Abbattere i lupi? Per il presidente della commissione Ambiente della Camera è «una pessima idea»

Il ministero conferma: «Ad oggi il Piano prevede la possibilità di attivare deroghe»

[18 Febbraio 2016]

Si è riunito ieri al ministero dell’Ambiente il Comitato paritetico per la biodiversità, per esaminare il Piano di conservazione e gestione del lupo. Il tavolo, cui hanno partecipato anche le regioni (che ora dovranno produrre le loro osservazioni), ha ha condiviso la necessità di aggiornare un documento risalente al 2002: il problema è come.  «Il Piano, redatto con il contributo dei massimi esperti in materia e oggetto di un ampio confronto con i soggetti istituzionali interessati, individua – argomenta il ministero dell’Ambiente – 21 azioni per migliorare lo stato di conservazione della specie attraverso un’azione congiunta tra Stato e Regioni, avendo come punti fermi le esigenze di pacifica convivenza uomo-lupo e il contrasto al bracconaggio. Il piano nella versione oggi al vaglio non prevede – spiega il dicastero – autorizzazioni a priori all’abbattimento di lupi, ma la possibilità di attivare deroghe per il loro prelievo nell’ambito del quadro comunitario di riferimento, disposte caso per caso e con precise condizioni riportate nel Piano che rendono il sistema italiano tra i più stringenti a livello europeo. Non è prevista in alcun modo la possibilità di abbattimento di cani randagi, ma azioni di migliore attuazione della legge 281/91 che regola la materia».

Oltre alle forti contrarietà manifestate dalle associazioni ambientaliste sull’ipotesi di abbattimento dei lupi, cui il ministero continua a fare riferimento seppur “in deroga”, si somma oggi l’opposizione del presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci.

«È una pessima idea permettere l’abbattimento legale dei lupi – sottolinea Realacci – Per assicurare la buona conservazione di una specie così importante, tutelare gli allevatori, difendere il loro reddito e le nostre produzioni tipiche la priorità e l’urgenza sono rappresentate dai cani vaganti. A differenza dei lupi, infatti, i cani randagi non temono l’uomo perché lo conoscono, per averci convissuto prima di venir persi, e soprattutto scacciati e abbandonati, e uccidono in maniera disordinata e confusa. I lupi, invece, predano in maniera più selettiva, assicurando anche un efficace “contenimento”, naturale e gratuito, delle popolazioni di cinghiale che costituiscono un grave problema per l’impatto sull’agricoltura e, sempre più, anche sul turismo.

Il lupo non costituisce neanche un rischio per l’uomo visto che dal 1825 nel nostro Paese non si registrano suoi attacchi. Inoltre in Italia il lupo è già oggetto di abbattimenti per via del bracconaggio di cui è purtroppo vittima. Autorizzare quindi ulteriori abbattimenti, questa volta legali, metterebbe a rischio lo stato di buona conservazione della specie senza assicurare il superamento delle vere cause di difficoltà degli allevatori. In questi anni – conclude Realacci – si sono sempre più diffuse buone pratiche di conduzione degli allevamenti con l’utilizzo dei mastini abruzzesi, anche chiamati pastori maremmani, e degli stazzi mobili con le reti a bassa intensità grazie a iniziative che nei territori hanno visto collaborare Parchi, Enti e comunità locali, università, associazioni ambientaliste, degli allevatori e degli agricoltori. Questa è la strada da seguire senza prendere incerte quanto discutibili e inefficaci scorciatoie».