Perché è impossibile capire come sta cambiando la biodiversità a livello globale

Rilevare trend accurati potrebbe essere attualmente irrealizzabile, meglio farlo a livello locale

[21 Febbraio 2023]

La perdita globale di biodiversità è riconosciuta come una delle sfide più urgenti che l’umanità dovrà affrontare nelle prossime generazioni. Alla 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15  CBD) che si è tenuta a dicembre a Montréal, gli stati membri della CBD hanno adottato nuovi obiettivi e regole per rallentare e invertire questo declino. Per poter misurare i successi di questo nuovo accordo, uno di questi obiettivi richiede un migliore monitoraggio della biodiversità per registrarne e valutarne i trend. Mentre ci sono molti modi diversi per misurare la biodiversità, il più comune è la ricchezza di specie a livello locale ma, anche se le specie si stiano estinguendo a tassi allarmanti a livello globale, questo non sempre riflette ciò che sta accadendo su scala locale. Precedenti sintesi globali hanno indicato risultati contrastanti sulla misura e persino sulla direzione in cui sta cambiando la ricchezza delle specie locali.

Secondo lo studio “The undetectability of global biodiversity trends using local species richness”, pubblicato da poco su  Ecography da un team di ricerca internazionale guidato dal Deutschen Zentrums für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv) e dalla Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg (MLU), «I dati esistenti sono troppo distorti per fornire un quadro affidabile della media globale delle tendenze di ricchezza delle specie locali». Gli autori dello studio raccomandano di «Dare la priorità alle valutazioni locali e regionali del cambiamento della biodiversità invece di tentare di quantificare il cambiamento globale e sostenere programmi di monitoraggio standardizzati, supportati da modelli che tengano conto degli errori di misurazione e delle distorsioni spaziali».

L’autore senio dello studio, Henrique Pereira, a capo del team di ricerca sulla biodiversità e la conservazione all’iDiv e MLU, ricorda che «C’è stato un acceso dibattito nella comunità scientifica sul motivo per cui le principali sintesi globali finora non hanno trovato trend negativi della ricchezza delle specie locali. Qui, dimostriamo che è probabile che il declino della ricchezza delle specie locali sia molto inferiore a quanto previsto da molti e che, in tali condizioni, anche piccoli pregiudizi spaziali ed errori nel monitoraggio portano alla mancanza di rilevamento dei trend globali».

Per creare un quadro globale di ciò che sta accadendo su scala locale, tutti i dati di osservazione disponibili devono essere raccolti e valutati nel tempo. Il principale autore dello studio, Jose Valdez, ricercatore post-dottorato all’iDiv e MLU, fa notare che «La presenza di specie è registrata localmente in tutto il mondo da molte persone e organizzazioni diverse. Il problema con i dati è che sono stati e sono registrati in condizioni completamente diverse e per lo più non secondo regole standardizzate. Se poi li metti insieme, gli errori e le deviazioni si sommano, rendendo il risultato molto impreciso».

I ricercatori sono stati in grado di dimostrare che «I risultati del monitoraggio sono significativamente influenzati da vari fattori, come gli intervalli di tempo tra il campionamento, la dimensione dei siti di campionamento o piccoli errori nel conteggio del numero di specie in un sito». Un problema significativo nella registrazione delle tendenze globali della biodiversità è anche lo squilibrio regionale: «Ad esempio – spiegano all’iDiv – la maggior parte dei dati viene raccolta in regioni del mondo come l’Europa e gli Stati Uniti, in particolare in habitat come le foreste temperate decidue e miste. La sottorappresentazione delle regioni e degli habitat tropicali, le aree con la più elevata ricchezza di specie e anche le maggiori perdite, può portare a un’impressione notevolmente distorta dello stato della biodiversità globale».

Per scoprire se e come questi pregiudizi possono essere compensati, i ricercatori hanno simulato migliaia di reti di monitoraggio che variavano nei fattori che hanno individuato. La base per farlo sono le proiezioni PREDICTS dei trend di ricchezza delle specie locali, basate su un modello sviluppato con una raccolta globale completa di dati provenienti da oltre 32.000 siti in tutto il mondo e oltre 51.000 specie. I ricercatori hanno scoperto che «I cambiamenti globali nella biodiversità potrebbero teoricamente essere determinati in centinaia di siti perfettamente campionati entro un decennio e migliaia di siti entro un periodo di 3 anni. Tuttavia, il campionamento perfetto non esiste nella realtà. Gli studi dimostrano che i dati di monitoraggio in genere contengono dal 10% al 30% di errori dovuti alla mancanza o all’errata identificazione delle specie durante il campionamento». Aggiungendo solo errori di misurazione molto piccoli fino al 5%, i ricercatori hanno scoperto che «Riduceva drasticamente la capacità di rilevare qualsiasi cambiamento globale. Con errori più realistici e ulteriori fattori di imprecisione, rilevare il trend  globale medio potrebbe essere semplicemente impossibile».

Valdez aggiunge: «I nostri risultati dimostrano che catturare trend accurati della ricchezza delle specie locali richiederebbe il monitoraggio di un numero irrealizzabile di siti perfettamente campionati. Tuttavia, la domanda è se questo sarebbe utile o significativo per una conservazione della biodiversità efficace e reattiva. Le strategie e le misure di conservazione sono coordinate e attuate non a livello globale, ma a livello locale e nazionale. Misurare le tendenze della biodiversità su queste scale più piccole non è solo più pratico, ma aiuta anche a comprendere i fattori che determinano la perdita di biodiversità e a valutare i progressi delle politiche di conservazione».

Per Pereira, «E’ necessario un aumento sostanziale del monitoraggio della biodiversità, combinato con analisi che utilizzino modelli per colmare le lacune nei dati».

Gli autori dello studio consigliano «Istituire una rete rappresentativa di siti di campionamento in tutto il mondo che fornisca dati sulla biodiversità indipendenti, integrati e regolarmente aggiornati. Tale approccio è attualmente in fase di sviluppo per l’Unione Europea con il progetto Europa Biodiversity Observation Network: integrating data streams to support policy (EuropaBON)».