Scoperto il primo sito di nidificazione conosciuto della rarissima tartaruga gigante dal guscio molle di Cantor

Una scoperta eccezionale realizzata grazie alla collaborazione tra scienziati e una comunità del Kerala

[22 Febbraio 2024]

La conoscenza delle comunità locali ha portato alla prima prova di nidificazione e alla scoperta in India di una popolazione riproduttiva di una tartaruga incredibilmente rara de a darne conto è lo studio “Using local ecological knowledge to determine the status of Cantor’s giant softshell turtle Pelochelys cantorii in Kerala, India”, pubblicato su Oryx da un team internazionale di ricercatori guidato da  Ayushi Jain dell’ EDGE of Existence Programme della Zoological Society of London.

Si tratta della tartaruga gigante dal guscio molle di Cantor (Pelochelys cantorii) che vive nei fiumi dell’Asia meridionale e sudorientale ed è nota per la sua rarità ed elusività e che per questo è stata a lungo oggetto di ricerca e preoccupazione tra gli ambientalisti.

La distruzione dell’habitat ha fatto scomparire questa già poco numerosa tartaruga fluviale da gran parte del suo areale e questi rari rettili vengono anche catturati per la carne e spesso vengono uccisi dai pescatori quando restano impigliati negli attrezzi da pesca. Attualmente, la tartaruga gigante dal guscio molle di Cantor è classificata come in pericolo critico (CR) nella Lista rossa delle specie minacciate dell’IUCN ed è ancora in diminuzione.

Per riuscire a capire dove si trovano gli ultimi esemplari di questa specie, i ricercatori si sono rivolti alle persone che condividono il loro habitat, e questo  li ha portati sulle rive verdeggianti del fiume Chandragiri, nello Stato indiano del Kerala. Parlando con gli abitanti dei villaggi, il team  è riuscito a documentare sistematicamente gli avvistamenti di queste tartarughe di acqua dolce e a coinvolgere le comunità locali negli sforzi di conservazione. Un lavoro che ha portato a un risultato eccezionale: la prima documentazione di una nidificazione e il salvataggio di uova da nidi allagati. Poii, i piccoli di Pelochelys cantorii sono stati rilasciati nel fiume.

Allo studio hanno partecipato anche scienziati dell’università di Portsmouth, dell’Università di Miami, del Senckenberg Gesellschaft für Naturforschung, del Florida Museum of Natural History e del Wildlife Institute of India de l’autrice corrispondente, la biologa Françoise Cabada-Blanco dell’università di Portsmouth, ha ricordato che «Per anni, l’esistenza della tartaruga Cantor è stata a malapena un sussurro sullo sfondo della vivace biodiversità dell’India, con avvistamenti così scarsi che il la sola presenza della tartaruga sembrava un fantasma del passato. Dopo diversi tentativi falliti di rintracciarne una utilizzando metodi di indagine ecologica convenzionali, abbiamo adottato un approccio diverso attingendo alle conoscenze locali. Il team, guidato da Ayushi Jain, è stato in grado di coinvolgere la comunità in modo davvero efficace, tanto da condividere storie di avvistamenti storici, fornire indizi su eventi attuali e persino aiutare nel rilascio in tempo reale di individui catturati accidentalmente come catture accessorie».

Ora il team di ricercatori sta lavorando alla creazione di un vivaio e di una nursery  comunitaria e Ayushi Jain sottolinea che «Attraverso le interviste alle famiglie e la creazione di una rete di allerta locale, non ci siamo limitati ad ascoltare; abbiamo imparato. La volontà della comunità di impegnarsi ha costituito la spina dorsale del nostro progetto, permettendoci di registrare non solo fugaci avvistamenti delle tartarughe, ma prove di una popolazione riproduttiva, una scoperta che riscrive la narrazione di una specie che si pensava stesse scomparendo dalle acque dell’India».

Lo studio afferma che «Le implicazioni dei risultati sottolineano il ruolo inestimabile della conoscenza locale nella scienza della conservazione, uno strumento fondamentale quanto un tag satellitare o una fototrappola nella ricerca per comprendere e proteggere la biodiversità del nostro pianeta. La creazione della rete di allerta rappresenta un approccio pionieristico nell’area, in cui il coinvolgimento della comunità porta a approfondimenti in tempo reale e azioni immediate, aprendo la strada a un modello più reattivo e inclusivo di conservazione della fauna selvatica in Kerala».

La Cabada-Blanco  conclude: «Unire la saggezza tradizionale con l’indagine scientifica può certamente illuminare il percorso da seguire per la conservazione della tartaruga gigante dal guscio molle di Cantor. Il nostro studio è un racconto di riscoperta, di ritrovamento di speranza nelle storie raccontate dal fiume e dalla sua gente, e per gettare le basi per un futuro in cui questa magnifica specie possa prosperare, non solo sopravvivere».