Cruma di Livorno: in 36 anni di attività superati i 100.000 ricoveri di animali selvatici in difficoltà

Un bilancio delle attività del 2023, per un servizio che copre due province e una trentina di comuni

[13 Febbraio 2024]

Il Centro recupero fauna selvatica (Cruma), la clinica per gli animali selvatici di Livorno, ha superato i 100.000 ricoveri dall’inizio della sua attività. Da 36 anni il, è uno dei 9 centri della Lipu sul territorio nazionale che si occupa di cure e riabilitazione degli animali in difficoltà al fine di rilasciarli in natura una volta guariti. Il 2023 è stato l’anno del superamento di un traguardo che è stato eso possibile dal lavoro quotidiano di uno staff solido e oltre un centinaio di volontari, sotto la direzione sanitaria di Renato Ceccherelli e del responsabile del centro Nicola Maggi.

Al Cruma evidenziano il ruolo svolto dai cittadini e dei volontari: «Segno di un impegno civico diffuso, ma anche di radicamento sul territorio è il fatto che esattamente la metà dei recuperi e delle consegne viene da privati cittadini, che nell’anno appena concluso hanno portato al Cruma 2.604 animali. C’è poi il lavoro dei volontari e del personale veterinario del Centro, che hanno soccorso 1.523 animali provenienti dai territori convenzionati, compresi tra una trentina di comuni delle province di Pisa e Livorno, isole comprese. Il territorio comunale di Livorno registra il numero più alto di ricoveri mentre la Val di Cornia quello di esemplari soccorsi sul territorio, seguita dal territorio pisano e da ampie porzioni di Toscana che vanno da Carrara, la Valdera e il Volterrano fino all’Elba. Proprio all’Elba inoltre, il soccorso e la consegna di animali in difficoltà sono stati possibili, grazie alla preziosa collaborazione con la compagnia di navigazione Moby, che ci ha consentito il trasporto in sicurezza degli esemplari in difficoltà». 

Che il Cruma sia diventato un centro di riferimento per il territorio lo dimostrano anche gli oltre 15.000 contatti tra il centro e i cittadini. Un dialogo proficuo, in particolare quello creato tramite il canale whatsapp, che ha permesso, in un anno, di evitare circa 600 ricoveri impropri. Sono oltre 120 i volontari e le volontarie che si occupano di tutte quelle attività – dalla cura degli animali alla segreteria, dai rapporti istituzionali alla formazione – fondamentali al buon andamento della struttura.

Maggi evidenzia che «E’ un lavoro svolto con grande impegno e professionalità, da persone formate che offrono un contributo indispensabile alla vita del centro. E’ grazie a loro e a cittadini sempre più sensibili che possiamo garantire un servizio necessario all’ambiente. Siamo molto orgogliosi dell’ampia partecipazione che registriamo oggi e che non si chiude con i risultati raggiunti. Il 18 febbraio comincerà infatti un corso di reclutamento e formazione per nuovi volontari, dove verranno fornite cognizioni sulle attività svolte dal Centro, al quale invitiamo a partecipare chiunque voglia avvicinarsi alla nostra realtàz.

Il Cruma è aperto tutti i giorni dell’anno, festivi compresi, dalle 9 alle 18, e fornisce terapie e rifugio agli animali in difficoltà. Lo staff del Cruma sottolinea che «Tra quelli presi in cura quasi 6 animali su 10 tornano in libertà dopo le cure. Molti appartengono a specie importanti dal punto di vista conservazionistico. Dei 5.234 ricoveri effettuati nel 2023, la maggior parte riguardano gli uccelli, seguiti dai mammiferi e, in misura nettamente minore, rettili e anfibi. Per quanto riguarda gli uccelli, sono stati curati esemplari di 86 specie protette o particolarmente protette, nonché di 31 specie classificate come minacciate a livello continentale o globale. Tra queste compaiono: Allodola, Averla piccola, Barbagianni, Berta maggiore, Berta minore, Capovaccaio, Grillaio, Magnanina comune, Marangone dal ciuffo, Occhione e Tortora selvatica. Il capitolo mammiferi riguarda 477 individui di 22 specie. Tra le più importanti e al contempo complesse nella gestione sono da segnalare le 5 di pipistrello, e il soccorso di un lupo nella provincia di Livorno. Tra i rettili e gli anfibi, molte le tartarughe, ma anche qualche orbettino e rospo. Il fattore età incide moltissimo sulla quantità dei ricoveri. Oltre la metà dei soggetti infatti sono cuccioli o pulli, cioè giovani non ancora autonomi. L’estate è il momento dei maggiori ricoveri, con molti individui recuperati dopo il primo involo o durante il periodo di svezzamento. Ma sono sempre più frequenti i casi di ritrovamenti di cuccioli al di fuori delle regolari stagioni riproduttive, anche a causa dei cambiamenti climatici che ne alterano gli equilibri. Nel complesso, il ritorno in natura, stando strettamente ai numeri, nel 2023 è stato possibile per il 40.1% dei soggetti ricoverati. La percentuale però sale al 59,7% se si escludono gli esemplari consegnati già deceduti o i casi in cui l’operato dei sanitari non avrebbe comunque potuto variare l’esito del ricovero».