La formica di fuoco si è insediata in Italia. È la prima volta in Europa (VIDEO)

Documentata per la prima volta la presenza di numerose colonie in Sicilia e modellizzata le possibilità di espansione futura della specie invasiva nel continente

[12 Settembre 2023]

Lo studio “The fire ant Solenopsis invicta is established in Europe”, pubblicato su Current Biology da un team di ricercatori italiani e spagnoli coordinati dall’Institut de biologia evolutiva di Barcellona (Ibr) del Csic e dell’Universidad Pompeu Fabra (Upf), ha identificato «la presenza di almeno 88 nidi della formica di fuoco in un’area di circa 5 ettari vicino alla città siciliana di Siracusa» e i ricercatori dicono che «tramite analisi genetiche è stato possibile individuare la Cina e gli Stati Uniti come i più probabili luoghi di origine della popolazione introdotta, entrambi paesi in cui questa specie invasiva di origine sudamericana si è diffusa da tempo».

Il team di ricerca guidato da Roger Vila dell’Ibe Csic e dal principale autore, l’italiano Mattia Menchetti, dottorando INPhINIT “la Caixa” all’Ibe, ha visto la partecipazione del CREAF e delle università di Parma e Catania, e  spiega che «i modelli ecologici sviluppati nell’ambito dello studio mostrano risultati preoccupanti circa la possibilità di colonizzazione di questa formica in Europa e riguardo la sua possibile espansione in tutto il continente, che potrebbe essere favorita dai cambiamenti climatici».

I ricercatori ricordano che «l’introduzione involontaria di questa specie da parte dell’uomo, a partire dall’areale d’origine in Sud America, ha provocato seri danni agli ecosistemi naturali e all’agricoltura, e può avere un impatto anche sulla salute umana: la puntura di questa specie è dolorosa e irritante, e può potenzialmente generare anche reazioni allergiche o shock anafilattici.  In meno di un secolo, questa formica si è stabilita in gran parte degli Stati Uniti, nel Messico, nei Caraibi, nel sud della Cina (Taiwan compresa) e in Australia, ed è stata eradicata con successo soltanto in Nuova Zelanda. Negli Stati Uniti provoca una perdita stimata in circa 6 milioni di euro l’anno, mentre l’Australia ha speso diversi milioni nel tentativo di eradicarla, ancora senza successo».

Prima di questo studio, erano stati occasionalmente intercettati esemplari di S. invicta in prodotti di importazione in Spagna, Finlandia e Olanda, ma la specie non era mai riuscita a insediarsi in Europa. Attraverso analisi genetiche, lo studio conclude che «la popolazione scoperta probabilmente proviene dalla Cina o dagli Stati Uniti, tuttavia la modalità del suo arrivo rimane ignota. Le colonie si trovano in una zona suburbana della città di Siracusa presso la foce dei fiumi Anapo e Ciane, all’interno di una Riserva Naturale. Si tratta di una zona relativamente isolata, il che porta a credere che sia improbabile si sia trattato del primo luogo di arrivo della specie in Sicilia. E’ più probabile che il primo luogo di arrivo sia stato una zona di attività umana e traffico merci, come un porto commerciale. Le analisi svolte sulla direzione prevalente del vento nella zona indicano che una possibile provenienza di formiche regine volatrici nell’area sia da nord-ovest, dove è situato anche il porto commerciale di Siracusa e dove il team consiglia di monitorare questa specie invasiva».

Utilizzando modelli di distribuzione, sviluppato in collaborazione con il CREAF,  basati sulle condizioni ambientali attuali, lo studio evidenzia che «circa il 7% del continente europeo potrebbe essere adatto ad accogliere questa specie invasiva». Le analisi rivelano che «la metà delle aree urbane in Europa saranno adatte al suo insediamento sulla base delle condizioni ambientali. Grandi città come Barcellona, Roma, Londra o Parigi potranno essere colonizzate da questa specie invasiva, che può interferire con le attività umane a causa della sua prolificità e aggressività. Le città costiere del Mediterraneo, fra quelle più adeguate allo stabilirsi di S. invicta, sono altamente interconnesse tramite il trasporto marittimo, e ciò potrà facilitare la sua propagazione. Se si considerano le predizioni del cambiamento climatico, lo scenario peggiora ulteriormente, con una maggiore porzione d’Europa che diventerà favorevole all’invasione di questa specie».

Vila sottolinea che «gli sforzi coordinati per l’individuazione precoce e l’azione di eradicazione repentina sono cruciali per gestire con successo questa nuova minaccia nella regione, prima che si estenda in modo incontrollabile».

Menchetti aggiunge: «La citizen science può giocare un ruolo chiave nel rilevamento di S. invicta, considerando che si incontra con frequenza nelle aree urbane e periurbane. È possibile distinguerla per le sue dolorose punture ed i caratteristici nidi, ma è importante ricevere conferma delle identificazioni da parte di un esperto».

Un altro autore dello studio, Enrico Schifani, dottorando di biologia evoluzionistica ed ecologia presso l’Università di Parma, ricorda che «le specie di formiche introdotte in Italia sono in aumento, e alcune possono rappresentare una minaccia per la biodiversità, comprese le stesse formiche native, che solo in Sicilia includono una ventina di specie uniche al mondo. L’arrivo della formica di fuoco è particolarmente preoccupante: speriamo di essere in tempo per intervenire, e che la partecipazione dei cittadini ci aiuti ad individuare in fretta eventuali altri focolai».

I ricercatori raccomandano che «data la capacità di dispersione di questa specie invasiva, e della supposta esistenza di un primo luogo di introduzione ancora sconosciuto, gli sforzi di monitoraggio si estendano ad una scala geografica maggiore».

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