Ecosistemi forestali e incendi, situazione molto grave in Sicilia e Calabria. L’aggiornamento di Ispra

Legambiente: in Sicilia situazione apocalittica e ancora fuori controllo. La Calabria torna a bruciare per mano di ecocriminali al servizio delle ecomafie

[27 Luglio 2023]

Tra il 23 ed il 25 luglio, in Italia ci sono stati  54 grandi incendi boschivi, con una superficie complessivamente percorsa che supera i 20.000 ettari, dei quali 3.778 di ecosistemi forestali. «Il totale nazionale cumulato per il 2023 delle superfici precorse da incendio arriva rapidamente vicino a 40000 ha, e si avvicina al valore medio annuale nazionale. Dal 1° Gennaio 2023 al 25 luglio sono stati rilevati dal sistema Copernicus Emergency EFFIS 284 grandi incendi boschivi, per una superficie totale di 31716 ettari (ha) di cui 4821 ha di superficie forestale, suddivisi in: 538 ha di latifoglie decidue, 2967 ha di latifoglie sempreverdi, 1086 ha di conifere, 1 ha di lariceti e 229 ha di foreste non classificate. Dal grafico in Figura 1, che riporta il totale delle superfici forestali percorse da incendio nel tempo, si evince come negli ultimi giorni ci sia stato un aumento significativo delle superfici interessate».

A dirlo è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che nel suo ultimo aggiornamento sottolinea che è La situazione degli incendi in Sicilia è grave: «Nelle ultime 24 ore sono stati registrati oltre 14 grandi incendi boschivi nella provincia di Palermo, con una superficie percorsa da incendi di oltre 7800 ha, di cui 2100 risultano ecosistemi boschivi. Colpite severamente aree protette come la Zona Speciale di Conservazione “Boschi di Granza” con boschi di sughera, roverelle e leccio».

Nel report Ispra si legge che «Le anomalie termiche registrate dal 23 luglio al 25 luglio indicano che le regioni maggiormente interessate sono la Sicilia, la Calabria e la Puglia. In provincia di Palermo fino a ieri si contavano 14 eventi incendiari per un totale di 7.782 ha di cui 2139 interessano gli ecosistemi forestali. Per Ispra, «L’evento più disastroso riguarda i comuni di Cerda, Aliminusa e Sclafani Bagni dove è bruciata una superficie forestale complessiva di 972 ha, di cui 893 appartengono alla categoria forestale delle latifoglie sempreverdi. Si tratta infatti di un incendio che sta colpendo la ZSC “Boschi Granza” (ITA020032) che include anche la Riserva Naturale orientata Bosco di Favara e Bosco Granza. Il SIC si estende per circa 1822 ha, con boschi a prevalenza di sughere, roverelle e leccio. Estesi anche le aree pre-forestali con specie di pregio come il tagliamani (Ampelodesmos mauritanicus) e l’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides). L’area protetta risulta di notevole interesse conservazionistico anche per la presenza di ambienti umidi di rilievo come il Laghetto di Bomes. Altri due eventi hanno colpito i comuni di Palermo, Torretta e Monreale, bruciando superfici forestali complessive per oltre 600 ha. Gli ecosistemi forestali maggiormente colpiti riguardano le categorie delle latifoglie sempreverdi e delle conifere. Entrambi stanno colpendo la ZSC “Raffo Rosso, Monte Cuccio e Vallone Sagana” (ITA020023). L’area conosciuta come i “Monti di Palermo” comprende principalmente foreste artificiali, soprattutto di conifere appartenenti al genere Pinus e Cipressus, e leccete. Un altro evento sempre della provincia di Palermo, colpisce il comune di Gratteri e nello specifico le foreste di latifoglie sempreverdi a sughere e lecci del Parco Naturale delle Madonie e della ZSC “Boschi di Gibilmanna e Cefalù” (ITA020002). Altri due eventi, con superfici forestali percorse da incendio significative, riguardano quello del comune di Altofonte e quello dei comuni di Altofonte, Monreale, Belmonte Mezzagno e Palermo. Gli incendi stanno colpendo principalmente le foreste di latifoglie sempreverdi delle ZSC “Monte Grifone” (ITA020044) e “Monte Pizzuto, Costa del Carpineto, Moarda” (ITA020026)».

In Provincia di Trapani, nei comuni di Castellammare del Golfo e Calatafimi-Segesta un incendio ha incenerito oltre 1000 ha di cui 159 appartenenti ad ecosistemi forestali. A Messina, un rogo ha interessato  387 ha di cui 109 appartenenti a categorie forestali di latifoglie sempreverdi colpisce la porzione a nord della ZSC “Dorsale Curcuraci, Antennammare” (ITA030011).

Per Legambiente Sicilia si tratta di «Una situazione apocalittica e ancora fuori controllo, migliaia di ettari in fiamme, tre persone hanno perso la vita, case e strutture ricettive a rischio, persone evacuate, aree naturali protette, siti archeologici e demani forestali colpiti duramente dalle fiamme, anche la discarica di Bellolampo interessata dal fuoco con forte rischio diossina, di cui non conosciamo ancora l’esito delle analisi effettuate, decine e decine di incendi su cui non si riesce ad intervenire per mancanza di mezzi e uomini: questo il (primo) bilancio di una terribile giornata di fuoco, certamente aggravata dalle altissime temperature e dai forti venti di scirocco, ma che è causata innanzi tutto dall’azione dell’uomo e che risulta impossibile da gestire».

Il Cigno Verde siciliano è molto preoccupato: «In questo momento di eccezionale gravità, in cui stiamo perdendo un inestimabile patrimonio di biodiversità (boschi e vegetazione naturale che costituiscono il grande polmone verde della Sicilia) e stiamo assistendo a gravissimi disagi per la popolazione interessata dagli incendi, che ormai si spingono fino ai centri abitati, chiediamo innanzitutto l’intervento immediato dell’esercito per supportare in tutta la Sicilia le azioni di spegnimento delle fiamme e il presidio dei territori.

Secondo il presidente di Legambiente Sicilia Giuseppe Alfieri, «Questo non è il momento delle polemiche perché la situazione è davvero grave e gli operatori antincendio sono ancora impegnati con tutte le loro forze e con il loro encomiabile impegno sui luoghi colpiti. Il livello di allerta incendi era elevato già da alcuni giorni a causa del previsto innalzamento delle temperature, questi fenomeni purtroppo non sono più imprevedibili, ma sono la dimostrazione che la crisi climatica è in atto. Occorre strutturare per tempo un sistema capace di prevenire e gestire con efficacia gli incendi, potenziando sia le azioni di presidio del territorio, anche con le forze dell’ordine e con l’esercito, che le dotazioni e il personale addetto allo spegnimento, per proteggere sia la vegetazione che le abitazioni e le comunità. Siamo vicini a tutti gli operatori del servizio antincendio che stanno lottando con mezzi insufficienti contro questo inferno».

Non va meglio in Calabria, dove secondo l’Ispra. «In provincia di Reggio Calabria nei pressi di Motta San Giovanni con superficie complessiva bruciata (al 23 luglio) intorno a 3035 ha di cui 157 ha di foreste. Un separato incendio ha coinvolto il Comune di Bagaladi, Melito di Porto Salvo e Montebello Jonico con una superficie di 676 ha di cui 147 erano ecosistemi forestali. Un successivo incendio ha bruciato (al 24 luglio) altri 430 ha di cui quasi 60 erano ecosistemi forestali».

Legambiente Calabria ricorda che «Centinaia gli incendi che hanno interessato tutto il territorio regionale in questi giorni. Una situazione monitorata con attenzione dalla Protezione Civile che in questi ultimi giorni ha chiesto un impiego massiccio di uomini e mezzi dei comandi provinciali dei Vigili del Fuoco calabresi e il supporto logistico proveniente da altre regioni».

Secondo l’analisi del Dossier Ecomafia di Legambiente, «Nel 2022 la Calabria, è stata la regione con il più alto numero di incendi: 611 su un totale nazionale di 5.207 che hanno interessato una superfice boscata pari a 11.236 ha su un totale 68.665, mentre nel periodo 2017-2021 sono stati commessi 3.202 reati di incendio boschivo e sono andati in fumo 87.201 ettari. Una situazione sulla quale, ancora oggi, pesano i ritardi delle Amministrazioni competenti e la carenza di mezzi oltre ad un quadro normativo che, nonostante le modifiche migliorative alla legge n. 353/2000 apportate con decreto legge n. 120/2021 convertito con modificazioni nella legge n.155/2021, non affronta i nodi dell’intricata matassa delle competenze in materia di incendi boschivi. La legge n. 155/2021 ha destinato risorse importanti per il miglioramento delle tecnologie e dei mezzi aerei e terrestri a favore dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri Forestali, ed ha assegnato al Dipartimento della Protezione Civile la funzione di svolgere, annualmente e sulla base delle risorse disponibili, la ricognizione e l’individuazione dei fabbisogni su base triennale. In sostanza si è investito molto sulla tecnologia e sulla capacità di intervento, ma rimane il problema della prevenzione del territorio che in Regioni come la Calabria continua a rimanere esposto e vulnerabile».

Anna Parretta presidente di Legambiente Calabriaha detto che «Appare sempre più evidente che tutti i temi ambientali sono strettamente connessi e collegati e che è essenziale oltre che urgente invertire la rotta nella nostra Regione. Le concause degli incendi sono diverse: dalle azioni criminali, all’incuria, all’inadeguatezza delle misure di prevenzione e controllo, alla crisi climatica, sempre di origine antropica, con le alte temperature che si stanno verificando in questi giorni. Non possiamo e non dobbiamo consentire la distruzione del patrimonio verde e della biodiversità calabresi. Anche sul fronte incendi, come sulla depurazione, sul ciclo dei rifiuti e sulle altre criticità ambientali irrisolte, chiediamo alla Regione Calabria ed a tutti gli Organismi preposti, maggiore incisività nelle azioni di prevenzione, maggiore gestione nella patologia e quella capacità di visione sul futuro che dovrebbe essere la caratteristica indispensabile di chi governa in questa fase di svolta della storia».

Per il Cigno Verde calabrese, «I dati inequivocabili e le drammatiche esperienze dirette conseguenti ai cambiamenti climatici, alle crisi di siccità, alle frequenti ondate di calore, alle crescenti aree di desertificazione nelle regioni del sud Italia Calabria compresa, impongono di agire con determinazione. Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno che miri a prevenire gli incendi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, sostenere e rivitalizzare le comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale».

Secondo Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente: «E’ necessaria una completa ed attenta applicazione da parte dei comuni, della legge sui vincoli e la redazione del catasto delle aree percorse dal fuoco. Ma soprattutto sono necessarie maggiori azioni di difesa attiva a partire da una attenta e corretta gestione boschiva. Ancora una volta sta mancando l’organizzazione e la consapevolezza che il territorio regionale, a partire da boschi e foreste, deve essere protetto e salvaguardato con strumenti e risorse adeguati alle temperature torride di questa estate. Temperature che, oltretutto, come nelle previsioni sono destinate a rimanere tali anzi ad aumentare nei prossimi anni per effetto del riscaldamento complessivo del Pianeta. Per quanto riguarda gli incendi in Calabria non si può, quindi, certo parlare di emergenza ma di accadimenti largamente prevedibili che richiamano ognuna delle Amministrazioni competenti alle proprie precise responsabilità in termini di prevenzione e controllo accurato del territorio. Le azioni da mettere in campo devono essere guidate dall’interesse della collettività e dal principio di legalità anche per arginare i fenomeni mafiosi: la ‘ndrangheta, per come dimostrano le indagini della Magistratura, controlla, infatti, molte aree boscate oltre ai pascoli abusivi ed ha forti interessi economici nel business del taglio dei boschi e nella filiera produttiva delle biomasse».

Legambiente Calabria ha avanzato alcune proposte per fronteggiare efficacemente il fenomeno degli incendi boschivi in un’ottica di prevenzione:

1 Gestione integrata degli incendi. è necessaria un’attività di integrazione/coordinamento tra i settori dedicati alla previsione, prevenzione, informazione, addestramento, lotta, indagine e ricostituzione post-incendio. E’ ancora carente l’applicazione della legge quadro sugli incendi boschivi (L. 353/2000) e su questo punto sono ancora insufficienti le modifiche introdotte con la legge 155/2021;

2 Pianificazione e politiche di adattamento. i Piani forestali di indirizzo territoriale devono integrare la pianificazione forestale con la prevenzione degli incendi boschivi. Definendo le aree esposte al pericolo e quelle dove integrare misure di selvicoltura preventiva con altre misure forestali, individuare misure per l’attività pastorale e agricola e quelle per la tutela della biodiversità nel Parchi Nazionali, Riserve regionali e siti della Rete Natura 2000.

3 Interazione con la politica agricola: per un più efficace governo degli incendi è fondamentale una integrazione della politica forestale con quella agricola. Molti incendi, infatti, derivano dall’uso illegale e inesperto del fuoco per fini agro-silvo-pastorali, mentre l’abbandono dell’agricoltura e della pastorizia determinano un aumento del pericolo di incendi per accumulo del combustibile. L’agricoltura, tuttavia, deve essere considerata parte della soluzione: campi coltivati, orti, vigneti, aree pascolate possono ridurre l’infiammabilità a scala di paesaggio;

4 Pascolo prescritto come strumento di prevenzione: il pascolamento con specie domestiche è stato finalmente riconosciuto come tecnica per prevenire il propagarsi degli incendi o evitare che una volta innescati diventino disastrosi.

5 Responsabilizzazione e coivolgimento dei cittadini: i cittadini possono essere parte attiva, in primo luogo coinvolgendo il volontariato non solo nella lotta ma anche nella prevenzione. Inoltre, i proprietari di fondi devono essere responsabilizzati nella gestione della vegetazione nei loro terreni ed i cittadini devono essere preparati a riconoscere il pericolo incendi ed a rispondere con comportamenti adeguati;

6 Statistiche e catasto incendi: l’analisi delle statistiche sugli incendi è essenziale per la comprensione ed il governo del fenomeno;

7 Pianificazione e progettazione del ripristino ecologico e funzionale: la ricostituzione post-incendio è una fase delicata del governo incendi e deve essere affrontata con interventi e soluzioni tecniche adeguate;

8 Pianificazione urbanistica e incendi: i piani urbanistici dettano le linee per l’espansione dei centri abitati, in coerenza con le normative e i vincoli regionali e nazionali, ma non tengono in considerazione il rischio legato agli incendi boschivi. Per questa ragione appare auspicabile che nei prossimi anni la pianificazione urbanistica venga informata dai piani forestali di indirizzo territoriale che identificano le aree esposte al pericolo incendi (probabilità di propagazione di grandi incendi). La stessa attenzione deve essere indirizzata alla rete stradale che svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza della logistica dei mezzi di soccorso in caso di incendi di elevata intensità.

9 Pene più severe: estendere le pene previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio. È indispensabile rendere più severe le pene previste dall’articolo 423-bis del C.P. a qualunque incendio di e non solo i boschi e i pascoli, per quelli che interessano il patrimonio naturalistico e quelle sottoposte a vincolo paesaggistico. Così come va aggravata la fattispecie colposa per consentire l’arresto in flagranza, oggi non obbligatorio e vanno rafforzate le sanzioni amministrative estendendo ed equiparando le sanzioni più gravi a tutti gli incendi.

10 Potenziare i presidi nella lotta agli incendi boschiviI: investire nel potenziamento della flotta aerea pubblica, nella specialità interna al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Alla luce del sempre maggiore utilizzo dei mezzi aerei nella lotta attiva agli incendi boschivi occorre ricostituire una flotta di proprietà pubblica e limitare il ricorso ai mezzi aerei privati. Dopo la riforma del 2016 la responsabilità primaria nella lotta attiva contro gli incendi nelle funzioni di coordinamento (DOS) è in capo ai Vigili del Fuoco e questi devono essere rafforzati.