Nexos, il vino sotto il mare. Come promuovere un territorio con un esperimento scientifico (FOTOGALLERY)

Il caso del pluripremiato vino dell’Elba vinificato come facevano i greci 2400 anni fa

[9 Marzo 2020]

E’ possibile agli inizi del nuovo millennio fare promozione ad un territorio attraverso un esperimento scientifico? Se mettiamo insieme l’esperienza del professor Attilio Scienza, la curiosità e l’intraprendenza di un viticoltore come Antonio Arrighi, la competenza scientifica della professoressa Angela Zinnai, e la professionalità di un videomaker come Stefano Muti, si è possibile, anzi vedendo i risultati straordinari è successo!

In realtà ci sono molti altri che hanno contribuito a questa iniziativa straordinaria, ma partiamo dall’inizio.

Il professor Attilio Scienza, ordinario di “Viticoltura” presso l’Università degli Studi di Milano, durante un convegno racconta dell’esperienza che gli antichi greci dell’isola di Chio avevano una pratica particolare di vinificazione che risale a circa 2400 anni fa, ovvero immergevano l’uva in mare prima di essere messa a fermentare nelle anfore di terracotta, all’epoca erano i recipienti comuni.

Antonio Arrighi, viticoltore elbano, da anni sperimenta la vinificazione in anfore di terracotta dell’Impruneta e coglie al volo la sfida di provare a ripetere la pratica degli antichi greci di Chio. Giulia Arrighi, sua figlia, sta per laurearsi in enologia presso l’Università degli studi di Firenze, decide insieme alla sua collega Naomi Deaddis dell’Università degli Studi di Pisa di partecipare all’esperimento e di trasformarla nelle loro tesi di laurea. Della partita fanno parte l’enologa Laura Zuddas che segue le attività dell’Azienda Agricola Arrighi e per la parte scientifica la professoressa Angela Zinnai che insegna Viticoltura ed e Enologia all’Università di Pisa. Mancano ancora due soggetti essenziali, per la parte a mare i sub della Biodivers-Elba Sea Academy e da Stefano Muti di Cosmomedia che riprende tutte le fasi dell’esperimento.

Così in una bella giornata di settembre vengono riempite alcune nasse di vimini, fatte arrivare appositamente dalla Sardegna, con uva ansonica e posizionate nel mare prospicente Porto Azzurro ad una profondità di sette metri dove rimarranno per tre giorni. Verranno controllate sistematicamente per tutta la permanenza con dei campionamenti per verificare lo stato di conservazione dell’uva. Al termine l’ansonica verrà stesa su dei graticci di canne ad appassire al sole. Altra uva ansonica della stessa vigna verrà raccolta e messa ad appassire parallelamente a quella messa nel mare per poter confrontare i due processi paralleli di vinificazione e la loro evoluzione-

La permanenza in mare rende la buccia dell’ansonica, che è piuttosto spessa, più sottile togliendo la pruina, uno strato ceroso superfvinificato come iciale, e questo rende l’appassimento più veloce consentendo di conservare gli aromi e le caratteristiche organolettiche dell’uva. Il sale dell’acqua di mare viene a contatto con l’uva e per osmosi produce un effetto antiossidante e disinfettante.

La scelta della vinificazione in anfora è stata naturale perchè quelli erano i contenitori che venivano usati in antichità, sia per l’esperienza che Antonio Arrighi ha maturato in circa dieci anni di attività che hanno dimostrato come la terracotta, che è microporosa, consente una evoluzione del vino attraverso una microssigenazione che esalta le caratteristiche varietali dell’uva.

Nel frattempo Stefano Muti con la sua società “Cosmomedia” aveva ripreso tutte le fase dell’esperimento, dalla raccolta delle uve, alla messa in mare, ai tanti controlli, monta un corto di 15 minuti “Vinum Insulae” con il quale partecipa al Festival sulla Vite e il Vino, “l’Oenovideo” di Marsiglia e vince il premio come miglior cortometraggio nella sua categoria dove erano stati presentati più di cento film provenienti da 17 nazioni e con grande sorpresa e meritata soddisfazione riceve anche il premio prestigioso della Revue des Oenologues.

La premiazione si svolge nella sede del Senato francese, il Palazzo del Lussemburgo a Parigi, Il direttore del Festival, Henri Laurent Arnould consegna i premi ad Antonio Arrighi e Stefano Muti.

La curiosità intorno a questo vino marino cresce, non è ancora stato presentato ufficialmente, ci sono stati solo degli assaggi durante il periodo dell’affinamento, quale effetto avrà prodotto il sale sull’uva e di conseguenza sul prodotto finale?

Dopo circa sei mesi in bottiglia, finisce l’attesa e viene organizzata una giornata di presentazione in collaborazione con Toscana Promozione Turistica e Vetrina Toscana nella prestigiosa sede di Villa Fabbricotti a Firenze. C’è molta attesa e curiosità, giornalisti che si occupano di enogastronomia, sommelier, da tutta Italia, e finalmente viene presentato tutto il percorso fatto, proiettato il video e assaggiato per la prima volta ufficialmente “Nesos” il vino marino. L’apprezzamento è unanime e la curiosità e dubbi iniziali hanno lasciato il posto alla valutazione di un esperimento riuscito di un vino che può essere messo in produzione.

La notizia fa il giro d’Italia e viene ripresa da molti media internazionali, ma soprattutto va al di là delle riviste specialistiche che pure tributano un loro apprezzamento dalla prestigiosa Wine Spectator a Decanter passando per tutte le accreditate testate italiane. La notizia viaggia nelle televisioni generaliste della Rai alle testate popolari quali Gente o Vanity Fair.

“Vinum Insulae” viene presentato ad altri concorsi e vince il premio come miglior corto all’International Documentary Film Festival RushDoc di Los Angeles. Quello elbano era l’unico documentario a rappresentare l’Italia alla fase finale tenutasi il 27 e 28 Febbraio insieme a progetti provenienti da Argentina, Francia, Olanda, Inghilterra e Stati Uniti.

Una grande promozione per l’Isola d’Elba e la dimostrazione che se mettiamo insieme la competenza scientifica, la capacità imprenditoriale e la storia e la vocazione di un territorio si può fare molto in termini di promozione.

di Valter Giuliani

Elba Taste