Strage nel Parco del Virunga uccisi 13 ranger e 4 civili. Proseguono gli scontri tra milizie e soldati della Rdc

Nella Repubblica democratica del Congo continua l’infinita terza guerra mondiale africana per le risorse

[28 Aprile 2020]

Secondo l’Institut congolais pour la conservation de la nature (Iccn), che gestisce tutti i Parchi dell’immensa Repubblica democratica del Congo, la mattina del 24 aprile, in un attacco avvenuto a Rumangabo,  a circa 40 Km da Goma, durante un attacco a un convoglio di veicoli civili che percorrevano la strada tra Goma e Rutshuru per trasportare del cibo, sono stati assassinati 13 guardiaparco del Parc National des Virunga, la più antica area protetta africana, istituita nel 1925, dove nei suoi 780 Km2 vive un’importante popolazione degli ultimi 880 gorilla di montagna. Nell’attacco sono rimasti feriti gravemente altri  tre ranger e almeno 6 civili. Cosma Wilungula, direttore generali dell’Iccn  ha attribuito l’attacco armato a «Una sessantina di elementi delle Forces démocratiques de libération du Rwanda (Fdlr) pesantemente armati». I miliziani delle Fdlr sono ribelli ruandesi che hanno le loro basi nei campi profughi nella Rdc da dove attaccano sia le truppe congolesi che ruandesi e si dedicano al traffico di materie prime e di specie protette,

I ranger dell’Icnn tentava di difendere uno dei convogli di aiuti per la popolazione  civile che vengono spesso presi di mira dalle milizie armate quando si avvicinano al Parco.  Wilungula ha detto che la sicurezza è peggiorata in tutta l’area per la presenza di diversi gruppi armati e che per questo  «Un’équipe di circa 15 persone era stata dispiegata per mettere al sicuro la popolazione e proteggere il convoglio. Era  già stata minacciata da qualche tempo».

Il Wwf ricorda che quuesti sono le ultime vittime d una strage in atto da tempo: «Negli ultimi 20 anni, per difendere il parco Nazionale dei Vulcani Virunga, sono morti quasi 200 ranger: persone che hanno dedicato la loro vita alla difesa di un vero e proprio patrimonio di natura, che accoglie nei propri confini alcuni degli ultimi rarissimi gorilla di montagna. Il 10 aprile 2018,  5 ranger hanno perso la vita in un agguato. Sono molti gli interessi economici che si scontrano con la conservazione: il bracconaggio per il commercio illegale, così come l’uso criminale di altre risorse naturali (la legna delle foreste dei vulcani viene illegalmente trasformata in prezioso carbone) servono a finanziare una criminalità diffusa spesso collegata agli interessi dei signori della guerra». Il Wwf  ricorda che «Fra queste montagne avvolte nella nebbia ha trovato la morte (uccisa molto probabilmente dagli stessi bracconieri che tentava di combattere) anche Diane Fossey, segnando l’inizio di una lunga battaglia contro interessi criminali che mirano alle tante risorse naturali del parco. Siamo vicini in questo momento di grande difficoltà e straziante dolore alle famiglie dei rangers e del personale del parco uccisi nell’azione criminale e al direttore Emmanuelle de Merode, che personalmente combatte ogni giorno per proteggere questo straordinario patrimonio dell’umanità. Emanuelle stesso era stato ferito da un’arma da fuoco il 15 aprile 2014, durante un agguato teso da bande criminali che da sempre mirano alle risorse naturali dell’area. Oggi più che mai difendere i parchi nazionali dagli interessi illegali e dal bracconaggio è una sfida che dobbiamo vincere se vogliamo proteggere la biodiversità nel mondo per noi e per i nostri figli».
Intanto il presidente del Rwanda Paul Kagame ha respinto le accuse fattegli dalla società civile congolese e dai Partiti di opposizione di Kinshasa di aver mandato suoi soldati nell’est della Rdc a combattere a fianco delle Forces Armées de la République Démocratique du Congo (Fardc) nelle operazioni contro i ribelli ruandesi delle Fdlr. «Non c’è un solo soldato delle Forze di difesa ruandesi che si è recato su quel territorio – ha detto Kagame  – Non uno solo.  Il governo della Repubblica democratica del Congo conosce i fatti e sa che le Forze di difesa d ruandesi non sono lì». Insomma, il presidente del Rwanda nega qualsiasi incursione nel territorio della Rdc a caccia dei ribelli delle Fdlr, anche se non sarebbe la prima volta e anche se circolano foto con uomini in divisa ruandese che parteciperebbero  agli attuali combattimenti nella Rdc. Un gruppo di esperti dell’Onu ha recentemente chiesto spiegazioni al Rwanda sulla presenza di «forze armate straniere» che combattono contro gruppi armati congolesi e stranieri nelle province del Nord e Sud-Kivu nella Rdc.

Kagame ha detto che il tutto si riduce a uno scambio di informazioni tra il Rwanda ee la Rdc sulla presenza di ribelli ruandesi nel Nord-Kivu: «Fortunatamente, il governo congolese ha accettato di lavorare in collaborazione con i Paesi della regione, suoi vicini, per tentare di risolvere questo problema dei gruppi armati, che dura da diversi decenni. Noi diamo delle informazioni ai nostri partner della regione, tra i quali le nazioni unite, delle informazioni a proposito di queste attività. Abbiamo anche dato delle informazioni al governo congolese  e hanno cominciato a intervenire , sulla base di alcune delle informazioni che abbiamo dato loro, perché avessero la possibilità di verificare e di vedere cosa succede nel Nord-Kivu. E hanno iniziato  delle operazioni contro questi gruppi  come le fdlr e altri, perché hanno molti nomi».

E’ la continuazione di quella che gli africani chiamano la Terza Guerra Mondiale del Congo che dura da più di 30 anni e tra le milizie citate da Kagame ci sono anche i maï-maï della  coalizion Yakutumba che si sono scontrati con il 23esimo battaglione delle Fardc a Minembwe, nell’area di Fizi, nel Sud-Kivu, Una battaglia nella quale sono rimasti uccisi tre soldati della Rdc e 14 miliziani  maï-maï.

Secondo il portavoce dell’esercito della RDc, il capitano Dieudonné Kasereka, gli scontri sono cominciati il 22 aprile e ieri erano ancora in corso. Tutto è  cominciato quando i soldati delle Fardc  hanno tentato di recuperare i corpi di 3 persone assassinate e poi mutilate dai miliziani qualche giorno prima. I maï-maï hanno teso un’imboscata alle Fardc che poi li hanno inseguiti fino al loro bastione di Musika. Ma sono stati attaccati da un altro gruppo di maï-maï che  hanno costretto i soldati congolesi alla ritirata.

Il 25 aprile Fardc e maï-maï si sono scontrati nei dintorni di Monyi dive questa milizia si nasconde nella foresta, altri miliziani si sono ritirati a sud verso Minembwe, dove è avvenuto l’ultimo scontro.

Mentre miliziani e soldati combattono, la popolazione fugge. Il tutto in piena pandemia di Covid-19 e mentre è appena finita (forse) un’epidemia di Ebole.

Forse, davvero, per salvare esseri umani e gorilla, il mondo dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e far cessare una volta per tutte l’infinita guerra della Rdc che ha arricchito ancora di più solo qualche multinazionale e qualche uomo forte e dittatore dell’Africa centrale.