La crescita invernale del ghiaccio marino artico potrebbe essere la più bassa mai registrata

Vicino al Polo Nord temperature 8 gradi centigradi più alte della media stagionale

[2 Marzo 2016]

Durante la stagione invernale nell’emisfero settentrionale le temperature scendono e si forma il ghiaccio marino artico, che cresce e si estende costantemente, prima di iniziare nuovamente a sciogliersi. Ma ormai da diversi anni la crescita del ghiaccio marino è rallentata e l’inverno che si sta per concludere è stato ancora peggio. Le ultime Arctic Sea Ice News & Analysis pubblicate il 29 febbraio dal National Snow and Ice Data Center (Nsid)  e dalla Nasa dimostrano che l’estensione del ghiaccio marino artico è la più bassa mai registrata in questo periodo dell’anno da quando, oltre 30 anni fa, il Nsid ha iniziato a raccogliere dati.

Commentando i dati, Julienne Stroeve, una ricercatrice del Nsid, ha detto: «Ho la sensazione che il dato del ghiaccio marino a febbraio potrebbe essere il più basso, continuando il record del più basso a gennaio. Le temperatura dell’aria nella regione artica sono più calde del normale. Per esempio, vicino ai poli, per esempio, sono circa 8 gradi Celsius al di sopra del normale».

Le conseguenze ambientali potrebbero essere enormi: durante il suo ciclo di vita, il ghiaccio marino diventa la base solida della quale hanno bisogno  per sopravvivere la fauna selvatica e le comunità indigene, quindi la diminuzione del ghiaccio marino rappresenta un grosso problema per l’ecologia artica, dalle alghe che vivono sul ghiaccio marino, agli uccelli migratori, ai mammiferi marini, fino agli orsi polari e all’uomo. Raymond Sambrottoun ricercatore  del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University ha detto a  ThinkProgress: «Le foche partoriscono sul ghiaccio, quindi ne hanno bisogno per riprodursi. Gli orsi caccia sul ghiaccio. Cacciano le foche. Tutte queste cose sono molto strettamente correlati all’’estensione del ghiaccio marino».

Ma, grazie all’effetto albedo, che riflette la luce solare eccessiva verso lo spazio, il ghiaccio marino aiuta anche a moderare il clima planetario, mentre il suo scioglimento crea ampie zone di mare aperto che assorbono più di energia solare del sole, riscaldando così l’oceano, l’Artico e provocando lo scongelamento del permafrost che contiene enormi quantità dio potenti gas serra.

Quest’inverno la crescita del ghiaccio marino artico è stata così lenta anche perché il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato. E il 2016 non è cominciato meglio: ai gennaio, le temperature nell’’Artico erano di 7,5° C superiori alla media ed è probabilmente questo che ha portato al un nuovo minimo record dell’estensione del ghiaccio marino artico: 402.000 miglia quadrate di sotto della media, secondo il National Snow and Ice Data Center. A gennaio la crescita del ghiaccio marino si è bloccata per due settimane, facendo aumentare le  preoccupazioni di scienziati che pensavano che il ghiaccio marino avesse raggiunto la sua massima estensione diverse settimane prima del solito per il secondo anno di fila. «Pensavamo che il 9 febbraio avrebbe potuto essere al suo massimo – ha detto la Stroeve a ThinkProgress –  Ma tuttavia, negli ultimi giorni, e in particolare durante il weekend, il ghiaccio ha cominciato a crescere, raggiungendo una estensione di 14.336 milioni di chilometri quadrati – o 5.535 milioni di miglia quadrate – che è ancora la più bassa in questo periodo dell’anno dal 2006». E’ ancora  troppo presto per dire se gli ultimi dati rappresentano la massima estensione stagionale del ghiaccio marino, che  normalmente continua a crescere per un paio di settimane a marzo, ma i ricercatori fanno notare che le temperature di fine febbraio inizio marzo restano anormalmente calde..

«Non mi aspetto che rimanga molto ghiaccio – aggiunge la  Stroeve –  Questi cambiamenti che stiamo vedendo sono in linea con quello che abbiamo capito che sta accadendo nel sistema climatico».

E’ più che probabile che il riscaldamento globale svolga un ruolo decisivo nella diminuzione del ghiaccio marino che mette a rischio l’umanità e il pianeta. I ricercatori dicono che questa perdita di ghiaccio maino è avvenuto negli ultimi decenni: «C’è una tendenza declino a lungo termine del ghiaccio marino invernale- evidenzia Rong Zhang, un oceanografo del Geophysical fluid dynamics laboratory della  National oceanic and atmospheric administration UsA – «Quindi questo record più basso di questo inverno è una fluttuazione al culmine di un trend di declino a lungo termine».

La  Stroeve teorizza che Jonas, la super tempesta che ha colpito la costa orientale Usa a gennaio, abbia influito sulla diminuzione del ghiaccio marino artico e sta verificando i dati che verranno presentati in un rapporto imminente. «La tempesta ha portato aria calda e umida nell’Artico e soprattutto nei mari di Kara e di Barents – spiega la ricercatrice – Uno, avrebbe potuto essere abbastanza per prevenire la crescita di ghiaccio;  due, avrebbe aiutato a spingere il ghiaccio a nord verso i poli».

Si pensa che le tempeste insolitamente potenti come Jonas, aumenteranno con i cambiamenti climatici causati dall’uomo. Michael Mann, direttore del Earth System Science center della Pennsylvania  State University a gennaio aveva detto che «Per ora non c’è scienza peer-reviewed scienza che suggerisca che il cambiamento climatico porterà a produrre più di questi intensi blizzard nord-orientali, proprio per la ragione che stiamo vedendo questa massiccia tempesta: le temperature superficiali dell’oceano insolitamente calde dell’Atlantico».

Ma se questo tipo di proiezioni si dovessero rivelare realistiche, allora quella che alcuni scienziati chiamano una crescita anomala del ghiaccio potrebbe presto diventare la norma, influenzando tra l’altro l’estensone e a consistenza dell’altrettanto prezioso ghiaccio marino estivo che dipende dalla crescita del ghiaccio invernale.

La Stroeve conclude: «L’Artico si sta riscaldando in tutte le stagioni, e le maggiori delle perdite di ghiaccio stanno avvenendo in estate». Bisognerà quindi aspettare di vedere cosa ci riserva i 2016, già annunciato come nuovo anno record per il caldo.