I cani maremmani salvaguardano i mezzi di sussistenza e la biodiversità in Australia

I maremmani creano un paesaggio di paura per le volpi rosse che attaccano il bestiame

[15 Marzo 2024]

Lo studio “Livestock guardian dogs establish a landscape of fear for wild predators: Implications for the role of guardian dogs in reducing human–wildlife conflict and supporting biodiversity conservation”, pubblicato su Ecological Solutions and Evidence da un team di ricercatori dell università della Tasmania, del Queensland e Australian National University e di  Zoos Victoria, ha rivelato come i cani da guardia del bestiame (Livestock Guardian Dogs – LGD) stiano modificando il comportamento dei predatori e sostenendo così gli sforzi di conservazione.

Infatti, lo studio dei ricercatori australiani  evidenzia «Il ruolo chiave dei cani da guardianìa, in particolare dei cani pastore maremmani, nel rimodellare il comportamento della volpe rossa nel Victoria nord-orientale».

Originariamente allevati secoli fa nell’Italia centrale per aiutare i pastori a tenere i lupi lontani dai loro greggi, l’utilizzo dei maremmani è diminuito quando i predatori sono scomparsi e i proprietari di bestiame si sono rivolti a soluzioni più moderne – armi da fuoco e veleni – per eliminare quelli che restavano, fino quasi a portare all’estinzione i lupi in Italia.  Come ricorda Anthropocene, «La possibilità di utilizzare un predatore per spaventare altri predatori è vecchia di secoli, come illustrano le origini dei cani maremmani. Dinamiche simili si osservano in natura, dove i predatori dominanti come i leoni possono spaventare gli animali più piccoli che potrebbero competere per la preda».

Ma, almeno nel caso dei cani da guardia e delle volpi rosse – importate in Australia dagli europei e diventate un grosso problema per la fauna autoctona – , la dinamica esatta non era chiara. E si tratta di dettagli che contano. Per comprendere meglio questa interazionei ricercatori hanno studiato greggi di pecore nell’Australia meridionale dotati di GPS, fotocamere con rilevamento di sensori e numerosi colli di pollo crudi.

I localizzatori GPS sono stati applicati a dei maremmani che fanno la guardia a 1.000 pecore merino in un ranch e a 6.000 animali in un altro. Le telecamere sono state posizionate intorno alle proprietà del ranch dove pascolavano le pecore, così come in altri due ranch senza cani da guardia che facevano affidamento su misure più convenzionali per combattere le volpi come recinzioni ed esche avvelenate. I colli di pollo sono stati sepolti nei vari ranch in buchi profondi, con telecamere puntate su di loro. Ogni buco conteneva 7 colli di pollo, che piacciono molto alle volpi rosse, ciascuno sepolto a una profondità diversa.

Mettendo insieme movimenti dei cani tracciaticol GPS e le posizione delle volpi filmate dalle telecamere, i ricercatori sono stati in grado di vedere quanto i due animali si sovrapponevano e i risultati hanno mostrato che, sebbene le volpi fossero più rare quando erano presenti i cani, non erano scomparse del tutto. Ma la frequenza delle volpi nei dintorni delle fattorie presidiate dai maremmani è calata almeno del 25%.

Il test sui colli polli, nel frattempo, ha rivelato che anche  se i cani non avessero avuto bisogno di affrontare direttamente le volpi, quest’ultime evitavano s di sostare nei luoghi frequentati più spesso dai cani: le volpi erano più ombrose e riluttanti a scavare in profondità nelle buche per estrarre più colli di pollo.

I maremmani avevano creato quello che gli scienziati chiamano “paesaggio della paura”, nel quale le volpi sono più nervose e riluttanti ad impegnarsi in comportamenti di caccia che le rendono più vulnerabili.

Secondo la principale autrice, Linda van Bommel della School of Natural Sciences dell’università della  Tasmania, dell’Australian National University e di Zoos Victoria,  «Lo studio mostra che, da un punto di vista ecologico, l’effetto dei cani da guardianìa sulle volpi è simile a un paesaggio di paura imposto dai grandi predatori selvatici. Questo dimostra che possiamo usare questi cani per aiutarci a gestire l’impatto dei predatori in molte situazioni diverse. Proteggendo il bestiame, i cani da guardianìa possono aiutare a mitigare il conflitto tra agricoltori e predatori, offrendo un’alternativa umana ed efficace ai metodi di controllo letali».

All’università della Tasmania sottolineano che «Fondamentalmente, lo studio dimostra che i maremmani consentono ai predatori selvatici di coesistere con l’allevamento».

Uno degli autori dello studio, Christopher Johnson dell’università della Tasmania e di di Zoos Victoria, ricorda che «In altre parti del mondo, i predatori che uccidono pecore e altro bestiame sono spesso specie rare e minacciate. I governi e gli ambientalisti vogliono proteggerli, ma questo crea conflitto con gli allevatori. Il nostro studio dimostra che i cani da guardia consentono al bestiame e ai predatori selvatici di condividere gli stessi territori senza conflitti».

Ma lo studio mostra anche che l’utilizzo dei cani da guardianìa potrebbe comportare una minore predazione sulle specie autoctone, il che potrebbe aiutare a sostenere gli sforzi per preservare la biodiversità unica dell’Australia.

Johnson spiega che «Se le volpi sono più caute e trascorrono meno tempo a cacciare quando sono presenti i maremmani, questo significa che le specie di piccoli animali selvatici minacciati dalle volpi dovrebbero essere più sicure nei luoghi in cui sono presenti i maremmani. Pertanto, gli allevatori di pecore saranno in grado di mantenere una maggiore biodiversità nelle loro imprese agricole se utilizzano li maremmani per proteggere le loro pecore».

E mentre le volpi rosse sono una specie invasiva in Australia, dinamiche simili potrebbero avvantaggiare i predatori autoctoni in ​​altri luoghi come in Portogallo che hainiziato a promuovere i cani da guardia come un modo per cercare di ridurre i conflitti tra allevatori e lupi in via di estinzione. Per molti è una svolta insolita che l’aggiunta di più creature con le zanne in un territorio possa avvantaggiare sia i predatori che alcune delle loro prede.

La van Bommel  è convinta che oltre a ridurre i conflitti tra allevatori e predatori, i cani da guardianìa possono anche migliorare il benessere del bestiame e diminuire lo stress nelle comunità rurali e conclude: «La presenza dei cani da guardianìa dà tranquillità agli allevatori, sapendo che è improbabile che si verifichino attacchi di predatori al bestiame. Questo allevia lo stress sia per il bestiame che per i proprietari di bestiame, contribuendo a migliorare il benessere degli animali e la sostenibilità delle aziende agricole».