E’ il dunnart di Kangaroo Island la prima specie estinta dagli incendi in Australia?

Wwf Australia: morto un miliardo di invertebrati. E’ un’apocalisse

[7 Gennaio 2020]

Dal Wwf Australia arriva un nuovo terribile aggiornamento dalla situazione incendi: secondo le ultime stime «oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi che hanno bruciato 8,4 milioni di ettari in tutta l’Australia, una superficie equivalente all’intera Austria. Un bilancio che può essere descritto con una sola parola: apocalisse. Queste cifre sono state calcolate utilizzando una metodologia che stima l’impatto del disboscamento sulla fauna australiana ed estrapolate dagli studi del Prof. Chris Dickman dell’Università di Sydney. Si tratta di una perdita straziante, che comprende migliaia di preziosi koala della costa centro-nord del New South Wales, insieme ad altre specie iconiche come canguri, wallaby, petauri, cacatua, potoroo e uccelli melifagi».

Il CEO del Wwf Australia, Dermot O’Gorman. Ha dichiarato: «Il Wwf Australia è molto addolorato per la perdita di vite umane nella tragedia degli incendi che sta attanagliando il Paese, Il nostro affetto e sostegno va alle famiglie che hanno perso i loro cari e alle comunità che hanno perso la casa e i loro averi.

Gli incendi sono stati devastanti anche per la fauna e tanti luoghi selvaggi e incontaminati del Paese, dato che sono state bruciate enormi aree di foreste e parchi. Molte aree forestali impiegheranno decenni per riprendersi e alcune specie potrebbero essere sull’orlo dell’estinzione».

Isabella Pratesi, direttrice del programma di Conservazione del Wwf Italia, che in questi giorni si trova in Tasmania, spiega chi sono i colpevoli degli incendi: «Primi tra tutti la siccità e le temperature bollenti, causate dal riscaldamento globale, che hanno trasformato le foreste in prede facilmente divorabili dalle fiamme. Gran parte della Tasmania è stata avvolta dal fumo degli incendi della costa orientale dell’Australia. La portata della devastazione è enorme e il vento ne porta la testimonianza fino in Nuova Zelanda. In Australia stanno bruciando le ultime foreste naturali di eucalipti e ad andare in fiamme non sono solo questi straordinari alberi con i koala, ma anche opossum, canguri grandi e piccoli, wallaby, wombati, ornitorinchi ed echidna. E’ vero che gli incendi in Australia fanno parte dei processi ecologici. Ma quello che sta succedendo oggi è di una portata completamente diversa e in un contesto del tutto trasformato. A bruciare sono gli ultimi tasselli di ecosistemi naturali a cui non possiamo assolutamente rinunciare».

E’ quel che è successo a  Kangaroo Island, dove probabilmente è stata identificata la prima specie estinta dagli incendi che hanno divorato un terzo dell’Isola al largo della costa meridionale dell’Australia e che viene paragonata alle Galapagos per la sua ricca biodiversità endemica.

Gli incendi potrebbero aver cancellato l’intera popolazione di dunnart di Kangaroo Island (Sminthopsis aitkeni) un piccolo marsupiale endemico in via di estinzione che vive solo all’interno della savana dell’estremità occidentale dell’isola. Secondo l’ONG Kangaroo Island Land for Wildlife, il suo intero habitat è stato bruciato, tutti i siti di monitoraggio noti sono stati inceneriti, la specie potrebbe ora essere ormai estinta.

A rischio estinzione sono anche i rarissimi cacatua nero lucente (Calyptorhynchus lathami) che sono riusciti a sfuggire alle fiamme volando ma hanno visto le fiamme divorare completamente il loro habitat.

Ambientalisti e ricercatori stanno cercando disperatamente di salvare qualche esemplare di dunnart sopravvissuto alle fiamme prima che scompaiano del tutto. Heidi Groffen, coordinatrice di Kangaroo Island Land for Wildlife, ha spiegato che «I piccoli dunnart, delle dimensioni di un topo, sono indifesi a causa delle loro piccole dimensioni e dell’incapacità di sfuggire alle fiamme in rapido movimento che hanno devastato il loro habitat».

Su Kangaroo Island vivevano solo 300 dunnart e la Groffen spera che qualcuno sia riuscito a scampare all’incendio rifugiandosi tra le fessure rocciose e altri piccoli spazi, ma avverte: «Anche se ci sono dei sopravvissuti, adesso per loro non c’è cibo. Speriamo di portarne alcuni in cattività prima che spariscano completamente». La sua collega Pat Hodgens, aggiunge: «Gli incendi continuano a bruciare, ma abbiamo perso molti rifugi essenziali per le specie in pericolo il che influenzerà la vitalità a lungo termine di queste specie. Il dunnart di Kangaroo Island è la specie che ci preoccupava di più e sembra che tutto il suo areale sia bruciato. Stiamo individuando le zone non bruciate del suo habitat per vedere se possiamo localizzarlo attraverso telecamere trappola. Quando gli incendi si saranno placati, il nostro team inizierà a utilizzare le trappole per rilevare i sopravvissuti, mentre la mappatura con i droni sarà utilizzata anche per rilevare sacche di marsupiali sopravvissuti».

Per quanto riguarda lo stormo di cacatua neri lucenti, il loro futuro incerto: visto che il loro habitat è stato ridotto in cenere, possono morire di fame dopo aver perso la loro fonte di cibo sull’isola. E pensare che gli ambientalisti di Kangaroo Island ci avevano messo 25 anni per portare la popolazione di cacatua neri lucenti dei 150 superstiti ai 400 che vivevano sull’isola nel 2019.

Intanto si teme che a Kangaroo Isaland siano morti decine di migliaia di koala durante quello che il sindaco ha definito «Il giorno più devastante e sconvolgente» per la sua comunità. Nell’Isola vivevano circa 50.000 koala e si tratta di una perdita enorme per l’intera specie, visto che la popolazione di Kangaroo Island era considerata l’unica libera dalla clamidia, rendendola una specie di polizza di assicurazione per la sopravvivenza dei koala in tutta l’Australia.

Sam Mitchell, che ha acquistato il Kangaroo Island Wildlife Park sette anni fa, ha detto all’AFP : «Stiamo vedendo canguri e koala con le zampe bruciate, non hanno possibilità. E’ abbastanza impressionante. Faremo tutto il possibile per ripristinare la fauna selvatica autoctona, ma gli ci vorranno anni per riprendersi».

In Australia, la massiccia perdita di individui e popolazioni sta già rovinando l’equilibrio per intere specie di animali e piante in un’isola/continente dove l’87% delle specie della fauna selvatica sono endemiche. In un’intervista a 7News, Chris Dickman dell’Università di Sydney ha evidenziato che «La principale sfida sarà quella di ripristinare le popolazioni di animali selvatici a lungo termine. A lungo termine, il problema sarà la ricostruzione di popolazioni di molte specie autoctone. Molti di questi incendi le avranno indubbiamente influenzate moltissimo».

Fino a quando i roghi non si placheranno, nessuno saprà quanto siano davvero vasti e profondi i danni fatti dai mega-incendi. O’Gorman sottolinea: «Il Wwf Australia è sconvolto dall’entità della distruzione, ma sa bene che la scienza ci stava avvertendo già da un decennio del fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici stavano diventando sempre più gravi. Siamo davanti a incendi senza precedenti, aggravati notevolmente dal riscaldamento globale».

Il Wwf Australia produrrà e pubblicherà anche una valutazione scientifica delle perdite di fauna selvatica e chiederà all’ormai screditato e criticatissimo governo nazional-conservatore australiano di «condurre una rapida valutazione delle specie minacciate nelle aree colpite dagli incendi, orientando i fondi verso le aree critiche non appena ci saranno le condizioni per intervenire».

Quando gli incendi saranno stati domati, il Wwf contribuirà a ripristinare gli habitat per i koala e altri animali selvatici attraverso il progetto “Verso due miliardi di alberi” per piantare e far crescere due miliardi di alberi entro il 2030. Un progetto che prenderà il via con la piantumazione dei primi 10.000 alberi di cui c’è urgente bisogno in habitat critici per i koala. In un comunicato iu il Wwf Australia sottolinea che <lavorerà anche per garantire che il fondo nazionale di recupero di 2 miliardi di dollari previsto dal governo federale supporti il ripristino naturale delle aree devastate dal fuoco. Un’emergenza che rischia di essere il più grande disastro provocato da incendi dell’ultimo secolo».