Una tecnologia per migliorare la resa dei terreni producendo al contempo energia rinnovabile

Agrivoltaico, impianti e attenzione al territorio: un esempio virtuoso dalla Sardegna

Sabella (Astrea): «Auspicabile che la Regione acceleri per l’approvazione della legge sulle aree idonee, evitando interventi non concertati»

[17 Aprile 2024]

Si sente sempre più spesso parlare di impianti agrivoltaici che, grazie all’utilizzo di appositi moduli e di un layout studiato ad hoc per consentire il passaggio dei mezzi agricoli, consentono la convivenza di produzione di energia pulita e attività agricola.

Chiaramente, per quanto possa costituire una combinazione vincente, anche sull’agrivoltaico è necessario evitare approcci speculativi che solo apparentemente mirano ad una valorizzazione del territorio. Questo richiede una grande capacità di ascolto e di concertazione degli stakeholder ed un genuino interesse verso la preservazione del paesaggio e la creazione di valore localmente, sotto vari punti di vista.

Ne abbiamo parlato con Maria Sabella, fondatrice della società Astrea Energia, specializzata nella fornitura di servizi di progettazione e sviluppo per investitori nel solare, che sta portando avanti diversi progetti di agrivoltaico in alcune regioni d’Italia, inclusa la Sardegna, mantenendo una costante attenzione al contesto in cui gli impianti andranno ad inserirsi.

Può raccontarci qualcosa in più sullo stato dell’arte della tecnologia agrivoltaica?

«Premetto che la tecnologia agrivoltaica è ancora in una fase piuttosto iniziale (solo di recente sono stati introdotti degli incentivi nell’ambito del Pnrr) e prevediamo di avere molti affinamenti ed acquisire sempre più esperienza nei prossimi anni.

Possiamo però già dire che l’agrivoltaico consente in ogni caso un miglioramento della resa dei terreni. Già durante la fase di studio di fattibilità, è sempre coinvolto un agronomo che dopo un’attenta analisi indica quali sono le colture più adatte per la massimizzazione della producibilità del terreno stesso. Questo spesso porta anche a soluzioni creative, che potrebbero magari anche innescare un circolo virtuoso; in uno dei nostro progetti in Sardegna, ad esempio, stiamo valutando la coltivazione di arachidi (mettendo in piedi tutta la filiera, dalla coltivazione all’acquisito dei prodotti). Si tratterebbe di una coltura relativamente nuova che magari potrebbe dare spazio a nuove opportunità per diverse aziende agricole».

In che modo si declina la creazione di valore per il territorio nei vostro progetti?

«In ogni area geografica in cui prevediamo di installare degli impianti, cerchiamo sempre di avviare un dialogo con gli enti locali per capire la loro visione e accogliere i loro commenti sul progetto. Oltre a questo, è nostra priorità anche l’individuazione di interventi a latere che possano coinvolgere alcuni soggetti istituzionali nonché le comunità locali.

Ad esempio, per portare avanti uno dei nostri progetti attualmente in fase di sviluppo nel centro Sardegna, abbiamo pensato ad una serie di collaborazione con istituti di formazione ed altri portatori di interessi: abbiamo coinvolto l’Università di Cagliari, che ci sta supportando nella analisi strutturali; stiamo avviando la collaborazione con un istituto agrario della zona, al quale verrà dedicata una zona del nostro impianto agrivoltaico; abbiamo previsto la realizzazione all’interno dell’impianto di un’area didattica, con panchine e gazebi in legno riciclato con l’idea di tenere ogni anno dei seminari agli studenti della zona; stiamo valutando anche di lasciare un’opera compensativa al Comune come una pista ciclabile, oppure un impianto fotovoltaico sulle coperture di edifici pubblici, delle colonnine per la ricarica elettrica, etc.

Aggiungo che, nella nostra visione, preferiamo evitare gli impianti troppo estesi (i nostri progetti non superano mediamente i dieci ettari) in modo da risultare poco invasivi anche da un punto di vista paesaggistico».

I cittadini vengono informati dei progetti prima che vengano approvati o si trovano di fronte al “fatto compiuto”?

«Assolutamente, questa è una nostra priorità. Organizziamo dei seminari dedicati in cui informiamo i cittadini delle principali caratteristiche del progetto, della collocazione e di tutte le iniziative che stiamo portando avanti. Ascoltiamo le loro domande e i loro suggerimenti.

In sintesi, possiamo dire che non basta dire agrivoltaico per avere un progetto sostenibile e di valore per le comunità locali. Occorre anche dedicare tempo, attenzione e creatività per individuare le peculiarità di un territorio e coinvolgere il più possibile le comunità locali. Un approccio che, auspichiamo, possa diventare la normalità per chi intenderà affrontare questa tipologia di progetti».

Che tipo di sviluppo auspica in Sardegna con questa nuova Giunta e quali potrebbero essere le priorità che la Regione dovrebbe attuare nell’immediato per lo sviluppo di queste nuove tecnologie?

«Sicuramente sarà importante regolamentare il settore per evitare installazioni poco ponderate e rispettose del contesto. Noi per primi, come detto in precedenza, siamo a favore di progetti non troppo invasivi e che creino valore sul territorio. Sappiamo che ci sono forti ritardi nell’approvazione della legge che dovrebbe fornire alle Regioni delle linee guida sulle aree idonee.

Sarebbe auspicabile che la Regione Sardegna attendesse l’approvazione di tale legge (e anzi in quanto coordinatrice della commissione Energia spingesse per una accelerazione) in modo da evitare interventi non concertati e che mettano a rischio progetti già avviati sulla base delle regole vigenti. Credo che serva una visione di lungo periodo e coerente in modo da comunicare stabilità e chiarezza di intenti agli investitori che impiegano capitali significativi nei progetti  animati dalle migliori intenzioni che vanno oltre il semplice rendimento economico».

di Angela Bacciu