I dati sono stati forniti durante workshop Cnr-AssicuraEconomia

Calamità (in)naturali: esposto l’80% delle case italiane

Spesi dal dopoguerra 310 miliardi di euro, oltre 5 nel solo 2019. Il possibile ruolo delle assicurazioni

[28 Ottobre 2020]

Quando si parla di catastrofi naturali, l’Italia ha purtroppo dei numeri che fanno venire i brividi. Si va dall’80% delle abitazioni esposto a un rischio significativo di calamità naturali di vario tipo ai 310 miliardi di euro già spesi dal dopoguerra ad oggi per affrontare terremoti e alluvioni. Fino agli oltre 150 ricollegabili alle ricostruzioni legate ai terremoti più violenti, ma con danni indiretti da “CATNAT” (Catastrofi Naturali) che vengono definiti dal Cnr di “difficile quantificazione”. Di contro sono “solo” 125 miliardi di euro di finanziamenti pubblici erogati in Italia negli anni per gli stessi eventi.

E’ chiaro che ci sia più di qualcosa che non va. Perché dietro le calamità naturali, si nascondono non  solo il fato cinico e baro, ma tante inadempienze dell’uomo. Che negli anni ha costruito dove non doveva; ha spostato e deformato i letti dei fiumi; ha eretto palazzi in zone sismiche e solo tardivamente con criteri antisismici. Di questo aspetto non sembra si sia parlato al workshop online sull’educazione assicurativa-OttobreEdufin 2020 sul tema “Il ruolo delle assicurazioni nei rischi catastrofali” organizzato a Napoli dall’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Iriss) del Consiglio nazionale delle ricerche e patrocinato dal Centro studi e ricerche AssicuraEconomia. Qui il tema era appunto come affrontare dal punto di vista soprattutto economico la questione, ovvero con un utilizzo maggiore delle assicurazioni delle case (ad oggi coperte solo nella percentuale del 4,5% sul totale delle abitazioni)

Le calamità naturali avvenute sul territorio italiano solo nel 2019 – è stato detto – hanno causato danni per oltre 5,6 miliardi; di questi, oltre 4,5 miliardi sono attribuibili ai danni diretti relativi a edifici, infrastrutture pubbliche e ad attività produttive, e 1,1 miliardi ai costi per spese di prima emergenza , è stato evidenziato citando come fonte l’Ania. E viene stimato che solo circa 1,3 milioni di unità abitative italiane avessero agli inizi del 2019 una qualche forma di protezione contro il rischio sismico o alluvionale (limitata a quest’ultimo rischio solo nel 13% dei casi) (fonte Ivass).

“L’Iriss è fortemente impegnato sul tema del rischio. I nostri ricercatori collaborano con i più importanti centri di ricerca e università in progetti congiunti sulla fragilità e vulnerabilità dei territori – ha sottolineato Massimo Clemente, direttore dell’Iriss-Cnr -,anche promuovendo la diffusione della cultura assicurativa. Studiare, approfondire e divulgare è l’impegno dell’Istituto per aumentare la consapevolezza nel Paese, soprattutto nelle nuove generazioni. Confidiamo nella collaborazione e nel sostegno delle imprese assicurative per sviluppare ricerche sulle strategie innovative di riduzione dei rischi indotti dalle calamità naturali che coniughino interventi infrastrutturali e misure finanziarie assicurative”.

“Occorre realizzare un sistema efficace di prevenzione e protezione dai danni derivanti dalle catastrofi naturali – ha evidenziato Antonio Coviello, ricercatore del Cnr-Iriss e responsabile scientifico del progetto di ricerca ‘Innovazione dei servizi assicurativi nella gestione dei rischi catastrofali’ – che preveda anche lo strumento assicurativo, secondo uno schema pubblico-privato, come già avviene nei principali paesi europei. Nel settore delle assicurazioni a protezione dei beni, della salute e del patrimonio (escludendo l’assicurazione auto), l’Italia presenta un evidente divario di copertura rispetto agli altri principali Paesi europei: l’incidenza dei premi (escluso il settore auto) sul PIL è in Italia pari all’1% rispetto a una media europea del 2,6% e il premio medio per abitante del nostro Paese è circa un terzo di quello dei principali Paesi UE”.

“Il nostro Paese si distingue per una gestione dei danni relativi a calamità naturali che tradizionalmente si basa sull’intervento ex-post da parte dello Stato. Questa modalità di gestione dei danni, attuata ripetutamente nel tempo, ha accresciuto la convinzione che esista un garante di ultima istanza disposto a farsi carico della ricostruzione. Per tale ragione – ha concluso Coviello – le coperture assicurative per gli eventi catastrofali sono ancora scarsamente diffuse”.

Ma se questo è vero, prima ancora di chiedere alle persone di fare un’assicurazione – che di certo non è gratuita e non tutti possono permettersela – non sarebbe il caso di concentrarsi di più sulla prevenzione delle alluvioni ad esempio? La lotta ai cambiamenti climatici, ad esempio, nel lungo tempo ridurrebbe i fenomeni delle bombe d’acqua e a tutti i fenomeni estremi oggi in preoccupante aumento. Tanto per fare un esempio banale. Ma è comunque indubbio che è necessario un approccio a largo spettro. Guardiamo ad esempio alla necessaria demolizione di tutte le case abusive costruite dove non si potrebbe e magari poi condonate: che avrebbe il coraggio di assicurarle?