Il presidente del Parco che vuole abbattere i lupi

A Deidier non piace il progetto Wolfalps. Legambiente: ci chiediamo se sia adatto a ricoprire la presidenza del Parco Alpi Cozie

[11 Febbraio 2021]

In una lettera inviata nei giorni scorsi al direttore del Parco Alpi Marittime, ente capofila progetto LIFE Wolfalps, finanziato dall’Unione europea per proteggere i lupi, il nuovo presidente del Parco Alpi Cozie, Mauro Deidier ha scritto che «Pur in un’ottica di tutela del lupo da ogni possibile rischio di estinzione, sono però convinto che occorrerà̀ che Stato e Regione si pongano a breve il problema di analizzare la situazione ed attivare tutti gli interventi possibili per assicurare una gestione numerica sostenibile del predatore …d’altra parte la Francia insegna, attraverso l’esperienza di contenimento, attuata da un paio di anni, con i primi 98 esemplari di lupo abbattuti nelle aree di maggiori danni alle greggi, avendo applicato semplicemente le deroghe previste dalla direttiva habitat». Poi ha rincarato la dose rispondendo a chi, come Barbara Azzarà (M5S), consigliera con delega ai parchi e aree protette  della città metropolitana di Torino aveva definito «Inaccettabile le dichiarazioni del presidente del Parco Alpi Cozie, un’offesa nei confronti di operatori del progetto life e degli Enti parco».

La lettera contiene forti critiche e perplessità rispetto al progetto LIFE WolfAlps EU e al precedente, e concluso, progetto LIFE WolfAlps (2013-2018). Pubblicato sul sito Ruralpini, il documento è “uscito” dagli uffici cui era indirizzato, alimentando dibattiti e scambi di opinioni.

Poi Deider, accortosi forse di aver esagerato ha cercato maldestramente di rimediare: «Non è vero che chiedo un piano di abbattimento, i metodi possono essere molteplici. Per un eventuale contenimento del predatore nelle aree dove  più si rilevano predazioni occorre un percorso molto complesso della durata di anni che passa dalle regioni dal ministero e dall’ISPRA attraverso una deroga alla direttiva habitat 2000. Infatti i miei obiettivi indicati nella lettera al direttore Alpi Marittime sono i seguenti: che ci sia maggiore trasparenza nelle spese e negli incarichi previsti dal progetto Wolfalps , che vengano investite più risorse oltre che per la tutela anche per il sostegno alle attività pastorali, che si coinvolga di più Sindaci ed operatori del territorio, che si gestisca con maggiore forza il problema della ibridazione, che si evitino azioni per l’ ulteriore implementazione , che ci sia maggiore equilibrio nelle attività didattiche e di comunicazione sul progetto». In successive dichiarazioni Deidier ha dimostrato di essere un fan delle politiche francesi di “contenimento del lupo” che prevedono abbattimenti.

Oggi interviene Legambiente Piemonte Valle d’Aosta: «Le politiche di protezione della natura e le attività economiche possono convivere armoniosamente e con reciproco vantaggio se si garantiscono azioni e metodi che indichino soluzioni e azioni equilibrate. A questo lavoro son preposti i Parchi in una visione moderna che vede la conservazione della natura anche come opportunità di sviluppo sostenibile dei territori abitati. Esattamente il contrario di quanto sta facendo il Parco Alpi Cozie o almeno il suo Presidente che, attraverso una raffica di dichiarazioni, interviste e lettere inappropriate, nel giro di poche settimane è riuscito a “incendiare la prateria”, alimentando un conflitto ingiustificato – almeno nei toni e nei modi – tra le esigenze di tutela ambientale e gli interessi di alcune categorie economiche e gruppi di cacciatori».

Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, conclude: «Ci chiediamo se il profluvio di inaccettabili esternazioni del Presidente Deidier sul progetto Wolfalps rappresentino l’orientamento dell’intera Comunità del Parco e del CdA. Ci chiediamo se le azioni e i comportanti divisivi messi in atto siano consoni all’azione di un Presidente di Parco, se rispettino le leggi regionali e nazionali e i programmi Europei. Ci chiediamo se di fronte a questo insensato psicodramma l’Assessorato regionale competente e il Ministero dell’Ambiente non debbano intervenire per riportare il dibattito sul terreno del confronto civile e razionale e, soprattutto, nell’alveo della legge e dei programmi esistenti, leggi e programmi che tutti, a cominciare dal Parco, devono perseguire. Ci chiediamo infine se il Presidente Deidier possa continuare a occupare la posizione di presidenza o se non sarebbe bene indicare una diversa figura in grado di garantire l’equilibrato esercizio di compiti di indirizzo per la valorizzazione dell’immenso patrimonio naturalistico del Parco e delle opportunità di tutela e sviluppo che rappresenta».

Alle accuse di Deidier  ha risposto punto per punto anche il team di LIFE WolfAlps, rivendicando la trasparenza e obiettività che da sempre hanno guidato il progetto. Ecco cosa scrivono i ricercatori:

 

La prima perplessità riguarda i costi del progetto e la quantità di denaro dedicata al lupo. 

È vero: sia il LIFE WolfAlps che il LIFE WolfAlps EU sono progetti di grandi dimensioni in termini di numero di partner, personale coinvolto, estensione dell’area di intervento, e pertanto costosi.

È altrettanto vero che i fondi sono stati chiesti e ottenuti superando una rigorosa procedura selettiva condotta dall’Unione Europea, concorrendo con moltissime proposte progettuali. I finanziamenti rientrano nel programma LIFE, lo strumento finanziario dell’Unione Europea per l’ambiente. L’UE stanzia diversi fondi destinati a finanziare diverse attività sul territorio. Le attività agricole hanno a disposizione il Fondo Europeo Per lo Sviluppo Rurale, e il Fondo europeo agricolo di garanzia, fondi strutturali che sostengono le attività agricole attraverso la PAC e i piani di sviluppo rurale. Allo stesso modo, le attività di tutela ambientale hanno lo strumento LIFE. Ecco perché i fondi LIFE non sono direttamente a sostegno delle attività economiche.

Nel progetto LIFE WolfAlps EU il mondo agricolo occupa comunque un posto importante, quale strategico interlocutore per la costruzione di una convivenza tra lupo e attività agrosilvopastorali e proprio per questo si articola in una serie di linee di intervento sul territorio. Non a caso il titolo completo del progetto sia “Azioni coordinate per migliorare la coesistenza fra lupo e attività umane a livello di popolazione alpina”.

Un impegno che è soprattutto concretezza: le Squadre di Pronto Intervento istituite nell’ambito del progetto hanno proprio lo scopo di aiutare gli allevatori nella  prevenzione degli attacchi, nel reperimento e la messa in opera di sistemi di prevenzione, nel corretto utilizzo dei cani da guardiania, ma anche nell’assistenza all’accesso alle misure di indennizzo e supporto alla prevenzione.

Non solo. Il progetto mira a un diretto coinvolgimento di chi vive sul territorio e si confronta a vario titolo con il lupo, lavorando quotidianamente alla creazione di relazioni che valorizzino il potenziale di queste persone attraverso lo sviluppo di piattaforme di dialogo.

E poi c’è stata (e ci sarà) la promozione dei prodotti e delle attività degli allevatori che lavorano, con costi e fatica maggiori, nei territori di presenza del lupo, la Via dei Formaggi e lo studio preliminare per l’utilizzo della lana, commissionato proprio su sollecitazione degli allevatori.

Perché l’Unione Europea finanzia progetti sul lupo?

Il lupo è una specie protetta da leggi nazionali ed europee. La Direttiva Habitat (92/43/CEE), recepita dall’Italia con DPR 357 dell’8 settembre 1997, colloca il lupo tra le specie la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (allegato B) e tra le specie prioritarie, di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa (allegato D), impegnando gli Stati Membri ad assicurare uno “stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario”.  Per tali ragioni, la specie risponde ai requisiti del finanziamento LIFE Natura e Biodiversità.

Ma serve pagare tanti collaboratori? Come sono selezionati? 

Gli Stati membri dell’Unione hanno l’obbligo di monitorare le specie presenti nella Direttiva Habitat e di rendicontare tali attività, e come abbiamo visto il lupo è tra le specie che la in direttiva obbliga a monitorare e rendicontare. Monitorare un animale elusivo e che usa grandi spazi come il lupo è impegnativo e costoso. Il Life WolfAlps ha avuto il grande (e premiato) merito di aver uniformato il monitoraggio su scala alpina italiana, utilizzando un approccio che è stato mutuato da ISPRA per la messa a punto del piano di monitoraggio su scala nazionale, proprio in questi mesi in fase di attuazione.

E quindi sì, serve molto personale, superiore a quello già presente negli Enti coinvolti, ma le opportunità di lavoro che si vengono a creare sono coperte dai fondi LIFE europei e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi del progetto. E non parliamo solo dei tecnici che si occupano del monitoraggio, ma anche dei  veterinari che svolgono attività a supporto dei pastori e del personale per la comunicazione. Tutte le procedure selettive sono fatte da Enti pubblici, con procedure trasparenti. Come lo stesso Presidente Deidier afferma nella sua lettera, “non è ipotizzabile assolutamente una irregolarità o illegittimità dei bandi”. Se questa è una garanzia, il valore aggiunto dei LIFE è il poter testare e mettere a punto delle pratiche che poi restano alla comunità anche dopo la fine del progetto. Tanto sforzo, tante risorse, ma con lo scopo di un miglioramento duraturo e dello sviluppo di buone pratiche che lascino il segno.

È vero che il progetto manipola le informazioni?

Nella lettera si fa riferimento, come esempio di manipolazione delle informazioni, alla relazione sul tema della comunicazione presentata alla conferenza conclusiva del progetto LIFE WolfAlps. Sappiamo tutti come possa essere fuorviante estrapolare alcune frasi o parole dal loro contesto: si rischia di distorcere il messaggio. Come è chiaramente successo in questo caso. Per tale ragione invitiamo chi volesse farsi un’opinione autonoma a riascoltare quell’intervento, non esente da toni ironici, anche un po’ provocatori. Il “lavaggio del cervello” non è stato certo il fine delle tante attività educative sviluppate negli anni passati, e ciò è confermato anche dal programma di lavoro di LIFE WolfAlps EU, che nei prossimi mesi vedrà il coinvolgimento di esperti di varia estrazione che interverranno nelle scuole per parlare con bambini e ragazzi. Non saranno solo i biologi e i tecnici faunistici a portare la loro testimonianza, ma anche rappresentanti del mondo rurale, venatorio e ambientalista.

Il programma Alpine Young ranger ha lo scopo di promuovere una sensibilità verso le tematiche ambientali nelle giovani generazioni, intendendo l’ambiente a 360°.

È vero che il lupo sta aumentando in modo spropositato e le informazioni su questo non sono trasparenti? 

Tutte le stime ottenute nei programmi di monitoraggio del LIFE WolfAlps sono state pubblicate sul sito. L’ultimo rapporto disponibile, è effettivamente quello del 2018, ma attenzione: come si può leggere nelle linee guida gli anni delle stime non sono quelli solari, ma quelli funzionali alla biologia della specie, e quindi vanno dal primo maggio al 31 aprile dell’anno successivo. È vero che mancano le stime per il 2018-2019, e per il 2019-2020, ma in questi periodi, in assenza di risorse dedicate, non è stato svolto nessun monitoraggio sistematico a livello alpino, ma solo locale. Il nuovo monitoraggio è ripreso lo scorso autunno 2020 (ahinoi sappiamo che nel 2020 molte attività hanno dovuto riadattare le tempistiche) in concomitanza con il piano di monitoraggio nazionale coordinato da ISPRA.

Il monitoraggio è, come abbiamo già detto, un’attività molto impegnativa ma necessaria proprio per guidare le scelte gestionali. Il progetto LIFE WolfAlps EU usa criteri molto rigorosi che permettono stime precise su grande scala. Lo scopo è proprio quello di raccogliere dati solidi e oggettivi a supporto di eventuali strategie gestionali o di conservazione.

Lo mappe di idoneità e distribuzione potenziale del lupo sulle Alpi rappresentano una tecnica diffusamente applicata negli studi sull’ecologia della specie e della sua biologia. L’elaborazione di queste mappe e il confronto con la distribuzione effettiva della specie non vuol dire “fare il tifo perché il lupo ritorni nei territori che hanno caratteristiche adatte a ospitare la specie”, serve piuttosto a prevedere dove è più probabile che la specie ritorni nel breve e medio periodo, fornendo strumenti gestionali per gestire gli scenari futuri.

Ma è vero che il WolfAlps EU non si occupa della gestione degli ibridi lupo-cane?

Il problema dell’ibridazione tra cane è lupo è diffuso su tutto il territorio italiano, dove è stato oggetto di altri progetti europei specifici sull’argomento, Ibriwolf in Toscana e Mirco Lupo in Emilia e Abruzzo. Il progetto LIFE WolfFAlps EU ha una azione specifica su questo. Se Francesca Marucco ha dichiarato nel suo intervento al MUSE che “tocca ai sindaci ed ai comuni gestire i singoli casi”, è perché la gestione dei cani, siano essi padronali o vaganti è, per la legge italiana, affidata interamente alle amministrazioni comunali, non ci sono allo stato normativo attuale strumenti di gestione del randagismo che possano essere affidati ad altre amministrazioni. Per quanto riguarda gli ibridi, di fatto, non sono inquadrati dal punto di vista legale né come cani né come lupi, il che rende la questione più complessa di quanto si potrebbe pensare.

Se il lupo è causa dell’abbandono delle montagne e delle attività rurali, questo porta a una perdita di biodiversità?

Andiamo con ordine. L’abbandono delle aree rurali, in particolare le terre alte, è un problema comune in tutta la penisola, e in generale all’Europa. L’esodo dalla montagna italiana è iniziato, paradossalmente, proprio quando il lupo si è estinto, intorno agli anni ‘20 del Novecento. I motivi dell’abbandono sono da cercare dell’evoluzione dell’economia e della società. Semmai il ritorno del lupo è il risultato dell’abbandono ed è anche per questo che diventa il simbolo – detestato – dell’ inselvatichimento di molte zone.

Restringendo il focus sui danni che il lupo causa al comparto zootecnico in montagna, un’indagine che ha coinvolto circa 300 allevatori di montagna della Provincia di Cuneo svolta nel 2014 ha indicato come criticità principali dell’attività le scelte politiche europee (44,1% degli intervistati). La presenza dei predatori è la classica, importante, goccia che fa traboccare il vaso, andandosi a sommare alle altre condizioni difficili delle piccole realtà. Lo scopo delle attività previste in WolfAlps EU è proprio quello di creare un supporto per rendere più tollerabile la presenza del lupo, in modo che sia compatibile con una conduzione dignitosa e remunerativa della propria attività.

È senz’altro vero che all’abbandono dei pascoli e dei coltivi corrisponda una riforestazione del territorio. Questo desta un dibattito anche nel mondo scientifico sulle conseguenze dei cambiamenti ambientali sulla biodiversità. Ma che l’abbandono dei pascoli possa essere addebitato interamente alla presenza del lupo è una visione distorta della realtà di forte trasformazione socio economica che le zone rurali vivono.