Confermato il ritorno del castoro in Valtiberina. E’ l’ingegnere ambientale di zone umide fiorenti

ANBI: era scomparso nel 1500 ed è ritornato nell’area di Sansepolcro

[8 Febbraio 2023]

Secondo l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (NBI), «I segni sono inequivocabili: legno e corteccia divorati dal castor fiber, il roditore più grande d’Europa, che  sembra aver riconquistato alcuni ambienti fluviali italiani ed essersi ormai  insediato nella provincia aretina lungo il fiume Tevere, dove mancava dal 1500».

Infatti, a un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, è arrivata l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole dopo avvistamenti negli anni scorsi in Friuli ed Alto Adige. Ad individuare i castori sono stati i tecnici del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico.

All’ANBI ricordano che «ll castoro europeo è un mammifero semiacquatico, quasi scomparso in Europa, a causa di una caccia indiscriminata soprattutto per le pellicce ed è inserito tra le specie protette, indicate dalla Direttiva comunitaria Habitat» e il direttore generale dell’ANBI, Massimo Gargano, ahggiunge: «Questo animale viene considerato dagli esperti un “ingegnere ecosistemico”, perché può modificare sensibilmente l’ambiente, in cui vive».

Infatti, questi grossi roditori pelosi dai denti aguzzi costruiscono dighe sui corsi d’acqua per creare uno stagno, all’interno del quale costruiscono una “loggia” dove possono proteggersi dai predatori. La loro tecnica consiste nel masticare i tronchi degli alberi fino a farli cadere e nell’usare il tronco e i rami come materiali da costruzione, insieme a pietre alla base, fango e piante per sigillare il muro a monte della diga. La diga provoca allagamenti, rallenta il flusso dell’acqua e la trattiene più a lungo nel territorio.

Emily Fairfax, ecoidrologa presso la California State University, spiega che «Questo trasforma semplici corsi d’acqua in fiorenti ecosistemi delle zone umide. La quantità di cibo e acqua disponibile nelle loro zone umide le rende l’habitat ideale per molte specie diverse. Questo è uno dei motivi per cui i castori sono una specie nota come chiave di volta».

Uno studio condotto da ricercatori finlandesi nel 2018 ha scoperto che gli stagni costruiti dai castori contenevano quasi il doppio delle specie di mammiferi rispetto ad altri stagni. Nelle aree dove vivono i castori  erano molto più diffuse donnole, lontre e persino alci.  Come ha detto a BBC News Nigel Willby, professore di scienze delle acque dolci all’università di Stirling, «Le zone umide dei castori sono piuttosto uniche, Chiunque può fare uno stagno, ma i castori fanno stagni credibilmente buoni per la biodiversità, in parte perché sono poco profondi, disseminati di legno morto e generalmente incasinati dai castori che si nutrono di piante, scavano canali, riparano dighe, costruiscono capanne ecc. Fondamentalmente, i castori eccellono nel creare complessi habitat delle zone umide che non potremo mai eguagliare».

Per questo, di fronte alla crescente siccità, ci sono già stati più di 100 progetti di reintroduzione di castori che sono riusciti in Nord America e Nord Europa. In Europa si ritiene che la popolazione sia triplicata negli ultimi 20 anni, Secondo Willby, «Ora i castori si sono ristabiliti nella maggior parte dei Paesi europei. Svezia, Germania e Austria hanno aperto la strada, ma il Regno Unito le ha seguite all’inizio degli anni 2000. La motivazione iniziale per riportare i castori nel Regno Unito era principalmente quella di svolgere un ruolo nel ripristinare una specie in declino nel suo areale nativo. Ma il valore che potrebbe avere come specie chiave per altre biodiversità e nella gestione naturale delle inondazioni sta guadagnando molta più spinta, e queste sono le argomentazioni solitamente addotte ora per sostenere i rilasci locali di animali traslocati o le sperimentazioni recintate in corso in molti luoghi».

Confermando le nuove sensibilità presenti nei Consorzi di bonifica, in Valtiberina si sta cercando di realizzare una pacifica convivenza con i nuovi ospiti, mantenendo un giusto equilibrio tra sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità. Serena Stefani, presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno. Evidenzia che «La presenza di animali come i castori, che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale, può essere gestita, solo attenzionando in modo scrupoloso il territorio. Per questo, attraverso sopralluoghi mirati, stiamo tenendo sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del vorace roditore».

Enrico Righeschi, referente della Unità Idrografica Omogenea Valtiberina, aggiunge: «Proprio grazie a questa attività sono state individuate le piante più pesantemente danneggiate, che provvederemo a rimuovere per evitare eventuali conseguenze sia per il regolare scorrimento delle acque, sia per l’integrità delle opere». A breve partirà l’intervento di manutenzione ordinaria a  valle della diga di Montedoglio, tra le località I Bagnanti e Gorgabuia.

Il presidente ANBI Francesco Vincenzi conclude: «E’ una scommessa, che giochiamo tutti i giorni, riassunta nell’accezione di manutenzione gentile: riuscire a coniugare le esigenze della sicurezza idrogeologica con la salvaguardia dell’habitat ad iniziare dal rispetto dei periodi riproduttivi per la fauna locale. Altrettanto determinato è, però, il nostro impegno nel contrastare le specie invasive, che proprio in Toscana stanno registrando una preoccupante propagazione».