Caccia e bracconaggio: ci stiamo mangiando la megafauna, portandola all’estinzione

Il 70% delle creature più grandi della Terra sta diminuendo, il 59% è a rischio di estinzione

[8 Febbraio 2019]

153 specie di animali di grandi dimensioni stanno diminuendo di numero e 171 sono in pericolo di estinzione e ce li stiamo letteralmente mangiando a causa dell’aumento del consumo di carne. E’ quello che viene fuori dallo studio “Are we eating the world’s megafauna to extinction?”, pubblicato recentemente su Conservation Letters da un team internazionale di ricercatori statuintensi, australiani, canadesi, messicani e francesi guidato da William Ripple del Department of forest ecosystems and society, dell’Oregon State University (Osu), che ha riguardato 292 specie di megafauna.

Prima della fine del Pleistocene, il nostro pianeta era popolato da una grande e vari popolazione di grandi animali, compresi armadilli grandi quanto un maggiolino Volkswagen, bradipi che pesavano circa 4 tonnellate e castori grossi come un orso. Oggi la megafauna della Terra, se si escludono le grandi balene, è molto più piccola di quella preistorica, ma elefanti, rinoceronti, gorilla, grandi felini, giraffe e cetacei affrontano molte delle stesse minacce dei loro predecessori estinti.

Come spiega  Ripple, professore emerito di ecologia all’Osu e a capo del Forest Biodiversity Research Network, « Secondo i dati disponibili sulle minacce, la raccolta diretta per il consumo umano di carne o parti del corpo è il più grande pericolo per quasi tutte le grandi specie. Quindi, ridurre al minimo l’uccisione diretta di questi animali vertebrati è un’importante tattica di conservazione che potrebbe salvare molte di queste specie iconiche e tutti i contributi che apportano ai loro ecosistemi».

Il Forest Biodiversity Research Network ha realizzato un elenco della megafauna basato sulla dimensione del corpo e sulla tassonomia. Il limite della massa corporea perché una specie possa rientrare nella megafauna era di 100 chilogrammi  per i mammiferi, i pesci con pinne raggiate e i pesci cartilaginei e di 40 Kg per gli anfibi, gli uccelli e i rettili, dato che per queste classi le dimensioni sono di solito più piccole. Ripple spiega ancora che «Questi nuovi limiti hanno esteso il numero e la diversità delle specie comprese come megafauna, consentendo un’analisi più ampia dello stato e degli effetti ecologici dei più grandi animali vertebrati del mondo. Le specie della megafauna sono più minacciate e hanno una percentuale più alta di popolazioni decrescenti rispetto a tutte le altre specie di vertebrati messe insieme».

Negli ultimi 500 anni, la capacità degli umani di uccidere la fauna selvatica, restando a distanza di sicurezza, è diventata sempre più letalmente sofisticata e la caccia ha estinto il 2% delle specie di magafauna. Se si guarda all’insieme dei vertebrati di ogni dimensione si arriva allo 0,8%. Ripple aggiunge: «I nostri risultati suggeriscono che siamo in procinto di mangiarci la megafauna fino all’estinzione. Attraverso il consumo di varie parti del corpo, anche i consumatori della medicina tradizionale asiatica esercitano pesanti prelievi sulle specie più grandi. In futuro, la maggior parte delle specie di megafauna probabilmente subirà ulteriori cali della popolazione e potrebbe estinguersi o diventare molto rara».

Negli ultimi 250 anni gli esseri umani hanno estinto nuove specie di megafauna in tutti gli habitat selvatici, comprese due specie di tartaruga gigante, una delle quali definitivamente scomparsa nel 2012, e due specie di cervi. Nello studio si legge che «Fondamentalmente la cattura diretta di megafauna per il consumo umano»  rappresenta la più grande singola minaccia per tutte e 6 le classi di vertebrati analizzati. Caccia e bracconaggio di megafauna per la carne rappresentano una minaccia diretta per il 98% delle specie a rischio comprese nella ricerca. Altre minacce comprendono l’agricoltura intensiva, inquinamento e avvelenamento,  l’intrappolamento accidentale, la cattura per uso medicinale e la concorrenza delle specie invasive. Gli scienziati dicono che le specie della megafauna sono molto più vulnerabili all’estinzione rispetto ai vertebrati nel loro complesso:  solo il 21% di tutti i vertebrati è minacciato di estinzione, mentre il 46% ha una popolazione in declino.

Ripple conferma: «Oltre alla cattura intenzionale, molti animali terrestri vengono catturati accidentalmente in lacci e trappole, e lo stesso vale per reti da imbrocco, reti da traino e palangari nei sistemi acquatici, E c’è da affrontare anche il degrado dell’habitat. Se prese insieme, queste minacce possono avere importanti effetti cumulativi negativi sulle specie di vertebrati».

Tra i grandi vertebrati minacciati ci sono le salamandre giganti cinesi – che possono arrivare fino a quasi 2 metri di lunghezza e a 30 kg di peso –  de che sono una delle sole tre specie viventi di una famiglia di anfibi risalenti a 170 milioni di anni fa. Considerata una prelibatezza in Asia, viene cacciata illegalmente e patisce l’urbanizzazione e l’inquinamento, tanto che la sua estinzione in natura è data per imminente. Ma non se la passa bene nemmeno lo struzzo somalo, cacciato per la carne, piume, pelle e uova. Gli animali più noti presenti nello studio comprendono balene, squali, tartarughe marine, leoni, tigri e orsi.

Su Quartz Chase Purdy ricorda che gli esseri umani sono diventati il “super-predatore della Terra” verso la fine del Pleistocene, quando la nostra specie divenne sempre più tecnologicamente esperta e iniziò a utilizzare armi da lancio per cacciare animali più grandi, ma fa notare che «Gli esseri umani non hanno più bisogno di affidarsi alla megafauna per il cibo. La maggior parte delle fonti di cibo contemporanee derivano dall’agricoltura e dall’acquacoltura, mentre la maggior parte delle carni “selvatiche” deriva dalla cattura di prede più piccole e spesso più abbondanti».

Secondo Ripple, «E’ una questione complessa, a volte i grandi animali vengono uccisi per i trofei, a volte è caccia e pesca di sussistenza, a volte è bracconaggio illegale. Gli esseri umani sono diventati dei super predatori che non hanno nemmeno bisogno di entrare in contatto con quello che stiamo uccidendo. Molti di questi grandi animali hanno bassi tassi di riproduzione, quindi una volta che viene aggiunta una pressione diventano vulnerabili».

Gli autori dello studio scrivono: «Una conservazione efficace della megafauna richiederà la riduzione al minimo della caccia per la carne o altre parti del corpo». Sebbene possa sembrare facile perché limitare  caccia e bracconaggio avrebbe poca influenza sull’approvvigionamento alimentare umano, il team ammette  che «I valori economici, le pratiche culturali e le norme sociali potrebbero complicare il quadro».

Ripple non è molto ottimista e conclude: «Mantenere la megafauna rimanente sarà difficile e complicato. Contro ci saranno argomenti economici, così come ostacoli culturali e sociali. Ma se non riconsideriamo, critichiamo e regoliamo i nostri comportamenti, le nostre abilità rafforzate di cacciatori possono portarci a consumare gran parte dell’ultima megafauna della Terra».