Cinque azioni chiave per spezzare il circolo vizioso tra crisi climatica, conflitti e fame

La Fao propone al Consiglio di Sicurezza Onu soluzioni rivoluzionarie per non lasciare indietro nessuno

[15 Febbraio 2024]

Intervenendo all’High-Level Open Debate “The Impact of Climate Change and Food Insecurity on the Maintenance of International Peace and Security”, tenutosi al Consiglio di sicurezza dell’Onu, la  vicedirettore generale della Fao, Beth Bechdol, ha evidenziato che «La crisi climatica e i conflitti sono sempre più intrecciati e si alimentano a vicenda per perpetuare la fame e la povertà. Sono necessarie azioni urgenti e soluzioni innovative per affrontare l’insicurezza alimentare globale»,

L’evento e stato presieduto dal presidente della Guyana Mohamed Irfaan Ali e ha visto la partecipazione di 80 Stati membri dell’Onu.  Nel suo discorso di apertura, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, sottolineato che «I disastri climatici e i conflitti infiammano le disuguaglianze, mettono in pericolo i mezzi di sussistenza e costringono le persone ad abbandonare le proprie caseZ.

Tra gli altri relatori figuravano il segretario esecutivo dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc) Simon Stiell e Jimena Leiva Roesch, direttrice della Global Initiatives and Head of Peace, Climate, and Sustainable Development dell’International Peace Institute.

La Bechdol ha ricordato che «L’aumento delle temperature, il cambiamento dei modelli delle precipitazioni e la maggiore frequenza degli estremi climatici stanno diventando più intensi, compromettendo la sicurezza e la stabilità alimentare. La crisi climatica non risparmia nessuno, ma non colpisce tutti allo stesso modo o nella stessa maniera. Sappiamo che le popolazioni più a rischio sono quelle che dipendono dall’agricoltura e dalle risorse naturali: vivono in zone rurali e sono esse stesse agricoltori. queste popolazioni sono anche soggette a controversie derivanti dalla scarsità di risorse naturali».

Secondo il 2023 Global Report on Food Crises, «258 milioni di persone in 58 Paesi si trovano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta (Fase 3 IPC o superiore), con oltre due terzi o 174 milioni di persone che rientrano in questa categoria a causa del clima e dei conflitti» e la  Bechdol ha avvertito che «Il cambiamento climatico annullerà i progressi compiuti nell’alleviare la fame, ma man mano che si intensificherà creerà ulteriori disagi e continuerà a essere un motore di conflitto. secondo alcune proiezioni, negli scenari ad elevate emissioni, il 10% dell’area attualmente adatta alle principali colture e al  bestiame potrebbe diventare climaticamente inadatto entro la metà del secolo. E’ necessario dotare gli agricoltori e le comunità degli strumenti per prepararsi e rispondere a queste crisi e riprendersi rapidamente da esse. “Stiamo vedendo i risultati dei nostri sforzi nel costruire la resilienza delle comunità rurali in luoghi come l’Afghanistan, con il calo della popolazione che affronta una grave insicurezza alimentare in quel Paese».

La Bechdol ha sottolineato l’importanza del Peacebuilding Fund voluto da Guterres che «Ha risposto alla necessità di affrontare l’incrociarsi di cambiamento climatico e conflitti e gli effetti di una maggiore competizione per le risorse naturali» e ha ribadito l’impegno della Fao a sostenere questo tipo di progetti e rafforzare collaborazione con i partner. Ma ha anche parlato della complessità del rapporto tra cambiamento climatico e conflitti, citando come esempio i conflitti tra pastori e branchi di animali selvatici nell’Africa occidentale e centrale a causa delle rotte migratorie alterate che causano una crescente concorrenza per le già scarse risorse naturali.

Nello Yemen, la Fao ha attuato il progetto water for peace che ha contribuito a mitigare i conflitti legati all’acqua e che ha visto le donne come agenti di risoluzione dei conflitti: < Attraverso denaro in cambio di lavoro – ha spiegato la Bechdol – le comunità partecipanti hanno protetto aree dove scorre l’acqua durante le piogge e ripristinato i canali di irrigazione. Le comunità agricole si sono impegnate, nell’ambito del progetto, a risolvere i conflitti locali sull’assegnazione dell’acqua. Poiché il cambiamento climatico e i rischi per la sicurezza che comporta non conoscono confini geografici, è necessaria la cooperazione a tutti i livelli per garantire la gestione pacifica e sostenibile delle risorse condivise».

La vicedirettrice della Fao ha delineato 5 azioni fondamentali per affrontare il nesso tra clima e conflitti: Dare priorità agli investimenti per costruire sistemi agroalimentari resilienti al clima, attingendo all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla riduzione del rischio di catastrofi e ad approcci basati sulla comunità. Richiedere agli enti delle Nazioni Unite di analizzare e riferire regolarmente sui rischi e sui collegamenti associati al cambiamento climatico. Dati e informazioni sono fondamentali per interventi mirati. Migliorare il coordinamento strategico a tutti i livelli e sfruttare i meccanismi esistenti , come l’UN Climate Security Mechanism e il Climate Security Coordination Mechanism dell’Intergovernmental Authority on Development’s (IGAD). Assumere consulenti specializzati in clima, pace e sicurezza in più missioni delle Nazioni Unite, in particolare quelle sensibili al cambiamento climatico. Creare centri regionali per il clima, la pace e la sicurezza, come ha fatto l’Ufficio dell’inviato speciale per il Corno d’Africa.

La Bechdol ha concluso: «L’agricoltura non può essere trascurata. Si tratta di una soluzione chiave alle crescenti minacce derivanti dal cambiamento climatico, dai conflitti e dal loro impatto sulla sicurezza alimentare. E’ tempo di concentrarsi sugli agricoltori, sui pastori, sui pescatori, sui silvicoltori: non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno».