Liguria, Friuli Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora

Studio condotto dall’Università di Pisa: attenzione alle specie aliene

[11 Gennaio 2024]

Secondo lo studio “Floristic Richness in a Mediterranean Hotspot: A Journey across Italy”, pubblicato su Plants da un team di ricercatori italiani coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di biologia dell’università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’ateneo, «Liguria, Friuli Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora in Italia, anche se tanta ricchezza comprende presenze record di specie aliene».

Peruzzi spiega che «In ambito ecologico è noto che, all’aumentare dell’area disponibile, aumenta anche il numero di specie Pertanto, quando si parla di ricchezza floristica, non basta riferirsi al numero di specie presenti, ma bisogna anche tenere conto dell’ampiezza del territorio. Il fenomeno, modellizzabile con funzioni matematiche, è noto col nome di Relazione Specie-Area (acronimo SAR, Species-Area Relationship, in inglese) ed è sullo studio di questa relazione nella flora italiana che si è basata la nostra ricerca».

Se le regioni più ricche di flora sono Liguria, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Valle d’Aosta, le più povere sono  Sardegna, Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna e Calabria. All’università di Pisa fanno notare che «Considerando solo le specie autoctone, la classifica varia leggermente: il Trentino-Alto Adige esce dai primi posti e terzo sul podio arriva l’Abruzzo, mentre resta tutto invariato in coda. Per quanto riguarda infine le specie aliene, le regioni più ricche sono Liguria, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto, mentre Basilicata, Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Puglia sono le più povere».

Peruzzi aggiunge: «Abruzzo, Valle d’Aosta e Molise sono regioni di particolare interesse naturalistico poiché mostrano una ricchezza floristica autoctona superiore all’atteso e una aliena inferiore. Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna mostrano invece problemi di conservazione potenzialmente gravi a causa alle invasioni biologiche, poiché in queste regioni tali rapporti sono invertiti. In particolare, la Toscana mostra livelli di ricchezza floristica solo lievemente inferiore all’atteso. Ciò significa, semplificando, che in questa regione vi sono più o meno tante specie native quante era lecito attendersi sulla base dell’ampiezza del suo territorio, ma anche purtroppo molte più aliene dell’atteso».

Un altro autore dello studio, Marco D’Antraccoli, curatore dell’Orto Botanico dell’Università di Pisa, sottolinea che «Abbiamo costruito un dataset di 266 flore di varie estensioni, da minuscoli isolotti come Stramanari in Sardegna ai circa 302mila km2 dell’intero territorio nazionale, e poi applicato la Relazione Specie-Area per l’intera flora vascolare italiana, per le sole specie native e per le sole specie aliene in questo modo siamo riusciti a valutare, per ogni flora, se il numero di specie censito fosse al di sopra o al di sotto dei valori attesi per l’area del territorio in esame».

Oltre a Peruzzi e D’Antraccoli, hanno collaborato alla ricerca Francesco Roma-Marzio, curatore dell’Erbario del Museo Botanico dell’università di Pisa, Fabrizio Bartolucci e Fabio Conti dell’università di Camerino, e Gabriele Galasso del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

Peruzzi conclude: «L’utilità di questo studio va oltre il poter confrontare in modo oggettivo la ricchezza floristica delle varie regioni italiane, ricavandone una sorta di “classifica”. Infatti, per la prima volta abbiamo ricavato delle costanti specificatamente calibrate per il territorio italiano che consentiranno d’ora in poi agli studiosi di calcolare agevolmente il numero di specie di piante vascolari attese per una data area».