La Fao al G20: sostenere gli agricoltori familiari per sfamare il mondo

Fermare lo spreco idrico nel mondo del riscaldamento globale con 10 miliardi di abitanti

[23 Gennaio 2017]

Nell’epoca del cambiamento climatico, della scarsità delle risorse naturali, del land grabbing  e dell’agricoltura sempre più intensiva, che in molti dicono necessari per sfamare un pianeta con 10 miliardi di persone, la Fao  sottolinea che le conoscenze dell’agricoltura familiare nel mondo in via di sviluppo devono essere sostenute da strumenti e informazioni che consentano loro di prosperare e nutrire la popolazione mondiale in crescita.

Intervenendo al meeting del ministri dell’agricoltura del G20, il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva,  ha  sottolineato che «Milioni di piccoli agricoltori familiari hanno bisogno di assistenza tecnica e finanziaria per essere più resilienti e adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. Devono essere in grado di restare sulla loro terra, produrre il proprio cibo e anche avere accesso ai mercati».

Secondo Da Silva, «le aree  rurali di tutto il mondo saranno il campo di battaglia centrale nella spinta per rispettare  l’agenda 2030 dello sviluppo sostenibile, dal momento che è lì che la povertà e la fame sono più concentrate. Allo stesso tempo, secondo gli studi della Fao, la maggior parte degli aumenti delle rese agricole necessarie per alimentare una parte della popolazione mondiale che supererà i 9 miliardi entro il 2050 dovrà avvenire in queste stesse regioni, e dipenderà in gran parte dai piccoli agricoltori familiari. Le tecnologie della comunicazione (TIC) possono avere un profondo impatto sull’efficienza, la resilienza e l’inclusione delle famiglie dei  contadini poveri. Questo è il motivo per cui la Fao sta portando avanti con una strategia digitale che mira a sostenere il mondo più vulnerabili attraverso la condivisione delle conoscenze e l’apprendimento bottom-up».
La Fao sta lavorando con Google per far diventare i dati satellitari ad alta risoluzione uno strumento quotidiano per il monitoraggio e la gestione delle risorse naturali, per promuovere l’agricoltura sostenibile e rafforzare la sicurezza alimentare, ma sta anche esaminando opzioni tecnologiche di base per  fornire ai piccoli agricoltori previsioni microclimatiche e  sta impegnando con l’Organizzazione meteorologica mondiale per migliorare le previsioni del tempo per gli agricoltori.

Secondo Da Silva, «Questi sforzi dovrebbero essere rivolti in particolare ai 70 Paesi che non dispongono di servizi meteorologici nazionali istituiti. Si tratta di una delle principali priorità». Il direttore generale della Fao ha chiesto il sostegno del G20 perché «I dati meteorologici, disponibili a livello globale, possono essere riportati  a livello locale per consentire ad agricoltori, pastori e pescatori di beneficiarne»
Su richiesta del G20, la Fao sta collaborando con l’International food policyresearch institute (Ifpri) e l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo (Ocse) per valutare le applicazioni, l’informazione e la comunicazione esistenti per fornire il G20 una  guida su come possono essere migliorate.

Nel suo intervento, Da Silva ha  anche lodato il G20 perché continua ad occuparsi della carenza idrica e della resistenza antimicrobica. La Fao stima che nelle aree aride del mondo vivono circa 2,1 miliardi di persone che circa 260 milioni di persone, la maggior parte dei quali nelle zone rurali, non hanno accesso all’acqua potabile sicura, «Anche se l’acqua è un diritto umano», ha ricordato Graziano da Silva, che ha invitato i Paesi del G20 a partecipare al Global framework for water scarcity   che la Fao e i suoi partner hanno lanciato alla Cop22 Unfccc a Marrakech. Una strategia che ha lo scopo di aiutare i Paesi e le comunità  a migliorare l’efficienza del loro utilizzo dell’acqua e ad aumentare la loro resiliemnza agli stress della siccità.

Intervenendo al Global Forum for Food and Agriculture  che si è tenuto dal 19 al 21 gennaio a Berlino, Da silva aveva sottolineato che «Lee penurie idriche, che si fanno sempre più g frquenti, fanno adesso parte  delle sfide da affrontare per arrivare ad uno sviluppo sostenibile. Questa sfida d’altronde si intensifica mentre la popolazione mondiale continua ad aumentare e il cambiamento climatico persiste: La concorrenza per l’accesso alle risorse  idriche si intensificherà quando la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi entro il 2050: nei Paesi in via di sviluppo, milioni di agricoltori familiari soffrono già per la mancanza di accesso all’acqua dolce, mentre in alcune regioni  i conflitti legati alle risorse idriche superano già i conflitti legati ai litigi fondiari. Il cambiamento climatico sta già alterando i regimi idrologici in tutto il mondo. Secondo alcune stime, circa un miliardo di persone che vivono in zone aride potrebbero dover affrontare un aumento della penuria di acqua in un prossimo futuro. Queste regioni sono caratterizzate da una povertà estrema e da numerose sofferenze legate alla fame».

L’agricoltura è sia una delle maggiori cause che una vittima della scarsità d’acqua: utilizza il 70% dei prelievi di acqua dolce del mondo e contribuisce all’inquinamento dell’acqua a causa dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici che utilizza».

Da Silva ha ricordato che «Per affrontare questa sfida, la comunità internazionale ha creato un obiettivo per lo sviluppo sostenibile (Sdg) autonomo  relativo all’acqua, per integrare il principio di una migliore gestione di questa risorsa naturale nell’insieme dei Sdg. Migliorare tutti gli aspetti relativi all’acqua è particolarmente importante per i Sdg legati alla povertà estrema, alla fame, alla malnutrizione e al cambiamento climatico. L’agricoltura e i sistemi alimentari riuniscono tutti questi obiettivi mondiali e propongono delle alternative per un cambiamento trasformativo».

Il direttore generale della Fao ha invitato tutti a cogliere la sfida della sicurezza alimentare posta dalla carenza di acqua: «Incoraggiando le pratiche che mirano ad utilizzare meno acqua e a farlo in maniera più efficace ma prendendo ugualmente delle misure miranti a assicurare l’accesso all’acqua, in particolare per gli agricoltori familiari e per i più poveri. Agie così non impedirà un periodi di siccità, ma questo potrà aiutare ad impedire che un periodo di siccità provochi a sua volta una situazione di fame e dei disordini economici. Ridurre lo spreco alimentare  è strettamente legato al fatto di utilizzare l’acqua in maniera più giudiziosa. Ogni anno, va perduto ben un terzo del cibo che produciamo, cioè sprecato, detto in un’altra maniera, lo spreco d’acqua equivale a tre volte il volume del lago di Ginevra».

Da Silva ha concluso: «E’ tempo di agire. Una migliore gestione delle risorse naturali si tradurrà in un miglioramento dei mezzi di sussistenza, subito e in futuro».