Pac, Greenpeace: il Parlamento europeo ha firmato la condanna a morte per le piccole aziende agricole

Wwf: PPE, S&D e Renew, gli artefici dello sporco affare. Ignorato l’European Greend Deal

[21 Ottobre 2020]

Quello che temeva la Coalizione CambiamoAgricoltura è successo: secondo Greenpeace «Il voto di ieri sera della plenaria del Parlamento europeo ha segnato la condanna a morte dell’agricoltura europea. Gli eurodeputati non sono riusciti a riformare la PAC (Politica agricola comune) – che plasmerà l’agricoltura Ue per i prossimi sette anni – per consentirle di affrontare la crisi climatica ed ecologica in corso. Il Parlamento Ue ha adottato un accordo preconfezionato tra i gruppi PPE, S&D e Renew, respingendo le proposte della Commissione ambiente del Parlamento Ue di tagliare i sussidi per il sistema degli allevamenti intensivi o di aumentare sostanzialmente i finanziamenti per le misure ambientali».

Secondo l’European Policy Office  del Wwf, «Ieri sera, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue hanno chiuso gli occhi e le orecchie di fronte alla biodiversità e alle crisi climatiche e hanno avviato un futuro della politica agricola comune (PAC) con poca credibilità ambientale. In un modo sorprendentemente coordinato, sia in termini di tempistica che di contenuto, i colegislatori si sono opposti fermamente alla Commissione europea e al suo Green Deal diminuendo le condizioni ambientali di base legate ai sussidi agricoli dell’UE. L’inverdimento della politica agricola dipenderà ora in gran parte dagli eco-schemi, un nuovo e non testato sistema di incentivi per gli agricoltori».

C’era così tanta insoddisfazione tra gli eurodeputati per l’accordo presentato da popolari, socialisti e democratici e Renew che  in 166 di loro, molti in opposizione alla leadership del proprio partito, hanno votato per annullare l’intera proposta della PAC e chiedere alla Commissione di tornare al tavolo di programmazione. Anche il Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, hadetto che l’accordo raggiunto è incompatibile con il Green Deal europeo.

Per Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia, «I deputati hanno firmato una condanna a morte per ambiente, clima e aziende agricole di piccole dimensioni, che continueranno a scomparire a un ritmo allarmante. Per oltre 60 anni, la politica agricola europea è stata cieca rispetto all’impatto dell’agricoltura sull’ambiente e il Parlamento europeo sta continuando volontariamente nella stessa direzione mentre gli scienziati avvertono che l’agricoltura deve cambiare rotta per affrontare la crisi climatica. Questo voto potrebbe rivelarsi una condanna a morte anche per gli obiettivi del Green Deal europeo».

Jabier Ruiz, senior policy officer for agriculture and food del Wwf European Policy Office, ha detto che «E’ terribilmente scoraggiante. Dietro le loro parole patinate, i deputati al Parlamento europeo ei ministri dell’agricoltura stanno in gran parte perpetuando una politica agricola che getterà i soldi dei contribuenti nell’agricoltura inquinante e industrializzata almeno fino al 2027. Questo contrasta con gli avvertimenti scientifici sulla perdita della natura e sull’aumento delle emissioni di gas serra provocate dalle attività distruttive. L’agricoltura, gli agricoltori e natura andranno in fallimento allo stesso modo».

La PAC assorbe circa un terzo del bilancio dell’Ue e finora è stata una forza trainante dell’intensificazione dell’agricoltura nell’Ue. Secondo gli ambientalisti, «Prove scientifiche schiaccianti dimostrano i fallimenti ambientali della PAC, che hanno portato a un rapido declino degli uccelli dei campi e degli impollinatori, all’inquinamento e al prosciugamento di fiumi e zone umide e all’aumento delle emissioni di gas serra dell’agricoltura. rascurando le prove scientifiche, il Parlamento europeo ei governi dell’Ue sembrano determinati a proteggere un modello di business as usual e hanno perso una rara opportunità per riformare la politica agricola in un modo che avrebbe veramente sostenuto gli agricoltori sostenibili».
Ieri sera i ministri dell’agricoltura, riuniti in Lussemburgo per decidere sulla PAC, hanno raggiunto un accordo in cui almeno il 20% della dotazione nazionale degli aiuti diretti dovrà essere dedicata a incentivi per pratiche agronomiche verdi. «In attesa di conoscere i dettagli però, e consci che il 20% cento non è assolutamente sufficiente ad affrontare la crisi in corso – dice Greenpeace – ancora una volta non si è guardato in faccia alla gravità del problema e agito con la necessaria fermezza per un cambio di rotta urgente del sistema agroalimentare europeo.

Secondo il Wwf la posizione presa dal Consiglio è peggiore di quella dell’Europarlamento: «Con l’eccezione di destinare il 20% dei pagamenti diretti della PAC ai regimi ecologici, la posizione del Consiglio indebolisce ogni componente ambientale del progetto di regolamento PAC proposto dalla Commissione europea nel 2018. In particolare, i ministri hanno attenuato criteri di “assenza di danno”, noti come condizionalità della PAC, mantenendo invece gli standard esistenti. Alcuni di questi standard di base, come le “aree di interesse ecologico” o la “diversificazione delle colture”, hanno dimostrato di non riuscire a evitare gli impatti dell’agricoltura sulla natura e sul clima. I ministri hanno ugualmente respinto il proposto aumento della spesa ambientale nell’ambito del Fondo per lo sviluppo rurale della PAC, in particolare continuando a considerare 100% verde i pagamenti per le aree soggette a vincoli naturali (ossia sussidi per gli agricoltori nelle zone di montagna e altri tipi di terreno più difficili da coltivare). Questo ridurrà il denaro per sostenere gli agricoltori attraverso programmi agroambientali e investimenti per sostenere la transizione verso l’agricoltura agroecologica».

Dato che le votazioni continueranno nei prossimi giorni, la posizione dell’Europarlamento non è ancora definitiva. Tuttavia, il risultato della prima sessione di votazione di ieri sera – incentrata sugli aspetti ambientali centrali della PAC – è stato solo marginalmente migliore di quella del Consiglio. Il Parlamento ha stanziato più fondi per gli eco-schemi (30%) e ha respinto lo standard di “diversificazione delle colture” per sostenere una più forte “rotazione delle colture”. Ma, facendo peggio del Consiglio, il Parlamento europeo ha respinto la protezione delle praterie e delle torbiere – uno dei principali stoccaggi di carbonio nei suoli dell’Ue – e ha spinto perché anche gli eco-schemi – un intervento ambientale – siano orientati verso obiettivi economici, ignorando apparentemente che il resto della PAC è orientato a soprattutto a sostenere le economie agricole.
I negoziati a tre, ovvero il trilogo, tra Commissione europea, Parlamento europeo e governi nazionali dovrebbero iniziare presto, sotto la presidenza tedesca del Consiglio europeo, per concludersi all’inizio del 2021.

Ruiz conclude. «Il futuro della PAC ora dipende dai voti al Parlamento europeo: la battaglia non è finita fino a quando i deputati non avranno adottato la definitiva posizione del Parlamento. PPE, S&D e Renew, gli artefici dello sporco affare, devono tornare indietro ed evitare di voltare le spalle agli agricoltori e ai cittadini che hanno a cuore la natura».