Stress idrico in Europa: preoccupazione importante e crescente col cambiamento climatico

Soluzioni basate sulla natura, riutilizzo dell’acqua e dissalazione nel mix delle misure necessarie

[28 Ottobre 2021]

Il nuovo rapporto “Water resources across Europe – confronting water stress: an updated assessment”  pubblicato dall’European Environment Agency (EEA), presenta lo stato attuale dello stress idrico in Europa e ha l’obiettivo di concentrarsi sulla gestione dei rischi per la disponibilità idrica a causa degli impatti del cambiamento climatico, presenta le ultime conoscenze sulla disponibilità di acqua in Europa e sostiene il passaggio dalla gestione delle crisi alla gestione del rischio, dando maggiore attenzione a diverse misure che affrontano il consumo idrico.

Il rapporto sottolinea che «Lo stress idrico – una situazione in cui non c’è abbastanza acqua di qualità sufficiente per soddisfare le esigenze delle persone e dell’ambiente – è già una realtà in molte parti d’Europa. Siccità e scarsità d’acqua non sono più eventi rari o estremi in Europa e circa il 20% del territorio europeo e il 30% degli europei sono colpiti da stress idrico durante un anno medio».

L’EEa ricorda che «Si prevede che il cambiamento climatico aggraverà il problema, poiché le siccità stanno aumentando di frequenza, entità e impatto. Le tendenze sono particolarmente preoccupanti per l’Europa meridionale e sudoccidentale, dove la portata dei fiumi durante l’estate potrebbe diminuire fino al 40%, in uno scenario di aumento della temperatura di 3° C. In quelle aree, l’agricoltura, l’approvvigionamento idrico pubblico e il turismo esercitano le principali pressioni sulla disponibilità idrica con picchi stagionali significativi in ​​estate. Nel complesso, l’Europa deve rafforzare la resilienza dei suoi ecosistemi e utilizzare l’acqua in modo più efficiente per ridurre al minimo l’impatto dello stress idrico sulle persone e sull’ambiente».

“Water resources across Europe”  presenta politiche e regolamenti già esistenti a livello europeo che possono permettere di affrontare entrambi questi problemi, ma avverte che «La loro attuazione ed efficacia devono essere migliorate».

Per quanto riguarda lo stress idrico e la resilienza climatica, la nuova strategia Ue sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la missione sull’adattamento, che informa il nuovo programma Horizon Europe, dipendono fortemente dall’innovazione per produrre soluzioni regionali specifiche. In campo idrico, attualmente la ricerca e l’innovazione europee si stanno concentrando su un’ampia gamma di argomenti e gli aspetti più rilevanti per quantità d’acqua disponibile e stress idrico sono: un miglior monitoraggio della Terra e del suo clima e degli utilizzi dell’acqua (tecnologia satellitare, telerilevamento, droni, citizen scientist e crowdsourcing di informazioni, digitalizzazione del settore idrico, ecc.); migliore gestione e analisi dei dati (Internet delle cose, big data science, machine learning, sistemi informativi geografici, tecnologie avanzate dell’informazione e della comunicazione, visualizzazione integrata dei dati e piattaforme di supporto alle decisioni, ecc.);  migliore modellazione e previsione socio-ambientale (modellazione e previsione quasi in tempo reale di fenomeni naturali, comprese previsioni idrologiche e di siccità, modellazione basata su agenti di sistemi socio-ambientali accoppiati, sollecitazione di atteggiamenti sociali attraverso serious gaming, ecc.); migliori tecnologie per aumentare l’efficienza tecnica idrica (rilevamento e controllo delle perdite nelle reti idriche, tecnologie di agricoltura di precisione, simbiosi industriale, ecc.); migliori strumenti per aumentare la consapevolezza e controllare l’uso dell’acqua (applicazioni mobili che promuovono la consapevolezza e il cambiamento comportamentale nei confronti dell’uso dell’acqua, schemi sull’impronta idrica di processi e prodotti, ecc.); migliori tecnologie per consentire e promuovere l’approvvigionamento idrico da fonti idriche alternative (desalinizzazione e riutilizzo dell’acqua più efficienti dal punto di vista energetico con rischi ambientali minimi, monitoraggio in tempo reale dei parametri di qualità dell’acqua per un riutilizzo sicuro dell’acqua, recupero dell’acqua sicuro e conveniente dagli effluenti delle industrie di trasformazione, ecc.); migliori tecnologie per la ricarica gestita delle falde acquifere.

Lo studio propone 6  soluzioni sostenibili per gestire lo stress idrico in Europa e la prima sono le  principali strategie per la gestione dello stress idrico: Ridurre la domanda d’acqua; Ridurre le perdite nel sistema di alimentazione;  Ridurre le perdite durante l’uso; Aumentare la consapevolezza; Introdurre misure economiche; Applicare tecnologie più efficienti dal punto di vista idrico; Selezionare i prodotti per la loro bassa richiesta d’acqua; Conservare l’acqua temporaneamente durante i peridi con acqua abbondante in serbatoi di superficie, nel suolo e nelle falde acquifere e con misure di conservazione e soluzioni basate sulla natura; Accettare la carenza e concentrarsi sull’affrontare le sue conseguenze; Dare priorità all’allocazione dell’acqua; Introdurre schemi assicurativi; Aumentare la disponibilità o l’approvvigionamento idrico; Riutilizzare le acque reflue; Dissalare l’acqua salmastra o salata; Deviare l’acqua dove è abbondante a luoghi con stress idrico solo se non resta nessun altra opzione.

Lo studio presente due misure di approvvigionamento idrico non convenzionali che a volte vengono messe in contrapposizione, ma non cero dell’EEA. Il riutilizzo dell’acqua e la dissalazione.

Lo studio ricorda che «Il nuovo regolamento sul riutilizzo dell’acqua (UE, 2020b) è entrato in vigore nel 2020. Le sue nuove regole e requisiti minimi di qualità dell’acqua, progettati per stimolare e facilitare il riutilizzo sicuro dell’acqua nell’UE, si applicheranno dal 26 giugno 2023». Attualmente, in Europa il riutilizzo dell’acqua rappresenta una quota molto bassa del consumo totale di acqua ed è praticato soprattutto nell’Europa meridionale, come a Cipro, Malta e in Spagna. La maggior parte dei progetti di riutilizzo punta a produrre approvvigionamenti idrici alternativi per l’agricoltura irrigua o a gestire la ricarica della falda acquifera per mitigare l’intrusione salina nelle aree costiere. Il rapporto evidenzia che «In linea di principio, i volumi totali di acqua che possono essere riutilizzati per l’irrigazione sono significativi e possono contribuire a ridurre lo stress idrico fino a circa il 10% nelle regioni in cui l’irrigazione è un’attività importante. I costi di trattamento ed energia per il riutilizzo dell’acqua sono bassi rispetto ai costi delle infrastrutture necessarie per trasportare l’acqua recuperata dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane alle aree irrigate. Poiché questi costi sono molto variabili, l’attrattiva economica dell’acqua recuperata per gli agricoltori può differire in modo significativo».  Ci sono però esempi come quelli di Cipro di applicazione di una politica dei prezzi incentivanti per promuovere ulteriormente il riutilizzo dell’acqua.

Invece, la desalinizzazione viene attuata soprattutto per produrre acqua potabile. Attualmente, la quota più elevata della capacità di dissalazione installata in Europa è nel Mediterraneo. L’EEA sottolinea che «In condizioni di grave stress idrico, la desalinizzazione sta diventando un’opzione più conveniente e affidabile rispetto ad altre soluzioni per l’approvvigionamento idrico. I costi sono notevolmente diminuiti negli ultimi decenni e per l’osmosi inversa dell’acqua di mare nel Mediterraneo potrebbero aggirarsi intorno a 0,65 euro/m3 (World Bank, 2019). Per le acque salmastre i costi potrebbero essere inferiori».  L’EEA invita a valutare sempre attentamente  gli impatti ambientali della desalinizzazione per quanto riguarda lo smaltimento della salamoia, il consumo di energia e le emissioni di CO2.

L’EEA conclude: «Nelle parti d’Europa con problemi di stress idrico è necessaria un’azione urgente, la sfida consiste nell’evitare di rinchiudersi continuamente in soluzioni tecniche, come i trasferimenti d’acqua e, invece, di iniziare con un’analisi che includa le cause alla radice del problema, utilizzando approcci collegati  e analisi sistemiche. Approcci ecosistemici  e soluzioni basate sulla natura sono misure subito associate a tali approcci».