Le alghe saranno il cibo di un mondo post catastrofe nucleare o dopo una grande eruzione vulcanica?

Riconoscere che scenari come una guerra nucleare o grandi eruzioni vulcaniche devono essere presi sul serio

[4 Gennaio 2024]

Un team di ricercatori ha scoperto che «La crescita delle alghe marine, e quindi il loro potenziale di diventare un’importante fonte di cibo, aumenta dopo un disturbo improvviso e prolungato della luce solare osservato dopo conflitti nucleari più gravi o una grande eruzione vulcanica».

Uno dei ricercatori, Te Whare Wānanga o Waitaha / David Denkenberger, professore associato di ingegneria meccanica dell’università neozelandese di Canterbury (UC), sottolinea che «Investire nella costruzione di coltivazioni di alghe potrebbe prevenire la carestia globale in scenari di improvvisa riduzione della luce solare, evitando potenzialmente un numero significativo di morti per fame».

La pre-pubblicazione dello studio “Seaweed as a resilient food solution after a nuclear war” è stata selezionata come una delle proposte più entusiasmanti e interessanti tra le 17.000 presentate alla conferenza della European Geosciences Union (EGU) del 2023 a Vienna. A presentare lo studio è stato Florian Ulrich Jehn dell’Alliance to Feed the Earth in Disasters (ALLFED, che poi è stato intervistato da GeoLog, il blog ufficiale curato dal responsabile dei media e delle comunicazioni dell’EGU Gillian D’Souza. Ulrich Jehn  ha ricordato che «Gli effetti diretti di una guerra nucleare, come le radiazioni, sono già devastanti, ma gli effetti indiretti potrebbero essere anche peggiori. Durante una guerra nucleare, molte grandi città andrebbero in fiamme, il che potrebbe sollevare la fuliggine nell’atmosfera superiore e diffondersi in tutto il mondo. Questa fuliggine bloccherebbe la luce solare e causerebbe un crollo della temperatura globale, portando a quello che chiamiamo inverno nucleare. La riduzione della luce solare ridurrebbe significativamente i raccolti e potrebbe provocare carestie e carestie diffuse. Noi di ALLFED ci concentriamo sull’identificazione di fonti alimentari resilienti che garantiscano la sicurezza alimentare anche in condizioni così estreme. Le alghe marine sono un candidato molto promettente, poiché possono crescere rapidamente e richiedono risorse minime. Abbiamo anche analizzato le proteine ​​unicellulari, che vengono prodotte fornendo sostanze come il metano a organismi unicellulari in un bioreattore. Questi organismi producono poi proteine ​​e amminoacidi che possono essere utilizzati come cibo. Un’altra opzione è il trasferimento delle colture. Durante un inverno nucleare, è probabile che i tropici rimangano relativamente caldi, il che significa che le colture solitamente coltivate a latitudini più elevate potrebbero essere potenzialmente trasferite a latitudini più basse».

I ricercatori della UC, dell’ALLFED), della Louisiana State University e dell’università delle Filippine – Diliman, hanno utilizzato i risultati di un modello climatico nel quale delle particelle sono state iniettate nell’atmosfera per replicare gli impatti di un evento globale significativo, come un’eruzione vulcanica o una guerra nucleare ed evidenziano che «Tali eventi sarebbero catastrofici per l’agricoltura convenzionale dove la luce solare sarebbe limitata e la temperatura dei terreni coltivati ​​sarebbe inferiore di oltre 10°C  per molti anni» è l’inverno nucleare o la catastrofica emissione di fumo e polveri che avviò l’estinzione dei dinosauri. Per non farci la fine delle grandi lucertole, lo studio affronta la necessità fondamentale di dare all’umanità post-apocalittica fonti alimentari resilienti che possano essere coltivate dopo le catastrofi globali.

Denkenberger sottolinea che «Lo studio ha rivelato che la produzione di alghe potrebbe essere rapidamente aumentata per soddisfare una parte sostanziale della domanda globale di applicazioni alimentari, raggiungendo un equivalente del 45% entro 9-14 mesi. La maggior parte di questo può essere utilizzata per l’alimentazione animale e per i biocarburanti, poiché il consumo umano è limitato al 10-15% a causa dell’alto contenuto di iodio nelle alghe che. senza lavorazione. potrebbero causare effetti negativi sulla salute».

Un altro autore dello studio, Florian Ulrich Jehn dell’ALLFED, aggiunge che «Le alghe hanno un elevato potenziale per diventare un importante pilastro della sicurezza alimentare globale, anche dopo una guerra nucleare. Questo studio apre strade per ulteriori ricerche e richiede investimenti per aumentare la capacità di coltivazione di alghe marine per garantire la sicurezza alimentare in tempi di crisi».

Cheryl Harrison, modellista oceanica della Louisiana State University e coautrice dello studio, non è molto ottimista riguardo al nostro futuro e fa notare che studi precedenti hanno evidenziato la necessità di fonti alimentari alternative e affidabili: «La produzione agricola e ittica crollerebbe, fonti alimentari alternative come le alghe marine saranno fondamentali per la sicurezza alimentare globale e regionale dopo scenari di riduzione della luce solare, come una guerra nucleare e grandi eruzioni vulcaniche. E’ solo questione di tempo prima che ciò accada, quindi dobbiamo essere pronti. Poiché l’oceano non si raffredda così rapidamente come la terra, l’acquacoltura marina è un’ottima opzione».

Come evidenzia Ulrich Jehn, alcuni Paesi sono più preparati o più adatti alla coltivazione delle alghe: «Sono molti i paesi al mondo che già oggi coltivano alghe, soprattutto in Asia e in Sud America. Ad esempio, Cile e Indonesia sarebbero probabilmente in grado di continuare a coltivare alghe anche in un inverno nucleare molto rigido. Tuttavia, il quadro è abbastanza diverso in Europa. Qui vengono coltivate solo poche alghe e un inverno nucleare lascerebbe la maggior parte delle acque intorno all’Europa troppo fredde per coltivare alghe.

Anche per Ulrich Jehn bisognerebbe fare di più: «Il passo successivo è riconoscere che scenari come una guerra nucleare o grandi eruzioni vulcaniche devono essere presi sul serio. Spesso è addirittura difficile ottenere finanziamenti per la nostra ricerca, poiché l’argomento è così trascurato. I governi potrebbero iniziare a prepararsi utilizzando la ricerca condotta all’ALLFED e in altri istituti per esplorare come si comporterebbero in scenari così estremi. In questo momento, Paesi come l’Austria o la Germania avrebbero difficoltà a fornire cibo sufficiente alla propria popolazione nel caso in cui si verificasse una guerra nucleare o una grande eruzione vulcanica. Ci auguriamo che in futuro ogni Paese pianifichi non solo eventi estremi minori come le inondazioni, ma anche eventi rari ma di grande impatto come la guerra nucleare. Anche le misure di mitigazione previste per la guerra nucleare sono multiuso. Ciò significa che ci daranno anche maggiore resilienza in altri scenari di protezione solare, come dopo l’impatto di un asteroide».

Infatti, la cosa sarebbe utile anche se – come speriamo vivamente – il mondo riuscirà ad evitare un olocausto nucleare o in inverno vulcanico: come fanno presenta all’UC, «L’aumento della crescita delle alghe presenta anche altri benefici, in particolare per l’ambiente. Cresce senza assorbire terra, acqua o sostanze chimiche necessarie per le colture sulla terraferma. Le alghe somministrate al bestiame potrebbero anche ridurre significativamente le emissioni di metano e immagazzinare carbonio dall’aria, contribuendo a rallentare il riscaldamento del pianeta».