Visoni e coronavirus, gli animalisti: chiudere il “commercio di pellicce sporche” (VIDEO)

Peta e Humane Society International: allevamenti crudeli rischiosi anche per la salute umana

[6 Maggio 2020]

I visoni che hanno contratto il coronavirus in due allevamenti di animali da pelliccia olandese  va ad aggiungersi all’elenco degli animali noti per essere a rischio di contrarre il virus, come gli ormai noti pipistrelli e pangolini, ma anche i leoni e le tigri dello zoo di New York che hanno preso la malattia dai loro custodi.

Peta Hitchens, dell’università di Melbourne, ha detto a BBC News che «Il coronavirus potrebbe essere catastrofico per la fauna selvatica in via di estinzione e ora dobbiamo agire per proteggerla. Questo include una regolamentazione maggiore del commercio e del traffico di specie selvatiche, nonché la protezione degli ecosistemi nei quali l’invasione e la distruzione umana hanno portato ad un aumento delle interazioni tra noi e gli animali selvatici. Non sorprende che il visone sia stato infettato. L’elenco delle specie di mammiferi infettati  durante lo scoppio nel 2003 della Sars (sindrome respiratoria acuta grave) è di almeno 16, tra cui visoni, zibetti delle palme, pipistrelli della frutta, diverse specie di pipistrelli ferro di cavallo, la volpe rossa, il cinghiale, il cane procione e i gatti e cani domestici».

Al ministero della salute olandese pensano che i visoni abbiano contratto la malattia dei lavoratori dell’allevamento e le aziende sono state messe in quarantena. Nei Paesi Bassi la creazione di nuovi allevamenti di animali da pelliccia è stata vietata nel 2003 e quelle ancora in attività dovrebbero chiudere entro il 2024.

Ma l’associazione animalista Peta ha scritto una lettera alla ministro dell’agricoltura olandese Carola Schouten si legge che: «Gli sporchi allevamenti da pellicce pieni di visoni malati, stressati e feriti sono terreno fertile per le malattie. La SARS e il nuovo coronavirus hanno infettato per primi gli esseri umani che sono entrati in stretto contatto con la fauna selvatica in cattività nei mercati di animali vivi, che rappresentano un rischio per la salute pubblica simile a quello rappresentato dagli allevamenti da pellicce. I Centers for Disease Control and Prevention Usa avvertono che circa il 75% delle malattie infettive emergenti che recentemente hanno colpito gli esseri umani hanno avuto origine in altri animali. Come nel caso dei mercati della carne di animali vivi, negli allevamenti di pellicce, i visoni e altri animali che vengono uccisi per la loro pelle sono confinati in gabbie cubiche di reticolato vicine l’una all’altra, facilitando la diffusione di malattie infettive attraverso lo scambio di urina, escrementi, pus e sangue. Gli animali con infezioni, piaghe, ferite aperte causate dalla pavimentazione metallica su cui si trovano sono una scena comune. Gli allevatori e i gestori di pellicce sono tra quelli che più comunemente soffrono di tularemia, una malattia batterica zoonotica. Di fronte a una crisi globale causata dal commercio di specie selvatiche, i Paesi Bassi non dovrebbero aspettare altri quattro anni per chiudere gli ultimi allevamenti rimasti: devono agire adesso».

Un’altra associazione animalista, Humane Society International, che da sempre fa campagne per mettere fine al mercato globale delle pellicce, ha messo in guardia sul rischio che si corre in altri Paesi, dove vengono allevati decine di milioni di visoni, volpi, cani procioni, cincillà e conigli. Claire Bass, direttrice esecutiva di Humane Society International/UK, ha sottolineato che «Oltre alla sofferenza degli animali, il potenziale di diffusione delle malattie è un altro motivo per cui tutte le aziende di moda stanno diventando fur-free  e che per i governi è arrivata l’ora di chiudere questo sporco commercio. Una delle lezioni che dobbiamo imparare da Covid-19 è che non possiamo continuare a spingere gli animali al limite della loro resistenza senza gravi conseguenze per la salute umana e animale. Sollecitiamo i Paesi Bassi e gli altri Paesi che hanno in atto un  processo di eliminazione graduale della produzione di pellicce ad accelerare le chiusure della loro industria e  i Paesi che ancora non si sono impegnati, tra cui Cina e Finlandia, a vietarle, di farlo ora».

Secondo un rapporto pubblicato nel 2016 dalla Chinese Academy of Engineering, il 75% del commercio cinese di animali selvatici è dominato dalla produzione di pellicce, con animali allevati per la loro pelliccia, come cani procioni, volpi e visoni, che spesso finiscono nei marcati umidi di fauna selvatica.

Ma un portavoce della British Fur Trade Association ha ribattuto che «Il caso nei Paesi Bassi dimostra l’efficienza delle misure di biosicurezza dell’industria delle pellicce in Europa e i rigorosi controlli in atto. Le autorità olandesi confermano che non vi è ulteriore diffusione del virus e che il rischio di trasmissione successiva è trascurabile».

Ma Peta Uk risponde che «L’allevamento da pellicce è crudele. Negli allevamenti di animali da pelliccia, i visoni sono imprigionati in gabbie sterili per tutta la vita. Non in grado di impegnarsi in comportamenti naturali, spesso impazziscono per il confinamento, e alcuni addirittura si auto-cannibalizzano, masticando i propri arti o code a causa del costante tormento psicologico e fisico. Vengono uccisi in modi raccapriccianti, ad esempio avvelenandoli, gasandoli, annegandoli o scuoiandoli vivi. A causa della crudeltà e del danno ambientale insiti nella produzione di pellicce, Peta e altri gruppi di protezione degli animali chiedono al governo del Regno Unito di vietare le vendite e le importazioni di pellicce. La proposta ha ricevuto sostegno interpartitico quando è stata discussa in Parlamento e ora è stata presentata una mozione in merito».

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