Google, Facebook e Microsoft hanno sponsorizzato una conferenza di negazionisti climatici

Organizzata dalla destra libertarian e sostenuta da chi dice che le emissioni di CO2 fanno bene

[24 Gennaio 2019]

Una volta c’erano quelle che il segretario del Partito comunista italiano Palmiro Togliatti chiamava «le contraddizioni in seno al popolo», oggi, archiviati i Partiti di massa, le contraddizioni sembrano essere in seno a chi alle masse ha dato e continua a fornire gli strumenti per navigare nell’era dei social network e della democrazia liquida e spesso liquefatta.

Ma andiamo per ordine: Google, Facebook e Microsoft hanno riconosciuto pubblicamente i pericoli del riscaldamento globale e hanno fatto imponenti investimenti nelle energie rinnovabili, ma Mother Jones ha scoperto che la settimana scorsa i colossi del Web hanno sponsorizzato una conferenza per promuovere il negazionismo climatico tra i young libertarians, cioè i giovani della neo-destra statunitense. Infatti, tutte e tre le mega-multinazionali hanno rinunciato alle loro rivalità e figuravano insieme tra gli sponsor di LibertyCon, la convention annuale di  Students for Liberty, un gruppo di destra, che si è tenuto Washington, DC. Google era un platinum sponsor (25.000 dollari) e Facebook e Microsoft hanno  contribuito con 10.000 dollari ciascuno come gold sponsor. Tra gli altri finanziatori di rilievo dell’iniziativa c’erano anche gruppi di pressione noti per il loro negazionismo climatico e che cercano di minare le iniziative per ridurre le emissioni di gas serra, come la CO2 Coalition, un gruppo fondato nel 2015 per diffondere le “buona notizie” sui gas serra il cui aumento nell’atmosfera è legato a cambiamenti climatici potenzialmente catastrofici. La CO2 Coalition è finanziata da fondazioni iper-conservatrici e negazioniste come la Mercer Family Foundation, nota per aver donato negli ultimi anni centinaia di migliaia di dollari ai think tank di destra anti-ambientalisti, e il Charles Koch Institute, l’associazione “no profit” della Koch Industries, l’anima nera (in tutti i sensi) dell’industria petrolifera statunitense.

Durante la convention di LibertyCon, la CO2 Coalition ha distribuito opuscoli che illustravano il suo obiettivo: «Spiegare come le nostre vite e il nostro pianeta Terra saranno migliorati dall’aumento del biossido di carbonio atmosferico» e che «Più biossido di carbonio aiuterà tutti, incluse le generazioni future delle nostre famiglie», mentre «il recente aumento dei livelli di CO2 ha avuto un effetto misurabile e positivo sulla vita delle piante», apparentemente perché il gas serra farà crescere le piante più velocemente.

Il 19 gennaio, Caleb Rossiter di CO2 Coalition ha negato l’evidenza: «Non c’è stato alcun aumento dell’intensità e della frequenza delle tempeste. I dati non mostrano una tendenza preoccupante». Poi ha aggiunto di fare il tifo per l’aumento dei livelli di CO2 in atmosfera perché «L’anidride carbonica è un fertilizzante che ha reso l’Africa più verde e che lì ha aumentato la produzione di cibo, riducendo miseria umana». Infatti, secondo Rossiter, «Le emissioni di biossido di carbonio sono correlate alla ricchezza e il gas serra migliora l’aspettativa di vita, perché i paesi poveri che iniziano a bruciare combustibili fossili hanno un’alimentazione più coerente e possono quindi ripulire la loro acqua. Sono felice quando il biossido di carbonio è in aumento, perché significa che la povertà è in calo. Vengo non per seppellire il carbonio ma per lodarlo», ha messianicamente concluso.

Mother Jones sottolinea che «La presentazione di Rossiter lo colloca ai margini del mondo del negazionismo climatico. Nemmeno la Exxon sta cercando di formulare argomenti del genere. Ed è lontano da quello che Google, Facebook e Microsoft hanno detto sui pericoli del biossido di carbonio; tutte e tre le compagnie si sono impegnate a ridurre le proprie impronte di carbonio. Microsoft si è impegnata a ridurre le emissioni di anidride carbonica  del 75% entro il 2030. Google sostiene di essere impegnata per un futuro a “zero carbonio” e sta installando aggressivamente le fonti di energia rinnovabile per le proprie attività per ridurre la propria impronta di carbonio e aiutare a combattere i cambiamenti climatici. E il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg ha criticato il presidente Donald Trump dopo che aveva  annunciato che gli Stati Uniti si ritireranno dall’accordo sul clima di Parigi, scrivendo: “Fermare il cambiamento climatico è qualcosa che possiamo fare solo come comunità globale, e dobbiamo agire insieme prima che sia troppo tardi”»,

La presenza degli sponsor tecnici a una conferenza di giovani della destra libertarian non è di per sé insolita: come gli altri giovani di altre tendenze politiche discutono di come e se  regolamentare i social media e la privacy online e le grandi imprese tecnologiche vedono i libertarians  come loro alleati naturali nella lotta contro la regolamentazione statale. Infatti, Google ha sponsorizzato due diverse sessioni alla conferenza: una sul perché deve essere difesa “l’innovazione senza permesso” e un’altra sul fatto che il governo continui a restare fuori da  Internet.  Quello che invece scandalizza Mother Jones ed altri  è che Google, Facebook e Microsoft abbiano sponsorizzato un’iniziativa che tra i suoi scopi aveva anche quelli di contrastare l’azione climatica e la complicità esibita ta  Students for Liberty  e gruppi di interesse legati alle energie fossili, come il famigerato Heartland Institute (sponsor gold dell’evento) che da sempre lavora per mettere in cattiva luce la scienza climatica e le iniziative per ridurre le emissioni di gas serra. Oppure la conservatrice Heritage Foundation, che tutti sanno essere dietro la decisione di Donald Trump di uscire dall’Accordo di Parigi de che sostiene apertamente che «il riscaldamento globale è un mito».

Dui fronte alle rivelazioni di Mother Jones, un portavoce di Facebook ha risposto che «A volte supportiamo eventi che evidenziano problemi per Internet e per i social media» e poi ha fatto un lungo elenco di gruppi di altre tendenze politiche che sono stati finanziati in passato, facendo notare che «Che LibertyCon ha soddisfatto i nostri criteri di supporto» citando gli eventi della convention di destra che non riguardavano i cambiamenti climatici.

Anche un portavoce di Google ha difeso la sponsorizzazione di LibertyCon: «Ogni anno sponsorizziamo organizzazioni di tutto lo spettro politico per promuovere leggi tecnologiche forti. Come chiarito nel nostro public policy transparency report, la sponsorizzazione o la collaborazione di Google con un’organizzazione terza non significa che approviamo l’intero programma dell’organizzazione o concordiamo con altri oratori o sponsor».

Ieri è arrivata anche una dichiarazione di Microsoft: «Il nostro impegno per la sostenibilità non è alterato o influenzato dalla nostra appartenenza o dalla sponsorizzazione di un’organizzazione. Lavoriamo con molti gruppi su questioni relative alla politica tecnologica e non ci aspettiamo né prevediamo che l’agenda di qualsiasi organizzazione si allinei alla nostra in tutte le aree politiche».

Tutto giusto, soprattutto per dei colossi multinazionali che devono tenere i piedi in molteplici staffe e che fanno compromessi anche con regimi dittatoriali, ma, almeno per conservare un po’ di coerenza rispetto al conclamato percorso verso la green econmy e le tecnologie low.carbon, quando si sponsorizzano manifestazioni così pericolosamente di parte e scandalosamente negazioniste, sarebbe bene prendere subito le distanze da oratori e iniziative negazioniste, e non aspettare a farlo (prudentissimamente) solo dopo essere scoperti da Mother Jones.