Le piccole aziende agricole creano habitat fondamentali per la biodiversità

L’agricoltura diversificata è un importante complemento alla protezione delle foreste per invertire il declino della biodiversità tropicale

[19 Settembre 2023]

Sembra intuitivo che le foreste forniscano un habitat migliore per la fauna selvatica che vive nelle foreste rispetto alle fattorie. Ma lo studio “Diversified farms bolster forest-bird populations despite ongoing declines in tropical forests”, pubblicato recentemente su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team di ricercatori statunitensi e costaricensi, ha scoperto che, in Costa Rica le piccole aziende agricole con diversi tipi di colture – intervallate da macchie o strisce di foresta – sostengono molte popolazioni di uccelli dipendenti dalle foreste, anche se le loro popolazioni diminuiscono nelle foreste.

Quello pubblicato su PNAS dal  team di ricerca guidato dal biologo Nicholas Hendershot della Stanford University e di Nature Conservancy,  è stato uno degli studi più lunghi realizzato al mondo (18 anni) sulle popolazioni di fauna selvatica tropicale nel mondo e ha confrontato le tendenze di specifiche popolazioni di uccelli in tre tipi di territori in Costa Rica: foreste, fattorie diversificate e agricoltura intensiva.  I ricercatori evidenziano che «I cali più marcati si sono verificati nelle foreste, poi nell’agricoltura intensiva (e le specie che hanno avuto successo nell’agricoltura intensiva erano spesso invasive). Ma nelle aziende agricole diversificate, un sottoinsieme significativo di specie di uccelli tipicamente presenti nelle foreste, tra le quali alcune di interesse conservazionistico, in realtà è aumentato nel tempo».

Hendershot, spiega che «Gli uccelli sono una sorta di proxy che utilizziamo per monitorare la salute degli ecosistemi. E gli uccelli che vediamo oggi non sono gli stessi che vedevamo 18 o 20 anni fa. Questo studio documenta davvero questo modello»

Alla Stanford fanno notare che «Sebbene i risultati di questo studio implichino che l’agricoltura diversificata potrebbe essere fondamentale per la biodiversità, la relazione va in entrambe le direzioni: la biodiversità è fondamentale per la sicurezza alimentare. In questo caso, ciò significa avere una varietà di tipi di uccelli che si nutrono di insetti e aiutano a impollinare i raccolti». E Hendershot aggiunge che «L’identità sembra avere molta importanza per il controllo dei parassiti e per altri servizi ecosistemici forniti dagli uccelli. Queste specie non sono intercambiabil».

L’autrice senior dello studio, la biologa Gretchen Daily del Natural Capital Project e del Woods Institute for the Environment della Stanford University, ricorda che «Abbiamo bisogno di un flusso costante di impollinatori al servizio delle aziende agricole. Circa tre quarti delle colture mondiali necessitano in una certa misura di impollinatori, e quel 75% è il nostro cibo più nutriente – si pensi a tutte le vitamine e i minerali contenuti in frutta, noci e verdure. Abbiamo bisogno di un flusso costante di uccelli, pipistrelli e altri animali selvatici per aiutare a controllare i parassiti: ne sopprimono la stragrande maggioranza in modo naturale. E dobbiamo iniziare a reinserire nei territori agricoli la protezione dalle inondazioni, la purificazione dell’acqua, lo stoccaggio del carbonio e molti altri benefici vitali, ben oltre quel che può essere ottenuto solo nelle aree protette».

Inoltre, la Daily ha confermato che «In termini di produzione alimentare, le aziende agricole diversificate non hanno necessariamente rendimenti inferiori rispetto all’agricoltura intensiva. Si tratta di un’ipotesi recente che viene ribaltata».

E’ sempre più evidente in tutto il mondo che, sebbene le aree protette rimangano fondamentali, sono troppo poche e lontane tra loro per fornire i servizi ecosistemici di cui le persone e la natura hanno bisogno per prosperare. I territori lavorati sono diventati essenziali per preservare la biodiversità e i suoi benefici. La Daily icorda che «Le persone, compresi gli scienziati, avevano l’idea che i terreni agricoli non avrebbero supportato una quantità significativa di biodiversità. In questo caso, non solo le aziende agricole diversificate forniscono l’habitat, ma collegano aree boschive altrimenti frammentate».

Hendershot aggiunge che, col passare del tempo, «Mi sono allontanato dal modello di “conservazione della fortezza”, che si concentrava maggiormente sulla creazione di aree protette separate dalle attività umane, e ho visto sempre di più quanto potenziale ci sia al di fuori delle foreste. Le foreste sono fondamentali: ne abbiamo bisogno, ovviamente. Ma oltre a ciò, sono sempre sorpreso da quanto sia importante  per la biodiversità il modo in cui  si gestisce un’azienda agricola».

Rispondendo via e-mail ad alcune domande fattegli da Anthropocene  Hendershot  ha scritto: «Non è che le aziende agricole diversificate possano sostituire le foreste. Ma dobbiamo anche pensare in modo strategico a come gestire i terreni agricoli per la biodiversità al di fuori delle aree protette, perché ci sono enormi benefici per la biodiversità. Molto dipende dai bisogni delle singole specie. Alcuni uccelli, come lo scricciolo usignolo settentrionale, un uccellino marrone dall’aspetto anonimo con un richiamo acuto, hanno un legame così forte con le foreste che non sono stati trovati affatto nelle fattorie. Il loro numero stava diminuendo nelle foreste. Altre specie, tuttavia, sembravano adattarsi alla vita nelle fattorie e il loro numero è aumentato grazie all’agricoltura diversificata. Queste includono un uccello elencato come a rischio di estinzione dall’ International Union for the Conservation of Nature: l’ara verde».

Non è chiaro il motivo per cui così tanti uccelli forestali stiano diminuendo all’interno delle foreste. Secondo i ricercatori potrebbe trattarsi di un effetto ritardato della deforestazione passata. I danni causati dalle fattorie vicine potrebbero estendersi. Un calo degli insetti forestali potrebbe anche privare gli uccelli del cibo.

Uel che è chiaro è che l’agricoltura più intensiva non fornisce un rifugio agli uccelli della foresta e che in quei nuovi habitat i vincitori sono soprattutto le specie invasive, gli uccelli granivori e quelli  con habitat o esigenze alimentari meno specializzate, come il Kaskadì maggiore, un uccello canoro onnivoro che si nutre di insetti, lucertole, topi, pesci, bacche e persino uccellini.

Per Hendershot., l’intuizione chiave è: «Non è che le aziende agricole diversificate siano adatte a sostituire le foreste. Le foreste contengono un’enorme diversità di specie uniche che non si trovano da nessun’altra parte e in questo studio abbiamo scoperto che questa diversità forestale unica sta diminuendo. Ma abbiamo anche scoperto che, per molte specie forestali che sono più flessibili nell’uso del loro habitat, c’era un reale vantaggio nelle aziende agricole diversificate rispetto a quelle intensive».

Un altro autore dello studio, Tadashi Fukami della Stanford Doerr School of Sustainability, commenta «Crediamo che i risultati della nostra ricerca siano nuovi per la scienza, ma in un certo senso confermano semplicemente ciò che le comunità indigene di tutto il mondo sanno già da molto tempo, e cioè che gli esseri umani possono e devono avere rapporti reciproci con il resto del mondo, la comunità ecologica locale di cui fanno parte».

Negli anni ’80 e ’90, in Costa Rica la deforestazione era la veloce mai vista a livello nazionale, poi il Pase centroamericano è diventato i un modello di eco-economia. Istituendo il primo programma nazionale di pagamento per i servizi ecosistemici (PES), il Costa Rica ha invertito ilò trend della deforestazione e oggi le foreste coprono quasi il 60% del suo territorio, rispetto al 40% nel 1987. Attualmente il Costa Rica punta a raddoppiare la quantità di foreste protette in pochi anni. Nel PES esistente, qualsiasi proprietario terriero può ricevere denaro per rimboschire anche piccole parti della sua terra e il governo sta anche lavorando a un nuovo programma PES per incentivare gli agricoltori ad adottare le migliori pratiche di gestione.

La Daily ha concluso: «Questo studio aiuterà i politici costaricensi a comprendere i benefici forniti nel tempo dalle diverse pratiche agricole. Dobbiamo riconoscere il lavoro vitale che molti agricoltori stanno svolgendo a sostegno della biodiversità».