Le concessioni per il legname nella foresta boreale non sono sostenibili e accelerano il cambiamento climatico

I fornitori di Procter & Gamble provocano la distruzione di una delle ultime foreste vergini del mondo, per farne carta igienica

[8 Aprile 2021]

La foresta boreale del Canada è la più grande foresta vergine del mondo, ma le operazioni di disboscamento industriale la stanno distruggendo, minando il suo ruolo nella stabilizzazione del clima globale e come rifugio per molte delle specie iconiche del Nord America. Ora, il nuovo rapporto “By a Thousand Cuts: How Powerful Companies’ Wood Sourcing Is Degrading Canada’s Boreal Forest” redatto da Courtenay Lewis e Ashley Jordan dell’International Program del Natural Resources Defense Council (NRDC) fornisce la prova che «Il disboscamento su larga scala nella foresta boreale del Canada non è sostenibile, nonostante le affermazioni delle compagnie forestali che vi operano e delle società statunitensi che acquistano legno e cellulosa dalla foresta boreale».

Il NRDC ha scoperto che le attività di disboscamento industriale stanno mettendo in pericolo la foresta boreale canadese, essenziale per il clima, e stanno violando il diritto dei popoli indigeni di determinare come gestire  le loro terre tradizionali.

Lewis, manager ecosystems policy del Canada Project del NRDC, spiega che «Le pratiche di approvvigionamento di potenti companies stanno danneggiando alcune delle ultime foreste vergini del mondo e mettendo a rischio le specie e i diritti delle popolazioni indigene. I produttori americani come Procter & Gamble (P&G) che acquistano grandi quantità di pasta di legno da queste compagnie sono complici della perdita del legname boreale a causa del disboscamento insostenibile e della minaccia che questo rappresenta per il clima globale».

In Canada, il disboscamento industriale rade al suolo ogni anno più di un milione di acri di foresta boreale ricca di carbonio che, fa notare NRDC, «Iimmagazzina quasi il doppio di carbonio rispetto a tutte le riserve petrolifere del mondo, e quasi il doppio di carbonio per acro dell’Amazzonia». Le Province canadesi hanno dato all’industria del legname un enorme margine di manovra per poter eliminare giganteschi volumi di legname della foresta boreale e non sono riuscite a quantificare adeguatamente le emissioni climatiche legate alla deforestazione, il che fa del Canada uno dei tre peggiori Pesi per perdita di foreste vergioni insieme a Russia e Brasile.

Il rapporto NRDC si basa sull’approvvigionamento di legname nei “mulini” di tre compagnie: Resolute Forest Products, Domtar e Aditya Birla Group che operano nel Quebec e nell’Ontario, scoprendo che «Queste compagnie di disboscamento industriale si riforniscono di livelli allarmanti di legno da aree con standard forestali deboli che non riescono a garantire la protezione ambientale e dei diritti umani essenziali. Una notevole quantità di legno viene prelevata da unità forestali che si sovrappongono all’habitat minacciato dei caribù boreali». E le esportazioni delle tre compagnie non si limitano alla polpa di legno: sono grandi player internazionali e tra i maggiori produttori mondiali di pasta di carta, carta da giornale e fibra di viscosa (un materiale a base di legno utilizzato nell’abbigliamento).

Dal rapporto NRDC  emerge che, insieme, in un anno le tre compagnie hanno acquistato una quantità di legno proveniente da terre pubbliche che, se convertita in cartone “2×4”, coprirebbe 7 volte la distanza dalla Terra alla Luna. Nelle arre più vulnerabili stanno aumentando gli impatti industriali: ad esempio, dal 2013 il disboscamento nella foresta di Trout Lake Forest, che si estendeva su 2,5 milioni di acri nell’Ontario, fondamentale per le specie minacciate, è aumentato di oltre il 430%. Le tre compagnie fanno parte della Forest Products Association of Canada (FPAC), un’associazione inmprenditoriale che nega il collegamento tra le operazioni forestali industriali e il declino dei caribù boreali. Gli scienziati hanno denunciato che l’FPAC ha minimizzato di fronte ai responsabili politici gli impatti del disboscamento sui caribù boreali ai responsabili politici e l’NRDC denuncia che «Dal momento che l’FPAC rivendica la sua influenza sulla politica del governo, queste comunicazioni potrebbero aver contribuito all’indebolimento elle politiche provinciali che stanno mettendo a rischio le specie in tutto il Canada».

Nessuna delle compagnie si è pubblicamente impegnata a richiedere il consenso libero, preventivo e informato (FPIC) delle popolazioni indigene potenzialmente interessate dalle operazioni forestali che forniscono legname agli impianti che lo trasformano in polpa, mentre le stesse imprese utilizzando sistemi di certificazione messi in piedi dalle stesse industrie, un’operazione di greenwashing che permette loro di abbattere foreste d che ospitano ‘habitat di specie minacciate.

Anthony Swift, direttore del Canada Project NRDC, denuncia: «Non puoi vedere la foresta se pensi solo agli alberi. Il governo e l’industria canadesi affermano che piantare alberelli dove una volta c’erano le foreste significa che non ci saranno danni a lungo termine, ma nessun ammontare di alberi piantati rende sostenibile il taglio delle foreste vergini del Canada» le corporations americane sono complici del degrado delle foreste vergini boreali e minacciano l’autodeterminazione degli indigeni quando acquistano prodotti in legno senza confermare la sostenibilità delle loro catene di approvvigionamento. P&G, ad esempio, utilizza pasta di legno vergine proveniente dalla foresta boreale per produrre carta igienica Charmin e altri prodotti di carta monouso».

Citando la preoccupazione per il clima e gli impatti sui diritti umani dell’approvvigionamento boreale, lo scorso autunno gli azionisti di P&G hanno chiesto in modo schiacciante alla compagnia di riferire su come eliminerà la deforestazione e la perdita di foreste intatte dalle sue catene di approvvigionamento».

Shelley Vinyard, direttrice della Boreal Corporate Campaign Manager NRDC e co-autrice del rapporto  “Issue With Tissue”,conferma: «P&G ha affrontato una ribellione da parte del 67% dei suoi investitori con diritto di voto che hanno inviato un messaggio secondo cui l’incapacità della compagnia di proteggere le comunità, le foreste e il clima globale lungo la sua catena di approvvigionamento è inaccettabile. Tuttavia, P&G continua a diffondere affermazioni false sulla sostenibilità delle sue pratiche di approvvigionamento. Il percorso che deve seguire P&G verso la leadership e la responsabilità è chiaro; il mondo sta aspettando un cambiamento significativo, una revisione dell’impatto del settore del tissue statunitense sulla foresta boreale canadese.

Le raccomandazioni di NRDC all’industria del legname, della polpa e della carta includono: Richiedere il consenso libero, preventivo e informato delle popolazioni indigene colpite e sostenere le iniziative di conservazione guidate dagli indigeni;  Approvvigionamento del 100% del legno da foreste certificate dal Forest Stewardship Council con protezioni fortemente implementate; Sostenere gli sforzi per salvaguardare la foresta boreale indisturbata, compreso l’habitat dei caribù boreali; Sostituzione della polpa di foresta vergine con alternative più sostenibili, come la carta riciclata.