Eradicazione dei fagiani a Pianosa: botta e risposta tra Arci Caccia e presidente del Parco Nazionale

I cacciatori: è sterminio. Sammuri: non è vero, più 1.100 fagiani catturati e distribuiti gratuitamente alle ATC toscane

[6 Febbraio 2019]

II 29 Gennaio Arci Caccia nazionale aveva annunciato: «Giungono alla nostra Associazione numerose segnalazioni provenienti da cacciatori indignati da quanto starebbe succedendo sull’Isola di Pianosa. Sul web, infatti, starebbero circolando testimonianze riguardo all’abbattimento massiccio di esemplari di fagiano. Questi animali sono esemplari nati e cresciuti allo stato naturale, una risorsa inestimabile, che potrebbe, una volta reimmessa in altre aree protette sulla terra ferma, aiutare a reinsediare popolazioni stabili di fagiano. Sull’isola si è deciso di eradicarne la popolazione, per reinsediare il ceppo italico di pernice rossa. Una  decisione dietro a cui, oltre a nobili ideali scientifici, starebbero più terreni finanziamenti europei. Purtroppo, dopo averne catturati una piccola parte, si è deciso di accelerare i tempi dell’eradicazione, sperperando un patrimonio faunistico prezioso come l’oro».

L’Associazione di cacciatori (che all’Elba e nell’Arcipelago conta numeri esigui rispetto all’egemone Federcaccia) conclude: «Il nostro no a questa operazione è categorico, per Arci Caccia questo spreco di risorse è inaccettabile. Inoltre, ci viene spontaneo farci una domanda: dove sono gli animalisti quando servono? Se la prendono solo con i cacciatori? Davvero non hanno niente da dire sull’argomento? Aspettiamo una risposta».

A parte che gli animalisti si sono occupati più volte – esprimendo netta contrarietà – dei progetti dell’eradicazione delle specie aliene a Pianosa e nelle altre isole dell’Arcipelago Toscano, ad Arci Caccia è arrivata la risposta del presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di Federparchi, Giampiero Sammuri, che scrive: «Devo dire che sono rimasto molto sorpreso della nota scritta dall’Arci Caccia sulla questione dei fagiani di Pianosa. Forse perché l’Arci Caccia con cui ero abituato ad interloquire io, per decenni e fin dai tempi del compianto Fermariello, non avrebbe mai scritto una nota del genere sentendo solo una campana, magari quella di un cacciatore che vive a 300 chilometri di distanza da Pianosa e non c’è nemmeno mai stato. Qualche dirigente dell’associazione avrebbe chiamato al telefono l’ente interessato ed avrebbe chiesto spiegazioni, salvo poi uscire pubblicamente anche con una dura critica, se le argomentazioni non fossero stati convincenti. Mi sembra di sentire ancora nelle orecchie la voce del Presidente Veneziano che mi chiamava al telefono e mi diceva “Giampiè, mi dicono i miei che….”. Ma ora sono i tempi dei social, delle fake news, degli annunci, della comunicazione istantanea. In questo contesto rispondo sulle questione con un colpevole ritardo di qualche giorno….».

Sammuri parte dall’inizio: «La funzione primaria di un parco è la conservazione della natura o, detto i termini più moderni, della biodiversità. In questo contesto le specie animali non sono tutte uguali: ci sono quelle che sono in via di estinzione, quelle minacciate, quelle rare, quelle comuni, quelle invasive, quelle aliene o alloctone. È vero che ci sono taluni che danno lo stesso valore ad un piccione, ad  un gabbiano reale, ad una nutria, all’orso marsicano, o per venire all’arcipelago toscano alla berta minore o al gabbiano corso, ma le leggi italiane, le direttive europee, gli accordi internazionali e la scienza ci dicono che non è così. Peraltro, i cacciatori dovrebbero essere abbastanza esperti dei diversi valori delle specie, visto che per tantissimi anni hanno definito “nocivi” i predatori o gli opportunisti (volpi, cornacchie, uccelli rapaci) che venivano abbattuti sistematicamente per “salvaguardare” lepri e fagiani che dovevano essere sempre  abbondanti per garantire carnieri importanti quando apriva la caccia».

Dopo aver rifilato qualche stoccata ad Arci Caccia il presidente di Federparchi passa alla ragione del contendere: i fagiani. «Ovviamente dal punto di vista della conservazione della biodiversità è una specie di nessun valore – dice Sammuri – In Italia è una specie cosiddetta “parautoctona” in quanto introdotta in tempi lontani. Non è una specie invasiva (come ad esempio la nutria) e normalmente  non necessita quindi di interventi di riduzione numerica salvo che nelle piccole isole come Pianosa e tra breve ne spiegherò il perché. Il fagiano ha indubbiamente un notevole interesse per la caccia e, da quel punto di vista, anche un valore economico. Perché il parco sta eradicando il fagiano da Pianosa? Non certo per reinsediare il ceppo autoctono di Pernice rossa (ammesso che esista ancora) perché è tutto da dimostrare che la Pernice sia stata presente naturalmente sull’isola. Anzi, parallelamente al fagiano si sta eradicando anche la popolazione ibrida di Pernice, introdotta in tempi relativamente recenti. Il motivo dell’eradicazione sta invece nella ricostituzione di un ecosistema il più possibile vicino alle condizioni naturali. Pianosa, come altre piccole isole del mediterraneo, ha un’importanza  straordinaria per le migrazioni degli uccelli. Le piccole isole sono delle vere e proprie “zattere” dove i migratori, stremati e denutriti da lunghi percorsi, possono fermarsi per alimentarsi e recuperare le forze. La facilità o difficoltà ad alimentarsi velocemente è un fattore che ha un’incidenza notevole sulla sopravvivenza dei migratori. I fagiani che stanno sull’isola (ma anche gli ibridi di Pernice) sono straordinari competitori alimentari dei migratori, proprio durante il picco della migrazione primaverile e sia nei confronti degli uccelli granivori, da parte dei fagiani adulti, che di quelli insettivori da parte dei giovani fagiani».

Detto questo Sammuri sottolinea: «Non capisco cosa vuol dire l’Arci Caccia quando afferma “oltre a nobili ideali scientifici, starebbero più terreni finanziamenti europei” . Voglio ignorare, se mai ci fosse, un sottinteso di cattivo gusto, essendo ovvio che da tali progetti non deriva  nessun beneficio economico per il presidente, i membri del consiglio direttivo, il direttore o i dipendenti del parco.  I finanziamenti europei si ottengono se i progetti presentati  sono coerenti con gli indirizzi delle direttive. Ottenere un finanziamento per un progetto LIFE, come nel caso specifico, è una cosa difficilissima e la selezione è severa. Sono pochi i progetti approvati dall’Ue rispetto a quelli presentati, e la priorità viene data agli interventi di eradicazione di specie aliene: si consideri che dal 1992 ad oggi sono stati finanziati 265 progetti LIFE dì questo tipo. Quindi il progetto ha l’obbiettivo dell’eradicazione del fagiano che, come detto, è una specie di nessun interesse dal punto di vista della conservazione. Però, proprio perché, invece, da altri punti di vista può avere un interesse, l’Ente ha cercato, nei limiti del possibile, di catturare animali. Infatti all’inizio delle operazioni oltre 1.100 fagiani sono stati catturati e distribuiti gratuitamente alle ATC toscane (Livorno, Grosseto, Pistoia, Lucca, Firenze). Considerato che un fagiano di cattura ha un valore di mercato di circa 80 – 110 €  il parco ha  distribuito alle ATC  fagiani per un valore complessivo di 88.000 – 121.000 €. In realtà, considerata l’eccezionalità dei fagiani dell’Isola di Pianosa, rilevata anche dall’Arcicaccia, sarebbe stato lecito collocarli sul mercato ad un prezzo superiore di  quello massimo corrente e quindi il valore distribuito alle ATC è ancora maggiore.Dopo di che, quando la densità dei fagiani si è abbassata e le catture sono diventate sempre più problematiche sono cominciati gli abbattimenti, che sarebbero stati più economici per il parco sin dall’inizio, rispetto alle catture (ma quale “spreco di risorse”?)».

Il Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano conclude: «Stendiamo infine un velo pietoso sull’appello finale dell’Arcicaccia agli animalisti spronati ad intervenire “quando servono….”. Quando servono a chi? Non certo ai fagiani, perché dubito che un animalista sia entusiasta di far traslocare fagiani da un posto ad un altro con l’obbiettivo ultimo di incrementare i carnieri dei cacciatori. Ecco, forse per gli  interessi dei cacciatori potrebbe servire un intervento degli animalisti – anche se ritengo a poco – per modificare progetti approvati dall’Unione Europei e condotti in primis dall’ISPRA come quello di Pianosa».