Il ripristino delle foreste può ridurre la minaccia dei mega incendi?

Il Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi 2021-2030, gestito dall’United Nations

[2 Dicembre 2020]

Il  Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi 2021-2030, gestito dall’United Nations environment programme (Unep), dalla Fao e dai loro partner, riguarda gli ecosistemi terrestri, costieri e marini ed è un invito all’azione globale, che metterà insieme sostegno politico, ricerca scientifica e forza finanziaria per aumentare in modo massiccio il ripristino degli ecosistemi e i giganteschi incendi da record che hanno travolto il West Usa quest’anno dimostrano il pericolo derivante dal riscaldamento globale e dal declino dell’ecosistema, ma evidenziano anche le opportunità di ripristino delle foreste e del territorio per ridurre la minaccia di incendi catastrofici.

I cambiamenti climatici che stanno alterando i modelli delle precipitazioni stanno facendo anche allungare le stagioni degli incendi dal Mediterraneo all’Australia. Il caldo record e la siccità stanno letteralmente risucchiando l’umidità dagli alberi e dal sottobosco, mentre in alcune regioni si sta assistendo a temporali sempre più violenti con fulmini che possono diventare la scintilla di innesco dei mega incendi.

Secondo gli scienziati, il ripristino delle foreste e altre soluzioni naturali potrebbero fornire fino a un terzo della mitigazione necessaria per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C. Tim Christophersen, a capo della Nature for climate unit dell’Unep, «Tutto ciò che combatte il cambiamento climatico, incluso il ripristino e l’espansione della riserva di carbonio nelle foreste, aiuta a ridurre il rischio di incendi estremi».

Anche la tutela e il ripristino delle foreste su vasta scala possono anche contrastare più direttamente gli incendi estremi. Mentre, invecchiando, le foreste vergini possono diventare più biodiverse e meno inclini a prendere fuoco, il ripristino delle foreste degradate può aiutare ad accelerare il loro ritorno a una condizione più naturale.

Gli esperti dell’Unep sottolineano che «In molti ecosistemi forestali temperati, il ripristino dei modelli naturali di incendio è vitale. Questo significa porre fine all’obiettivo comune della prevenzione degli incendi a tutti i costi. I territori che bruciano ciclicamente contengono meno materiale infiammabile. Quando si verifica un incendio, risparmia gli alberi più grandi, rinvigorisce l’ecosistema ed è meno probabile che minacci le persone. Lasciare che gli incendi seguano il loro corso può essere il modo più efficace per ripristinare alcuni tipi di foresta, specialmente nelle aree remote. Vicino a città e villaggi, l’incendio gestito può essere più sicuro. È possibile accendere fuochi quando le condizioni meteorologiche e l’umidità del suolo facilitano il contenimento delle fiamme. Le foreste possono anche essere diradate a mano o con macchinari».

Cara Nelson, che insegna ecologia del restauro all’università del Montana, spiega che «Un incendio boschivo può agire come un meccanismo di autoregolazione. Nelle foreste adattatesi a frequenti incendi, ci rivuole il fuoco e questo significa che dobbiamo imparare a conviverci. I principi riparativi possono essere incorporati nelle strategie per difendere le proprietà nelle regioni a rischio di incendio. I residenti possono piantare piante autoctone resistenti al fuoco intorno alle loro case ed evitare le specie più infiammabili o esotiche che possono diventare invasive».

Ma dopo un mega inv cendi quelllo che può davvero aiutare è il ripristino della foresta. «In molte situazioni – ricorda l’UNep – gli ecosistemi forestali si riprenderanno rapidamente da soli, a seconda dell’intensità e degli impatti dell’incendio. In altri, gli interventi possono aiutare e guidare quel processo. Quando gli incendi spogliano i territori dalla vegetazione, i pendii delle colline sono vulnerabili a una massiccia erosione che può ostacolare il recupero di una foresta. La semina può ridurre il rischio di perdita di suolo e di smottamenti e proteggere le risorse idriche. L’utilizzo di erbe autoctone può bloccare i concorrenti invasivi. Laddove il fuoco ha danneggiato gli habitat di fauna selvatica rara, il reimpianto di specifici alberi e piante può aiutare le popolazioni target  a sopravvivere».  Per esempio, nell’Australia orientale, ad esempio, gli ecologisti stanno ri-introducendo il vischio nelle foreste utilizzate da un uccello in via di estinzione, il succiamiele del reggente (Anthochaera phrygia).

Il ripristino forestale può iniziare anche mentre un incendio è ancora in corso, sotto forma di pronto soccorso e riabilitazione per la fauna selvatica colpita. Fornire cibo alle specie le cui risorse naturali sono state distrutte possono aiutare a far sopravvivere gli animali autoctoni, così come i programmi per tenere sotto controllo i predatori invasivi.

Il reimpianto attivo è un obiettivo del ripristino del territorio forestale in alcune aree soggette a incendi. L’Unep fa l’esempio della regione portoghese dell’Algarve, dove un progetto punta a ricreare le fasce di  boschi di querce da sughero autoctone e resistenti al fuoco  tra le piantagioni commerciali più infiammabili di eucalipto e pino.

Il Portogallo è anche un esempio di come ridurre il rischio di incendi possa significare ripristinare il tessuto economico e sociale di intere regioni. Il nuovo piano nazionale di gestione degli incendi del paese mette insieme l ripristino naturale e sociale come uno dei suoi cinque pilastri. Le misure per prevenire gli incendi catastrofici includono una maggiore valorizzazione dei paesaggi rurali.

Peter Moore, esperto di incendi boschivi della Fao,  conclude: «Più persone devono interessarsi al ripristino e alla gestione di questi territori e per realizzarlo è necessario un maggiore sostegno da parte dei governi e delle imprese. Comunità rurali forti possono comprendere sia il valore che i rischi degli incendi».