Gli animalisti colombiani si oppongono all’eradicazione degli ippopotami di Pablo Escobar (VIDEO)

Gli operatori del narco-turismo: «Gli ippopotami non sono più africani, sono colombiani»

[21 Febbraio 2022]

Dopo che il ministro dell’ambiente della Colombia, Carlos Eduardo Correa, ha annunciato che gli ippopotami che appartenevano al narcotrafficante colombiano Pablo Escobar, e che vengono chiamati “hipopótamos de la cocaína”,  saranno dichiarati una specie aliena invasiva da una legge sarà firmata nelle prossime settimane, si sono subito sollevate le proteste di alcuni animalisti e di parte della popolazione locale che vede negli ippopotami fuggiti dallo zoo dl boss della cocaina un’attrazione turistica.

Il governo di destra colombiano ha detto che creerà, insieme a un team di esperti, un piano di controllo per la specie africana nel dipartimento di Antioquia. Attualmente gli ippopotami di Escobar sono circa 130 ma, secondo la previsioni, se la loro proliferazione non verrà tenuta sotto controllo, potrebbero arrivare a 400 entro 8 anni e a quasi 1.500 entro il 2040.
Il ministro ha spiegato che «Si parla di tante azioni che si possono fare, ma sarebbe da irresponsabili anticipare quale sarà quel piano di gestione. Si parla di castrazione , di sterilizzazione , di togliere la vita ad alcuni esemplari. Qui, quello che conta è il rigore tecnico e scientifico con cui vengono prese queste decisioni. Le comunità della zona saranno consultate nella creazione del piano di controllo».

Ma una parte della popolazione del Comune di Puerto Triunfo, a nord di Bogotá, dove si trova l’Hacienda Napoles, che apparteneva a Escobar e che è diventata un’attrazione per centinaia di narco-turisti legati al mito nero di “El Capo”, ucciso dalla Polizia nel 1993, è contraria a inserire gli ippopotami di Escobar nell’elenco delle specie invasive. Alcune persone affermano di essere abituate alla presenza di ippopotami, si oppongono non solo alla loro eradicazione ma anche alla sterilizzazione e hanno detto che protesteranno duramente sia se verrà davvero ordinato di eliminarli gradualmente o di eradicarli velocemente.

Ad appoggiare queste persone – in gran parte legate al narco-turismo del quale gli ippopotami sono il simbolo evidente di potenza e impunità – ci sono anche animaliste come Isabel Romero Jerez che ha detto: «Da lontano fanno leggi. Viviamo con gli ippopotami qui e non abbiamo mai pensato di ucciderli. Gli ippopotami non sono più africani, sono colombiani. In Africa questi animali rappresentano un grande pericolo per l’uomo, ma in Colombia si sono registrati solo pochi feriti».

Mentre in Africa gli ippopotami, territoriali, irascibili e in grado di correre molto più velocemente di un uomo, sono il mammifero che fa più vittime umane, diversi abitanti di Puerto Triunfo assicurano che gli hipopótamos de la cocaína «Sono docili e molto facili da domare».

Ma gli scienziati avvertono che gli ippopotami in Colombia non hanno un predatore naturale e rappresentano un problema per la biodiversità perché le loro  feci cambiano la composizione dei fiumi e potrebbero avere un impatto disastroso sull’habitat di lamantini e capibara. Uno studio sul quale si basano alcune delle considerazioni del ministero dell’ambiente colombiano conclude che «In uno scenario di cambiamento climatico e  con un aumento delle condizioni equatoriali, un clima ideale per la specie, aumenterebbe la loro dispersione nel Paese, con un potenziale di sovrapposizione della loro nicchia ecologica con specie autoctone, aumentando il rischio di una potenziale competizione per le risorse».

E gli specialisti ritenevano che il trasferimento o la sterilizzazione degli hipopótamos de la cocaína non fosse già più fattibile quando erano tra  80 e 100 esemplari. Se la popolazione di hipopótamos de la cocaína venisse lasciata crescere incontrollata, nel 2040 potrebbe aver causato danni ambientali irreversibili, sarebbe troppo numerosa e probabilmente avrebbe colonizzato alti fioumi della Colombia.

Nonostante quel che dicono animalisti e operatori del narco-turismo, la moltiplicazione degli ippopotami di Escobar è già diventata un grosso problema per la flora e la fauna autoctone: l’urina e le feci prodotte dagli ippopotami contengono batteri pericolosi sia per gli altri animali che per gli esseri umani e, a a causa della sua aggressività, la presenza di questo animale è già diventata un pericolo per le persone.

Gli esperti ritengono che il trasferimento potrebbe essere stato fattibile 30 anni fa, quando c’erano solo 4 ippopotami, mentre la sterilizzazione avrebbe potuto essere efficace se fossero state disponibili subito le risorse economiche per realizzarla, ma ora non resta altro da fare che l’abbattimento e l’eradicazione completa hipopótamos de la cocaína.

Come ha detto l’ambientalista Nataly Castelblanco-Martínez: «Ora l’unica opzione rimasta è quella più dolorosa. A nessuno piace l’idea di sparare a un ippopotamo, ma dobbiamo accettare che nessun’altra strategia funzionerà. Gli ippopotami assumono risorse necessarie a centinaia di altri animali in via di estinzione in Colombia e la loro presenza distrae anche i funzionari dal trattare altre specie invasive».

Il ricercatore David Echeverri López ritiene che «Ci deve essere una soluzione migliore del sacrificio totale di questi animali che sono diventati un emblema per un’intera comunità», ma poi sottolinea che «Il tempo stringe». Peer questo ha proposto di sterilizzare o trasferire i circa 50 ippopotami nel lago vicino all’Hacienda Napoles e di sopprimere solo quelli che si sono allontanati dalla zona». Ma sterilizzare gli hipopótamos de la cocaína è molto complicato e lo stesso Echeverri ammette: «Ho lavorato per molti anni per capire il problema e trovare soluzioni, ma il problema continua a ripetersi ancora e ancora. L’unica cosa che cambia è il numero di ippopotami».

E ora gli scienziati – sia i gradualisti che gli eradicatori – si trovano di fronte un gruppo di persone che è convinta che contro gli ippopotami “buoni” di Escobar non bisogna fare proprio nulla, permettendo loro di moltiplicarsi e espandersi nei fiumi e nei laghi della Colombia.