Gli uccelli tropicali potrebbero tollerare il riscaldamento globale meglio del previsto

Il vero pericolo è la frammentazione delle foreste che colpisce maggiormente gli uccelli insettivori

[18 Marzo 2024]

Ci aspettiamo che gli animali tropicali sopportino un certo grado di caldo, ma non sbalzi di temperatura e questo sembra essere vero per gli  ectotermi – animali “a sangue freddo” – come anfibi, rettili e insetti, ma lo studio “Equivocal support for the climate variability hypothesis within a Neotropical bird assemblage”, pubblicato su Ecology da un team di ricercatori delle università statunitensi dell’’Illinois – Urbana-Champaign, Montana e George Mason, sugli endotermi “a sangue caldo”, ha scoperto che «Gli uccelli tropicali possono gestire bene le variazioni termiche».

Uno degi autori dello studio, Jeffrey Brawn, professore emerito del Department of natural resources and environmental science (NRES) del  College of agricultural, consumer and environmental sciences (ACES) dell’università dell’Illinois, spiega che «Abbiamo testato l’ipotesi della variabilità climatica, che prevede che gli organismi non siano in grado di gestire la variazione perché non l’hanno vista nel corso del loro tempo evolutivo. Questo potrebbe essere vero per gli ectotermi, ma non ci sono ancora prove per gli uccelli dei neotropici. Ora sappiamo che sono in grado di gestirle».

Il cambiamento climatico può aumentare la temperatura media annuale nei tropici, così come nei microclimi come i margini delle foreste o le chiome degli alberi. Lo studio fornisce una certa rassicurazione sul fatto che, almeno per quanto riguarda la temperatura, gli uccelli tropicali dovrebbero stare bene.

Brawn sottolinea che si tratta di una scoperta importante: «Da soli, i Neotropici ospitano il 40% delle specie di uccelli del mondo. Chiunque abbia a cuore gli uccelli dovrebbe preoccuparsi di quel che accade ai tropici. Inoltre, gli uccelli sono importanti per l’integrità complessiva dei sistemi forestali tropicali, poiché tengono a freno le popolazioni di insetti che potrebbero danneggiare gli alberi».

Brawn e l’autore principale del nuovo studio, Henry Pollock, che ha svolto ricerche post-dottorato all’NRES e che ora è direttore esecutivo del Southern Plains Land Trust, avevano già dimostrato  con il precedente studio “Heat tolerances of temperate and tropical birds and their implications for susceptibility to climate warming”, pubblicato nel 2022 su Functional Ecology che sia gli uccelli dei climi temperati che quelli tropicali possono resistere a temperature estreme, smentendo l’ipotesi della variabilità climatica tra le latitudini. Il nuovo studio quanto e se la variazione all’interno degli habitat sia importante per gruppi specifici di uccelli tropicali.

All’università dell’Illinois fanno notare che «Molti uccelli tropicali trascorrono la vita nel sottobosco della foresta. I loro grandi occhi suggeriscono che sono ben adattati al buio, dove le temperature rimangono relativamente fresche e stabili. Al contrario, altri gruppi di uccelli sfrecciano tra la chioma della foresta e il suolo, o dentro e fuori dagli spazi e dai margini della foresta». Pollock aveva ipotizzato che questi ultimi uccelli potrebbero avere una maggiore tolleranza alle fluttuazioni di temperatura rispetto alle specie che vivono nel sottobosco.  Per capire se fosse vero, a Panama ha catturato uccelli appartenenti di 89 specie e, grazie alla respirometria, ha misurato i loro tassi metabolici in un range di temperature. Gli uccelli sono stati raffreddati in modo sicuro e riportati nei loro habitat dopo i test. Pollock ha anche utilizzato i dati delle stazioni meteorologiche a lungo termine dello Smithsonian Tropical Research Institute per documentare le differenze di temperatura nei microclimi forestali e ora dice che «Se si misura la temperatura in un’area aperta rispetto a quella nella foresta, ci sono grandi differenze. Ma non abbiamo trovato alcuna prova che tali differenze si traducano in una maggiore tolleranza alla temperatura tra i gruppi di uccelli tropicali».

Osservazioni a lungo termine indicano che la frammentazione in aumento delle foreste tropicali porta alla diminuzione di alcuni gruppi di uccelli diminuiscano e che gli uccelli insettivori del sottobosco sono tra i più colpiti. Per decenni, gli ornitologi tropicali hanno creduto che la ristretta tolleranza alla temperatura potesse essere la causa del declino degli uccelli del sottobosco, ma il nuovo studio suggerisce il contrario.  Pollock avverte però che lo studio «Ha misurato solo un aspetto dell’ambiente termico di un organismo. Nel mondo reale, la temperatura non aumenta in modo isolato; solitamente, quando la temperatura aumenta, aumenta anche la radiazione solare. Entrano in gioco anche l’umidità e le precipitazioni. E tutte queste cose fanno parte dell’equazione con la perdita di habitat e il cambiamento climatico».

Però, la variabilità climatica e il microclima sembrano non essere tra le cause del declino degli uccelli tropicali e Pollock conclude: «Al giorno d’oggi, ci sono pochissime buone notizie per gli uccelli tropicali, ma è confortante il fatto che abbiamo eliminato un fattore che potrebbe andare storto con il cambiamento climatico. In realtà non è una sorpresa; gli uccelli sono molto adattabili. La tolleranza al caldo da sola presenta una situazione incompleta, ma questa è un’ulteriore prova empirica che, se dovesse diventare più caldo, gli uccelli tropicali potrebbero essere in grado di tollerare un certo livello di caldo».