Benvenuti nel “Nuovo Anormale”. Doomsday Clock: 2 minuti alla mezzanotte dell’umanità (VIDEO)

Armi nucleari, cambiamenti climatici e la politica delle fake news ci portano verso il baratro

[25 Gennaio 2019]

Secondo il nuovo Doomsday Clock statement  del Bulletin of the Atomic Scientists, la mancanza di progressi sui rischi nucleari e sui pericoli del cambiamento climatico sono il “Nuovo Anormale” e per questo le lancette dell’orologio della fine del mondo restano ferme a 2 minuti a mezzanotte, vicino al punto simbolico di annientamento che il Doomsday Clock  segna dal 1953 al culmine della Guerra Fredda.

Una decisione presa dallo Science and Security Board del Bulletin of the Atomic Scientists dopo essersi consultato col Board of Sponsors, di cui fanno parte 14 Premi Nobel.

Secondo il 2019 Doomsday Clock, nell’epoca del “Nuovo Anormale”,. «L’umanità ora affronta due minacce esistenziali simultanee, entrambe le quali dovrebbero causare estrema preoccupazione e attenzione immediata. Queste importanti minacce – le armi nucleari e il cambiamento climatico – sono state esacerbate lo scorso anno dall’aumento del ricorso alla guerra della disinformazione per indebolire la democrazia in tutto il mondo, amplificando il rischio di queste e altre minacce e mettendo in uno straordinario pericolo il futuro della civiltà …Il “Nuovo Anormale” che descriviamo e che il mondo ora vive, è insostenibile ed estremamente pericoloso. Se i leader ricercano il cambiamento e i cittadini lo richiedono, la situazione della sicurezza mondiale può essere migliorata,. Mancano 2 minuti a mezzanotte, ma non c’è ragione per cui il Doomsday Clock  non possa allontanarsi dalla catastrofe. Lo ha fatto in passato, perché i leader saggi hanno agito in tutto il mondo, sotto la pressione di cittadini informati e impegnati ».

Nel gennaio 2017, la lancetta dei minuti del Doomsday Clock si era mossa di 30 secondi, fino ad arrivare ai due minuti e mezzo prima di mezzanotte. Per la prima volta, il Doomsday Clock era stato influenzato dalle dichiarazioni di un nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, riguardanti la proliferazione nucleare e la prospettiva di poter utilizzare effettivamente delle armi nucleari, ma anche per le dichiarazioni di Trump contro gli impegni presi dagli Usa in materia di cambiamenti climatici. Nel 2018 questo trend internazionale era continuato e  la lancetta del Doomsday Clock si è spostato di nuovo, raggiungendo i 2 minuti prima della mezzanotte.

Rachel Bronson, presidente del  Bulletin of the Atomic Scientists, ha sottolineato: «Non c’è nulla di normale nella realtà complessa e spaventosa che stiamo descrivendo. il Bulletin of the Atomic Scientists Science and Security Board oggi mette le lancette dell’orologio del giorno del giudizio a due minuti alla mezzanotte, più vicino che sia mai stato all’apocalisse. Anche se invariata dal 2018, questa impostazione non dovrebbe essere presa come un segno di stabilità, ma come un forte avvertimento ai leader e ai cittadini di tutto il mondo».

Il presidente esecutivo del Bulletin of the Atomic Scientists, l‘ex governatore della California Jerry Brown, ha ribadito che «L’umanità deve affrontare due minacce esistenziali terribili e simultanee: le armi nucleari e i cambiamenti climatici. Più a lungo i leader e i cittadini del mondo vivranno spensieratamente questa realtà anormale, più è probabile che sperimenteremo l’impensabile».

Secondo il 2019 Doomsday Clock, i leader statunitensi e russi dovrebbero tornare al tavolo dei negoziati per risolvere le divergenze sul trattato INF; estendere oltre il 2021 le limitazioni per gli arsenali nucleari nel Nuovo START e arrivare a ulteriori riduzioni delle armi nucleari; discutere di un abbassamento dello stato di allerta degli arsenali nucleari di entrambi i paesi; limitare i programmi di modernizzazione nucleare che minacciano di creare una nuova corsa agli armamenti nucleari; iniziare i colloqui miranti all’eliminazione delle armi nucleari sul campo di battaglia. Gli Stati Uniti e la Russia dovrebbero discutere e adottare misure per prevenire incidenti militari in tempo di pace lungo i confini della Nato. Esercitazioni e manovre militari provocatorie hanno il potenziale per provocare un’escalation di crisi. Entrambe le forze armate devono esercitare moderazione e professionalità, aderendo a tutte le norme per evitare conflitti e contatti accidentali.

Inoltre, «L’amministrazione Trump dovrebbe rivedere la sua deplorevole decisione di uscire dal Joint Comprehensive Plan of Action per limitare il programma nucleare iraniano. L’accordo con l’Iran non è perfetto, ma serve l’interesse della comunità internazionale nel frenare la diffusione delle armi nucleari.

Il presidente del Board of Sponsors del Bulletin of the Atomic Scientists, l’ex segretario alla Difesa Usa  William J. Perry, ha ricordato che «L’attuale situazione di sicurezza internazionale – quella che chiamiamo il “Nuovo Anormale” – dura da due anni a questa parte. È una situazione tanto preoccupante quanto i tempi più pericolosi della Guerra Fredda, uno stato caratterizzato da un paesaggio in costante mutamento di dispute latenti che mantengono il mondo a rischio e moltiplicano le probabilità che esploda un conflitto militare di grandi proporzioni. Leader avventuristi, intense dispute diplomatiche e instabilità regionali si combinano per creare un contesto internazionale in cui i pericoli nucleari sono fin troppo reali».

Sharon SquassoniIstituto della George Washington University e responsabile rischio nucleare del Bulletin of the Atomic Scientists Science and Security Board, aggiunge che «A lungo termine, i rischi associati alle armi nucleari stanno aumentando per tre ragioni: programmi costosi per modernizzare gli arsenali nucleari, dottrine nucleari espansive e un ritorno indietro decisivo rispetto al controllo degli armamenti nucleari.  Controlli, stabilità e riduzioni delle armi nucleari sono disperatamente necessari».

Herb Lin e Hank J. Holland, due esperti di sicurezza e cyber policy della Stanford University che si occupano anche di cyber/disruptive technologies per il  Bulletin of the Atomic Scientists Science and Security Board, spiegano che «Gli eventi del 2018 ci hanno aiutato a comprendere meglio la corruzione continua e intenzionale dell’ambiente delle informazioni. I nostri leader si lamentano delle fake news  e invocano fatti alternativi quando la realtà è scomoda. Sono spudoratamente incoerenti. Danneggiano istituzioni governative, il giornalismo e l’istituzioni educative che li ritengono responsabili. E Internet e i nuovi media consentono a questa corruzione di diffondersi in tutto il mondo, attaccando il ragionamento razionale necessario per risolvere tutti i complessi problemi che affliggono l’umanità, ma soprattutto quelli relativi alle armi nucleari e alla distruzione  climatica».

il 2019 Doomsday Clock è convinto che «La comunità internazionale dovrebbe avviare discussioni multilaterali volte a stabilire norme di comportamento, sia interne che internazionali, che scoraggino e penalizzino l’uso improprio delle tecnologie dell’informazione per minare la fiducia dell’opinione pubblica nelle istituzioni politiche, nei media, nella scienza e nell’esistenza della realtà oggettiva». La cyber guerra dell’informazione  «E’ una minaccia per il bene comune. Le campagne ingannrvoli – e i leader intenti a confondere la linea di demarcazione tra i fatti e la fantasia politicamente motivata – rappresentano una profonda minaccia per le democrazie reali, riducendo la loro capacità di affrontare le armi nucleari, i cambiamenti climatici e altri pericoli esistenziali».

Robert Rosner, famoso astronomo e astrofisico dell’università di Chicago e William E. Wrather, presidente del Bulletin of the Atomic Scientists Science and Security Board, hanno dichiarato: «Le minacce devono essere riconosciute prima che ce le possiamo trovare di fronte. La situazione attuale, in cui si intersecano le minacce nucleare, climatica e di guerra dell’informazione, tutte sottovalutate e affrontate in modo insufficiente, quando non sono semplicemente ignorate o negate, è insostenibile. Più a lungo i leader e i cittadini del mondo vivranno incautamente questa realtà nuova e anormale, più è probabile che il mondo sperimenterà una catastrofe di proporzioni storiche».

Il 2019 Doomsday Clock dice che i cittadini statunitensi dovrebbero chiedere all’amministrazione Trump di agire per il clima: «Il cambiamento climatico è una minaccia grave e in peggioramento per l’umanità. I cittadini dovrebbero insistere affinché i loro governi lo riconoscano e agiscano di conseguenza. La decisione del presidente Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo sul cambiamento climatico di Parigi è stata un grave errore. L’amministrazione Trump dovrebbe rivedere quella decisione, che va contro la scienza»  Il rapporto ricorda che «L’obiettivo per le temperature dell’accordo sul clima di Parigi – mantenere il riscaldamento sotto i 2 gradi Celsius e, idealmente, sotto 1,5 gradi – è coerente con le opinioni e il consenso scientifico sul clima» ed è realizzabile ed economicamente fattibile, «se i Paesi poveri ricevono il sostegno di cui hanno bisogno. Ma i paesi devono agire prontamente e raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra ben oltre i loro iniziali impegni inadeguati all’accordo di Parigi».

Susan Solomon e Lee e Geraldine Martin, del Massachusetts Institute of Technology, che si occupano di cambiamento climatico per il Bulletin of the Atomic Scientists Science and Security Board concludono: «Gli Stati Uniti hanno abbandonato le loro responsabilità di guidare lo sforzo di decarbonizzazione  mondiale. Gli Stati Uniti hanno più risorse di quante ne abbiano le nazioni più povere; la loro mancata ambiziosa riduzione delle emissioni rappresenta un atto di grave negligenza. Gli Stati Uniti sono rimasti da soli mentre gli altri Paesi del G20 hanno firmato una parte di una dichiarazione congiunta che riaffermava il loro impegno a contrastare i cambiamenti climatici. Confermando la nostra mancanza nazionale di leadership su questo tema, al meeting dell’Onu sul clima del mese scorso, abbiamo messo sotto accusa una valutazione degli esperti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’Onu».

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