I cambiamenti climatici hanno anticipato le fioriture nei campi italiani

Nel 2020 inverno molto mite e primavera calda. Snpa: «Inizio molto precoce della stagione dei diversi tipi di polline»

[30 Luglio 2020]

I cambiamenti climatici sono ormai una realtà costante, nonché particolarmente intensa, per il nostro Paese: a testimoniarlo non sono solo gli ultimi dati messi in fila dall’Ispra – nel 2019 l’anomalia della temperatura media sulla terraferma è stata di +1.56°C rispetto al periodo 1961-1990 – ma anche quelli su pollini e fioriture rilevati dal Snpa.

Come spiega il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, una stima delle concentrazioni di questo primo semestre rivela una stagione pollinica 2020 molto intensa e, in alcuni casi, molto precoce. Se la stagione estiva in atto segna una graduale diminuzione delle concentrazioni polliniche aerodiffuse, da gennaio a maggio le concentrazioni di polline sono state molto elevate, un periodo quindi particolarmente difficile per chi soffre di allergie.

«L’inizio molto precoce della stagione dei diversi tipi di polline non è sorprendente – argomenta il Snpa – quest’anno si è registrato un inverno molto mite (da dicembre a febbraio) e una primavera particolarmente calda (da marzo a maggio). La temperatura nel mese o nei due mesi prima dell’inizio della stagione pollinica è determinante per la data della fioritura delle diverse specie».

Più nel dettaglio, ecco come il clima influenza le fioriture e la dispersione dei pollini: «Il clima soleggiato e spesso asciutto ha favorito il rilascio di grandi quantità di polline di piante ad alto fusto e degli arbusti. La dispersione del polline durante il periodo di fioritura è stata raramente interrotta da giorni di pioggia nel periodo primaverile. Il mese di giugno, caratterizzato da una piovosità ricorrente, ha potenziato le funzioni vegetative delle piante ma non ha certamente mitigato la sintomatologia allergica, né ha ridotto la carica pollinica delle piante a fioritura tardo primaverile-estiva. In tutte le stazioni di misura è stato registrato un numero significativamente più alto di giorni con un elevato numero di polline di nocciolo, ontano e frassino. Nell’arco della giornata il polline è rilasciato generalmente al mattino, ma le maggiori concentrazioni sono spesso rilevate verso fine giornata, quando il vento cessa e il polline precipita di nuovo al suolo. L’arrivo di un fronte temporalesco con forti raffiche di vento è un’altra situazione meteorologica che favorisce la diffusione di pollini e di altre particelle nell’aria, causando potenzialmente improvvise crisi allergiche o attacchi di asma. Al contrario, la pioggia copiosa è molto apprezzata dalle persone che soffrono di un’allergia al polline, perché se dura abbastanza a lungo, dilava tutte le particelle dall’aria alleviando i sintomi».