’è l’idea di  offrire incentivi (che in questo caso vanno bene) «per identificare i difetti scientifici e la cattiva condotta della ricerca», il che potrebbe incoraggiare gli oppositori delle normative a prendere di mira costantemente la ricerca scientifica per impedire che gli studi abbiano effetti sulle politiche climatiche negazioniste.

Vi ricorda qualcosa? A noi ricorda tanto il programma politico con il quale l’estrema destra si presenterà alle elezioni europee per poi imporlo ai possibili alleati “moderati”. Accenti minimizzatori che in questi giorni abbiamo sentito dalla premier Meloni e negazionismo climatico senza freni sparso a piene mani in questi giorni di caldo terribile e di tempeste dai giornali di destra italiani.

Se c’è una lezione politica da trarre da tutto questo è che di fronte al cambiamento climatico l’estrema destra globale ha fatto proprio lo slogan di Iosif Vissarionovič Džugašvili Stalin: «Negare sempre, negare tutto, anche l’evidenza».