Le specie invasive impoveriscono la biodiversità di uccelli e mammiferi

Le invasioni biologiche sono uno dei fattori più importanti nella perdita di biodiversità e il principale nelle isole

[3 Agosto 2021]

La globalizzazione ha portato ad un aumento delle introduzioni di specie al di fuori del loro areale naturale. L’introduzione di specie cosiddette invasive porta ad un declino di alcune specie locali: le invasioni biologiche rappresentano uno dei più importanti fattori di perdita di biodiversità su scala globale e la prima causa del livello di territori insulari. Ma diverse associazioni animaliste e qualche scienziato dicono che le eradicazioni di specie aliene sono eticamente insostenibili ed ecologicamente non necessarie, visto che le specie aliene occupano nicchie ecosistemiche e che alla fine non creano modifiche “insostenibili”, creando un nuovo mix di biodiversità.

Il nuovo studioLooming extinctions due to invasive species: Irreversible loss of ecological strategy and evolutionary history”, pubblicato su  Global Change Biology da Céline Bellard e Camille Bernery dell’Université Paris-Saclay/CNRS e da Camille Leclerc dell’INRAE – University of Aix Marseille, smentisce definitivamente la teoria che l’introduzione di specie invasive finisca per  non danneggiare o addirittura arricchire la biodiversità. In realtà «Porta al declino di alcune specie autoctone».

Finora, gli studi sulle invasioni biologiche si sono concentrati principalmente sul numero di specie minacciate di estinzione, lo studio condotto dagli scienziati del CNRS e dell’Università di Paris-Saclay consente di andare oltre, determinando e quantificando i profili delle specie di uccelli e mammiferi in via di estinzione. Il team di ricercatori francese ha dimostrato che : «L’11% della diversità filogenetica globale di uccelli e mammiferi, in altre parole l’accumulo della loro storia evolutiva, è minacciata dalle invasioni biologiche. Il loro potenziale di adattamento ai cambiamenti ambientali potrebbe quindi in gran parte scomparire a causa delle invasioni biologiche».

Hanno anche dimostrato che «L’impatto delle specie invasive è ancora maggiore sulle strategie ecologiche di questi gruppi, cioè sui mezzi a loro disposizione per nutrirsi, vivere, funzionare e difendersi dalle altre specie. Le invasioni biologiche minacciano il 40% della diversità delle strategie ecologiche degli uccelli e il 14% di quella dei mammiferi».

Un lavoro che conferma che gli uccelli sono un gruppo particolarmente vulnerabile alle invasioni e che  «Molti uccelli, specialmente nelle regioni oceaniche insulari, sono meno capaci delle loro controparti continentali di adattare le loro strategie a specie invasive più generaliste.

Lo studio fa l’esempio del kagou crestato (Rhynochetos jubatus), una specie autoctona simbolo della Nuova Caledonia e unica dal punto di vista filogenetico, perché è l’unico rappresentante della famiglia dei Rhynochetidae. Questo magnifico uccello è minacciato in particolare dai ratti. Il kagou crestato non vola e si nutre solo a terra, quindi non è stato in grado di adattarsi a un nuovo predatore terrestre come il ratto. Anche altre specie di uccelli, compresi gli impollinatori e le specie che disperdono i semi, sono in pericolo a causa delle invasioni biologiche e lo studio avverte che «La scomparsa di queste specie avrebbe quindi conseguenze sul funzionamento degli ecosistemi di cui sono elementi attivi».

Le invasioni biologiche restano quindi uno dei fattori più importanti nella perdita di biodiversità e la principale causa di estinzione di specie nelle isole.

I ricercatori concludono: «Questa ricerca consente di prevedere meglio le perdite future di uccelli e mammiferi, nonché le possibili conseguenze sugli ecosistemi».