Solo 12 Parchi nazionali su 25 sono dotati di un Piano del parco vigente

In 12 Parchi i ritardi per la mancata approvazione del più importante strumento di gestione del territorio arrivano in media a 21 anni

[4 Dicembre 2023]

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato l’aggiornamento dello stato di attuazione dei Piani dei parchi nazionali al 31 agosto 2023.

Attualmente, data anche la complessità dell’iter per approvare il Piano di un parco con le leggi esistenti, non esiste un quadro di riferimento aggiornato e non è possibile capire a che punto siano i Parchi nazionali nell’attuazione di uno strumento fondamentale per la gestione del territorio, e per la cui approvazione la legge 394/91 prevede tempi rapidissimi e certi che però non sono mai stati rispettati.

Il  nuovo “Repertorio dello stato di attuazione dei Piani per il parco nei Parchi nazionali”, raccoglie e consente di scaricare gli atti ufficiali emanati dagli Enti parco, dalle Regioni e dallo Stato e i contenuti della “Determinazione e relazione sul risultato del controllo sulla gestione finanziaria dei 23 Enti parco nazionali”, pubblicata dalla a Corte dei Conti nel marzo 2023 e che si riferisce al 2021.

Dall’aggiornamenti Ispra emerge che nei 25 Parchi nazionali istituiti la situazione non è certo esaltante: solo 12 Parchi nazionali su 25 sono dotati di un Piano vigente (fase 4) il cui iter di approvazione si è concluso con un ritardo medio di 14 anni sulla tempistica prevista dalla legge. Negli altri 13 Parchi nazionali l’iter approvativo del piano ha già accumulato un ritardo medio di 21 anni (in diversi casi si superano i 30) rispetto alla tempistica prevista dalla legge 394/91.

Tra i ritardatari cronici, 1 Parco nazionale ha istituito l’Ente parco ma non ha avviato alcuna procedura di redazione del Piano; 5 Parchi Nazionali rientrano nella fase 1 di preparazione e adozione; 6 Parchi nazionali rientrano nella fase 2 di deposito e consultazione pubblica; 1 Parco nazionale rientra nella fase 3 di approvazione.

Eppure, si sta parlando dello strumento di governo essenziale – e decennale – del Parco nazionale per «la tutela dei valori naturali ed ambientali nonché storici, culturali, antropologici tradizionali».

L’Ispra evidenzia che «con l’entrata in vigore del D.Lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale” – Parte II e successive modificazioni e integrazioni il quadro normativo dell’iter del Piano per il parco risulta attualmente molto complesso, poiché ha reso obbligatoria la procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas) per i Piani per i parchi; sebbene molte regioni abbiano prodotto normative specifiche i Piani redatti successivamente al D.Lgs. 152/2006 presentano un iter integrato con quello della L. 394/1991 e i Parchi comprendenti parte o porzioni di Siti appartenenti alla Rete nNatura 2000 hanno dovuto adeguare i Piani con piani di gestione/misure di conservazione specifici per i Siti. La normativa ha recentemente introdotto una serie di modifiche dirette ad accelerare e snellire le procedure (art. 55 del d.l. n. 76 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 120 del 2020). La complessità dell’iter, soprattutto in relazione alle competenze degli Enti coinvolti nelle varie fasi, rimane tuttavia un elemento di allungamento dei tempi soprattutto per i Parchi nazionali i cui territori ricadono in più di una Regione».

Il Piano del parco è sovraordinato rispetto ai piani territoriali e ai pinai regolatori/strutturali che devono obbligatoriamente conformarsi al piano del Parco, mentre il piano paesaggistico prevale sul Piano per il parco solo per quanto riguarda la tutela del paesaggio.

È in questo quadro di mancata applicazione della legge, di carenza degli strumenti di governance e conoscitivi delle aree nazionali protette che l’Italia si è impegnata alla 15esima Cop della Convention on biological diversity e con l’adozione della Direttiva europea a tutelare il 30% delle sue aree terrestri e marine – il 10% delle quali fortemente – ma così si rischia non solo di fare aree protette di carta e finte ma anche di non governare davvero e con regole certe i Parchi nazionali istituiti da anni.

È l’eterna contraddizione del Paese europeo più ricco di biodiversità ma che non vede nella biodiversità una risorsa essenziale da proteggere in maniera decisa e con regole certe. Il Paese degli obblighi non mantenuti, dei ritardi non sanzionati e decisionisti per i quali il rinvio delle decisioni è la normalità.