Il primo inventario dei licheni delle Dolomiti

Dati riferibili a circa 1.750 specie, più della metà di quelle note per l’intero arco alpino

[9 Aprile 2024]

Nonostante il loro prezioso contributo al funzionamento degli ecosistemi e nonostante siano organismi molto sensibili ai cambiamenti climatici e all’inquinamento, i licheni sono infatti ancora relativamente poco conosciuti e vengono spesso esclusi dalle azioni di conservazione. Lo studio “The Dolichens database: the lichen biota of the Dolomites”, pubblicato su MycoKeys daun team di ricercatori delle università di Bologna, Trieste e Genova, presenta un database consultabile online, in continuo aggiornamento, che offre un inventario dei licheni delle Dolomiti: circa 75.000 dati riferibili a circa 1750 specie, più della metà di quelle note per l’intero arco alpino.

Il database nasce grazie al progetto Dolichens, coordinato dai lichenologi dell’università di Bologna  e Juri Nascimbene, professore di botanica sistematica al Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’UniBO, che ha coordinato lo studio, spiega che «Nonostante la regione dolomitica sia tra le aree italiane meglio conosciute ed esplorate dai lichenologici, fino ad oggi non esisteva una sintesi con dati consultabili pubblicamente. Ma inventari di questo tipo sono di estrema importanza per sviluppare ricerche in ambito naturalistico e promuovere la conservazione della biodiversità».

Il  lungo e complesso lavoro degli studiosi dell’UniBo (oltre a Nascimbene Luana Francesconi, Gabriele Gheza) dell’università di Trieste (Stefano Martellos, Matteo Conti e Pier Luigi Nimis) e dell’università di Genova (Chiara Vallese) è riuscito ad aggregare dati da numerose fonti dall’inizio del 1800 fino a oggi e Nascimbene spiega ancora che «E’ stata consultata tutta la letteratura disponibile, compresa la letteratura grigia come le tesi di laurea, che contengono dati non facilmente accessibili. Sono stati poi consultati e revisionati erbari storici di interesse locale e sono stati aggiunti anche i dati inediti provenienti dall’attività scientifica del nostro gruppo di ricerca».

Poi tutte le segnalazioni presenti nel database sono state accuratamente geolocalizzate, con una grande opera di georeferenziazione a posteriori.

Nascimbene sottolinea che «Ogni località di raccolta è stata individuata su mappa, assegnando così una coppia di coordinate, quando non presenti. Per i dati storici questa operazione si è rivelata una vera sfida: è stato necessario consultare mappe antiche, in quanto i toponimi sono frequentemente cambiati nel tempo o sono stati abbandonati».

L’area delle Dolomiti vanta una lunga tradizione di esplorazione lichenologica, che dura da ormai due secoli: i dati più antichi provengono dai campioni di erbario di Alberto Parolini (1788-1867), botanico italiano che esplorò soprattutto le Prealpi venete durante la prima metà del 1800. Si sono poi susseguiti alcuni altri studiosi che hanno prodotto preziosi cataloghi e raccolte. Fino agli anni ’80 del secolo scorso, quando il ritrovato interesse nazionale per la lichenologia ha portato a frequenti esplorazioni, attività di monitoraggio e collaborazioni con le aree protette e gli enti territoriali. Il complesso di tutti questi dati, storici e recenti, è confluito ora nel nuovo catalogo online curato dagli studiosi dell’Università di Bologna.

Nascimbene conclude: «Questo progetto non solo amplia il nostro sapere scientifico, ma promuove futuri studi volti alla conservazione e alla valorizzazione dei licheni. Avere a disposizione dati di due secoli di esplorazioni, con informazioni accurate sulla località di raccolta, ci fornisce infatti gli strumenti fondamentali su cui basare future ricerche di tipo biogeografico, tassonomico e floristico, finalizzate a comprendere a fondo le risposte dei licheni ai cambiamenti globali».