L’Italia è al 41esimo posto, tra l’Afghanistan e il Kirghizistan

Un quarto della popolazione mondiale vive già uno stress idrico estremamente elevato

«Vivere con questo livello di stress idrico mette a rischio la vita, il lavoro, la sicurezza alimentare ed energetica delle persone»

[18 Agosto 2023]

Secondo i nuovi dati dell’Aqueduct Water Risk Atlas del World Resource Institute (WRI) «25 Paesi, che ospitano un quarto della popolazione mondiale, affrontano ogni anno uno stress idrico estremamente elevato, consumando regolarmente quasi tutto il loro approvvigionamento idrico disponibile. E almeno il 50% della popolazione mondiale – circa 4 miliardi di persone – vive in condizioni di forte stress idrico per almeno un mese all’anno».

I ricercatori del WRI evidenziano che «Vivere con questo livello di stress idrico mette a rischio la vita, il lavoro, la sicurezza alimentare ed energetica delle persone. L’acqua è fondamentale per la coltivazione dei raccolti e l’allevamento del bestiame, la produzione di elettricità, il mantenimento della salute umana, la promozione di società eque e il raggiungimento degli obiettivi climatici mondiali.  Senza una migliore gestione dell’acqua, la crescita della popolazione, lo sviluppo economico e il cambiamento climatico sono destinati a peggiorare lo stress idrico».

L’Atlante del rischio idrico analizza in profondità cosa sta causando il crescente stress idrico e quali Paesi e regioni saranno maggiormente colpiti. Quel che ne emerge è la conferma che «In tutto il mondo, la domanda di acqua sta superando quella disponibile. Dal 1960, a livello globale, la domanda è più che raddoppiata. L’aumento della domanda di acqua è spesso il risultato della crescita della popolazione e di industrie come l’agricoltura irrigua, l’allevamento, la produzione di energia e l’industria manifatturiera. Nel frattempo, la mancanza di investimenti nelle infrastrutture idriche, politiche di utilizzo dell’acqua non sostenibili o una maggiore variabilità dovuta ai cambiamenti climatici possono influire sull’approvvigionamento idrico disponibile».

Lo stress idrico, il rapporto tra domanda idrica e offerta rinnovabile, misura la concorrenza sulle risorse idriche locali: «Minore è il divario tra domanda e offerta, più un luogo è vulnerabile alla scarsità d’acqua – spiegano ancora al WRI –  Un Paese che affronta “stress idrico estremo” significa che utilizza almeno l’80% della sua fornitura disponibile, “stress idrico elevato” significa che sta ritirando il 40% della sua fornitura».

E a stress idrico elevato estremamente elevato – al 17esimo posto – dopo diversi Stati medioerientali e africani e il Cile e prima di Belgio e Grecia c’è la piccola San Marino, mentre Cipro è seconda e si salva solo grazie al massiccio ricorso ai dissalatori.

Anche l’Italia non è messa benissimo: si piazza 41esima, tra il gruppo dei Paesi a stress idrico elevato. Preceduta dall’Afghanistan e seguita dal Kirghizistan.

Il rapporto avverte che «Senza interventi, come gli investimenti nelle infrastrutture idriche e una migliore governance idrica, lo stress idrico continuerà a peggiorare, in particolare nei luoghi con popolazioni ed economie in rapida crescita».

I 5 Paesi con il maggior stress idrico sono Bahrain, Cipro, Kuwait, Libano, Oman e Qatar e il loro stress idrico è determinato soprattutto dalla scarsa offerta, abbinata alla domanda per uso domestico, agricolo e industriale. Le regioni più soggette a stress idrico sono il Medio Oriente e il Nord Africa, dove l’83% della popolazione è esposta a stress idrico estremamente elevato, e l’Asia meridionale, dove è esposto il 74%.

Il WRI evidenzia che «Entro il 2050, si prevede che un ulteriore miliardo di persone vivrà con uno stress idrico estremamente elevato, anche se il mondo limiterà l’aumento della temperatura globale da 1,3 gradi C a 2,4 gradi C entro il 2100, uno scenario ottimistico. Si prevede che la domanda globale di acqua aumenterà dal 20% al 25% entro il 2050, mentre il numero di bacini idrografici che devono affrontare un’elevata variabilità di anno in anno o forniture idriche meno prevedibili dovrebbe aumentare del 19%».

Per il Medio Oriente e il Nord Africa, questo significa che entro il 2050 il 100% della popolazione vivrà con uno  stress idrico estremamente elevato, un  problema non solo per i consumatori e le industrie dipendenti dall’acqua, ma anche per la stabilità politica e le migrazioni. Il WRi fa l’esempio dell’Iran dove decenni di cattiva gestione  e uso insostenibile dell’acqua per l’agricoltura stanno già  causando proteste e tensioni che potranno solo intensificarsi con il peggioramento dello stress idrico.

Il più grande cambiamento nella domanda di acqua da qui al 2050 si verificherà nell’Africa sub-sahariana. Il Wri avverte: «Sebbene la maggior parte dei paesi dell’Africa sub-sahariana non sia estremamente stressata in questo momento, la domanda sta crescendo più rapidamente rispetto a qualsiasi altra regione del mondo. Entro il 2050, la domanda di acqua nell’Africa subsahariana dovrebbe salire alle stelle del 163%, un tasso di variazione 4 volte superiore rispetto all’America Latina, la seconda regione in classifica, che dovrebbe registrare un aumento del 43% della domanda di acqua. Si tratta di aumento dell’utilizzo  dell’acqua, previsto principalmente per l’irrigazione e l’approvvigionamento idrico domestico, che potrebbe favorire una crescita economica importante in Africa, che si prevede sarà la  regione in più rapida crescita economica del mondo, Ma l’uso inefficiente e la gestione insostenibile dell’acqua  minacciano di abbassare del 6% il PIL dell’Africa sub-sahariana

Intanto, nei Paesi ricchi la domanda di acqua si è stabilizzata. In Nord America e in Europa gli investimenti nell’efficienza dell’utilizzo dell’acqua hanno contribuito a ridurre il consumo idrico interno ma, sottolinea il WRI, «L’utilizzo e le dipendenze idriche si estendono oltre i confini nazionali e l’acqua incorporata nel commercio internazionale dai Paesi a reddito medio-basso ai Paesi ad alto reddito contribuirà sempre più a un crescente stress idrico nei paesi a basso e medio reddito».

Dall’Atlante c viene fuori con chiarezza che l’aumento dello stress idrico minaccia la crescita economica dei paesi e la sicurezza alimentare mondiale». Secondo i dati di Aqueduct, «Entro il 2050 il 31% del PIL globale – ben 70 trilioni di dollari – sarà esposto a stress idrico elevato, rispetto ai 15 trilioni di dollari (24% del PIL globale) nel 2010. Solo 4Paesi: India, Messico, Egitto e Turchia, rappresentano oltre la metà del PIL esposto nel 2050.La scarsità d’acqua può portare a blocchi industriali, interruzioni di energia e perdite di produzione agricola – come quelle  già osservate in India , dove la mancanza di  acqua per raffreddare le centrali termoelettriche  tra il 2017 e il 2021 ha comportato una perdita di energia di 8,2 terawattora: abbastanza elettricità per alimentare 1,5 milioni  di famiglie indiane  per 5 anni».

Secondo la Global Commission on Adaptation, «La mancata attuazione di migliori politiche di gestione dell’acqua potrebbe comportare perdite del Pil dal  7% al 12% in India, Cina e Asia centrale e del 6% in gran parte dell’Africa entro il 2050».

Già il 60% dell’agricoltura irrigua del mondo si trova ad affrontare uno stress idrico estremamente elevato, in particolare le piantagioni di canna da zucchero, grano, riso e mais. Ma per nutrire i 10 miliardi di persone previsti entro il 2050, il mondo dovrà produrre  il 56% in più di calorie alimentari  rispetto al 2010, e dovrà farlo affrontando l’aumento dello stress idrico e i disastri climatici come siccità e inondazioni.

Il Wri fa notare che «E’ utile comprendere lo stato della domanda e dell’approvvigionamento idrico mondiale, ma lo stress idrico non porta necessariamente a una crisi idrica. Ad esempio, luoghi come Singapore e la città americana di Las Vegas dimostrano che le società possono prosperare anche nelle condizioni di scarsità d’acqua impiegando tecniche come la rimozione dell’erba assetata d’acqua, la desalinizzazione e il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue».

E la ricerca WRI dimostra che risolvere le sfide idriche globali è più economico di quanto si possa pensare, costerebbe al mondo circa l’1% del PIL, 29 centesimi a persona al giorno dal 2015 al 2030.Quel  che manca è la volontà politica e il sostegno finanziario per rendere queste soluzioni economiche una realtà.

Il World Resource Institute indica alcuni modi chiave per migliorare la gestione dell’acqua e ridurre lo stress idrico:

I Paesi  possono migliorare la loro  governance idrica, incentivare l’efficienza idrica in agricoltura, adottare  una gestione integrata delle risorse idriche e migliorare le infrastrutture idriche attraverso  soluzioni basate sulla natura  e  infrastrutture verdi. Proteggere e ripristinare le zone umide, le mangrovie e le foreste non solo può migliorare la qualità dell’acqua e costruire la resilienza contro la siccità e le inondazioni, ma anche  risparmiare  sui costi di trattamento dell’acqua.

Le banche internazionali di sviluppo e altri istituti di credito  dovrebbero prendere in considerazione  programmi strategici di alleggerimento del debito, come  scambi di debito per natura, o alleggerimento del debito in cambio dell’impegno a investire nella biodiversità o in infrastrutture resilienti, come il ripristino delle mangrovie o la conservazione delle zone umide. Queste soluzioni basate sulla natura possono ottenere risultati climatici e idrici positivi in ​​paesi che non possono permettersi una migliore gestione dell’acqua da soli.

I responsabili politici  nei Paesi con stress idrico dovrebbero dare la priorità a  fonti di energia idriche prudenti  come il solare e l’eolico per evitare  interruzioni di corrente  causate dalla scarsità d’acqua.

Le città  dovrebbero sviluppare piani d’azione per la resilienza idrica urbana, imparando dal gruppo di  sei città africane  che stanno già sperimentando tali approcci. Il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue  potrebbe anche creare nuove fonti idriche per le città.

Gli agricoltori dovrebbero utilizzare  misure idriche più efficienti , come il passaggio a colture a basso consumo idrico o l’utilizzo di metodi come l’irrigazione a pioggia o a goccia anziché l’allagamento dei campi.

Le aziende dovrebbero stabilire  obiettivi idrici basati sulla scienza, che siano in linea con ciò che la scienza dice sia “sufficiente” per rimanere entro i limiti della Terra  e  soddisfare le esigenze della società, imparando da un  numero crescente  di aziende che hanno già fissato  tali obiettivi.

Il WRI conclude: «Tutti i livelli  di governo, così come le comunità e le imprese, devono intensificarsi per costruire un futuro sicuro per tutti. Il mondo alla fine richiederà un approccio completo, nonché soluzioni specifiche per singoli bacini e regioni. Questi risultati possono essere scoraggianti, ma con la giusta gestione, ogni Paese può impedire che lo stress idrico si trasformi in crisi idrica».