Un tribunale indonesiano riconosce i diritti del popolo Auyu su 65.000 ettari minacciati dalle compagnie dell’olio di palma

Greenpeace e le associazioni della Papua indonesiana: il governo riconosca subito la foresta ancestrale

[6 Settembre 2023]

Il Tribunale amministrativo di Giacarta ha respinto una causa intentata da PT Kartika Cipta Pratama (PT KCP) e PT Megakarya Jaya Raya (PT MJR), due compagnie che producono olio di palma, contro il ministro dell’Ambiente e delle foreste indonesiano (Kementerian Lingkungan Hidup dan Kehutanan  – KLHK). Le due imprese puntavano a far annullare  un decreto ministeriale che ha reso più difficile ottenere i permessi per ampliare le piantagioni di palma da olio a discapito della foresta. Greenpeace Indonesia spiega che «Questa sentenza ha salvato 65.415 ettari di foresta pluviale nativa dalle concessioni PT MJR e PT KCP. Le aziende non possono deforestare all’interno di queste aree e possono lavorare solo all’interno di 8.828 ettari di terreni forestali di proprietà delle popolazioni indigene che sono stati disboscati dal secondo concessionario».

Gergorius Yame, a capo di una delle sei comunità Awyu che erano imputate, ha commentato: «”Questo è il verdetto che stavamo aspettando. Quando è troppo è troppo, le imprese non dovrebbero disturbare le foreste e le terre consuetudinarie. Cosa volete fare di più sulla nostra terra ancestrale? Obbedite a questo verdetto e prendiamoci cura noi stessi della nostra terra. Speriamo che con questa causa, KLHK capisca che le compagnie non hanno buone intenzioni e revochi immediatamente e completamente le licenze di PT MJR e PT KCP. La speranza è che possiamo ottenere di nuovo le foreste tradizionali, in modo da poterle gestire per i figli e i nipoti della tribù Awyu».

Secondo Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, «La sentenza del Tribunale amministrativo di Giacarta rappresenta un precedente importante e sancisce il diritto alla terra del Popolo Auyu, un popolo indigeno che abita le remote foreste della Papua Occidentale, vicino al confine con la Papua Nuova Guinea, che Greenpeace affianca nella protezione delle foreste dell’Indonesia. Grazie a questa decisione, giunta dopo una lunga battaglia legale sostenuta dal Popolo Auyu insieme a Greenpeace e ad altre associazioni e fondazioni indonesiane, le due aziende, che avevano già distrutto quasi 9.000 ettari di foresta per favorire l’espansione di piantagioni di palma da olio, sono ora costrette a fermarsi. La foresta che viene distrutta per produrre olio di palma non è solo il luogo in cui il Popolo Auyu trova cibo, medicine e mezzi di sussistenza, ma è anche l’habitat di flora e fauna uniche al mondo, endemiche della Papua. Per gli Auyu, difendere le loro terre forestali nelle aule dei tribunali potrebbe essere l’ultima possibilità di salvare la loro casa e i loro mezzi di sostentamento, la loro cultura e il loro stile di vita».

Sekar Banjaran Aji, del team legale della comunità Awyu, ha aggiunto «Facendo volontariamente da imputati intervenenti, gli indigeni della tribù Awyu si sono schierati con il governo e hanno aiutato il Ministro dell’Ambiente e delle Foreste a vincere questa causa. Ora, per il ministro LHK Ibu Siti Nurbaya e i suoi colleghi di governo, sia a livello nazionale che locale, è il momento di accelerare il riconoscimento dei diritti territoriali consuetudinari della tribù Awyu. Gli indigeni Awyu hanno il diritto di proteggere e gestire le loro foreste ancestrali, per il loro sostentamento quotidiano e il loro futuro».

Greenpeace, insieme a una coalizione di associazioni e fondazioni indonesiane – Perhimpunan Pembela Masyarakat Adat Nusantara (PPMAN), Pusaka Bentala Rakyat Papua, Satya Bumi, LBH Papua, Walhi Papua, Eknas Walhi, PILNet Indonesia, Lembaga Studi dan Advokasi Masyarakat (Elsam), Perkumpulan HuMa Indonesia – supporta il Popolo Auyu nella battaglia contro il land grabbing, per affermare il diritto alla proprietà delle loro terre ancestrali e per salvare le preziose foreste indonesiane. Da marzo di quest’anno il Popolo Auyu sta partecipando a numerose udienze, presentando prove e testimonianze per preservare le foreste della Papua Occidentale dalla produzione indiscriminata di olio di palma e già a marzo gli Auyu avevano intentato un’altra causa legale presso il tribunale amministrativo dello stato di Jayapura, chiedendo la revoca del permesso di distruggere decine di migliaia di ettari di foresta dove gli Auyu vivono da sempre, rilasciato dal governo indonesiano all’azienda malese di olio di palma PT Indo Asiana Lestari. Gli Auyu vogliono dimostrare che il permesso di deforestare l’area è stato rilasciato sulla base di un’analisi di impatto ambientale gravemente inaccurata, che ignora il diritto alla proprietà delle terre del loro Popolo e non considera le gravi conseguenze ambientali.

Per rispettare gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi, il governo indonesiano si è impegnato a ridurre le emissioni di gas serra del 31%, o del 43% con il sostegno finanziario internazionale, entro il 2030. La principale fonte di emissioni dell’Indonesia deriva dalla deforestazione: il rilascio di permessi per distruggere la foresta non permetterà al Paese di rispettare gli impegni assunti.

Il 13 marzo, Hendrikus ‘Franky’ Woro, ambientalista e leader del clan Woro della tribù Awyu, aveva contestato un permesso di fattibilità ambientale rilasciato dal governo provinciale di Papua a un’altra compagnia di olio di palma, la PT Indo Asiana Lestari. Il processo è ancora in corso, ma l’ambientalista ora è un po’ più fiducioso: «Raramente riceviamo buone notizie, quindi speriamo di poter ancora ricevere buone notizie dalla causa per l’ambiente e il cambiamento climatico a Jayapura. Speriamo che al PTUN Jayapura vinca di nuovo».

Tigor Gemdita Hutapea, membro del team legale della comunità Awyu, conclude: «Queste cause legali e una serie di processi dimostrano ulteriormente che il Ministero dell’Ambiente e delle Foreste deve immediatamente riconoscere le foreste consuetudinarie. Il riconoscimento delle foreste consuetudinarie è essenziale per tenere le comunità indigene fuori dal conflitto con le aziende che le privano del loro spazio vitale. Da questo processo, il KLHK dovrebbe imparare che Papua non è una terra vuota. Non c’è più motivo di ritardare, riconosca subito la foresta ancestrale!»