Il 2022 è stato il secondo anno peggiore per gli incendi in Europa. Jrc: un avvertimento di un clima che cambia

Il totale dei terreni bruciati nelle aree protette Natura 2000 nel 2022 è il più alto degli ultimi 10 anni

[23 Novembre 2023]

Secondo il nuovo rapporto “Forest Fires in Europe, Middle East and North Africa 2022”, pubblicato dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, «Nel 2022, quasi 900.000 ettari di terreno sono andati in fiamme nell’Ue. Quest corrisponde all’incirca alle dimensioni della Corsica». Da quando nel 2000 è iniziato il monitoraggio attraverso l’European Forest Fire Information System (EFFIS, il 2022 è il secondo anno peggiore  dopo il 2017. Quando gli incendi incenerirono 1,3 milioni di ettari.

IL JRC ricorda che «Per il terzo anno consecutivo, incendi senza precedenti hanno causato ingenti danni ambientali ed economici nell’Ue e tragiche perdite di vite umane. Sebbene la maggior parte degli incendi (96%) siano causati da azioni umane, sono aggravati dall’aumento delle condizioni di pericolo di incendio determinate dai cambiamenti climatici.

Gli incendi hanno colpito anche i siti Natura 2000, la riserva di biodiversità dell’Unione europea,  che rappresentano circa il 43% della superficie totale bruciata (circa 365.000 ettariIl totale dei terreni bruciati nelle aree protette Natura 2000 nel 2022 è il più alto degli ultimi 10 anni.

Al JRC evidenziano che «Si tratta di un segnale d’allarme su ciò che il riscaldamento globale potrà comportare nei prossimi anni, man mano che le temperature aumenteranno e la siccità diventerà più pronunciata in molti Paesi europei».

Grazie alle misure di prevenzione messe in atto dall’Ue e dai suoi Stati membri e alle rafforzate operazioni di preparazione e lotta antincendio dei servizi di gestione degli incendi, il numero delle vittime nel 2022 è stato contenuto, ma il rapporto avverte che le misure di prevenzione devono riguardare tutti i settori della popolazione, compresi gli ambiti rurali a diretto contatto con le aree naturali, nonché il segmento allargato della popolazione che vive nella cosiddetta interfaccia urbana selvatica (WUI), dove gli insediamenti edificati sono all’interno o adiacenti alle aree naturali e alla  vegetazione selvatica. Dato che sono causati da azioni umane, la maggior parte degli incendi si verificano nella WUI  e ccolpiscono maggiormente questa popolazione nelle aree ad alto rischio di incendi.

I dati per il 2023 mostrano che finora gli incendi hanno già bruciato circa 500.000 ettari di terreno naturale nell’Ue, incluso il iù grande incendio, quello di Alessandroupolis in Grecia registrato nell’Ue, con oltre 96.000 ettari bruciati. Anche quest’anno si sono verificati mega-incendi difficili da contenere con i tradizionali sistemi di lotta antincendio a causa delle elevate temperature, intensità e velocità. Sono stati messi sotto controllo solo quando le condizioni meteorologiche sono migliorate, consentendo ai vigili del fuoco di domare gli incendi. Altri grandi incendi critici nell’Ue si sono verificati in Portogallo, Spagna, Italia e Grecia.

Il rapporto evidenzia che «Negli ultimi tre anni, gli incendi hanno imperversato da ovest a est e nei paesi dell’Europa settentrionale, centrale e meridionale. L’elevata frequenza e intensità degli incendi boschivi durante l’estate mette i servizi di lotta dell’Ue in condizioni di pericolo di incendio senza precedenti nelle quali, spesso, la lotta antincendio aerea perde la sua efficacia e la lotta antincendio a terra è difficile o impossibile. La tendenza a questi incendi senza precedenti si verifica non solo in Europa, ma anche in tutto il mondo».

La pubblicazione del rapporto avviene nel contesto della presentazione, da parte della Commissione europea di una legge sul monitoraggio forestale che colmerà le attuali lacune nelle informazioni sulle foreste europee e creerà una base completa di conoscenze sulle foreste.