Le opere di difesa contro le alluvioni non bastano, Cirf: seguire la Nature restoration law

«Restituire spazio ai fiumi dove ancora possibile e ripristinare la salute del suolo, fermandone il consumo»

[15 Novembre 2023]

Contro le alluvioni non basta più fare opere e manutenerle: è necessaria una revisione dell’intero sistema, un cambio di passo, di mentalità, di approccio. Stop al consumo di suolo; avvio di delocalizzazioni; restituzione di spazi al fiume attraverso arretramenti arginali.

Sono questi alcuni dei principali punti per la sicurezza del territorio (anche) toscano messi in evidenza dal Centro italiano per la riqualificazione fluviale (Cirf), per il quale l’alluvione del 2 novembre scorso ha mostrato con chiarezza inequivocabile tutti i limiti della gestione corrente dei corsi d’acqua in Italia.

«II disastro che si è verificato non può essere imputato alla mancanza di “pulizia” degli alvei e degli argini, all’assenza, al malfunzionamento di casse di espansione o all’insufficiente manutenzione – affermano dal Cirf – Anbi Toscana, infatti, ha orgogliosamente rivendicato come negli ultimi 5 anni nelle aree di Firenze, Prato e Pistoia abbia investito oltre 85 milioni di euro tra interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nel reticolo che è andato in crisi durante l’alluvione e che le casse d’espansione hanno funzionato come da progetto».

Per il Cirf la “messa in sicurezza” contro le alluvioni «è impossibile» passando da più opere di difesa e un’artificializzazione ulteriore dei fiumi, soprattutto se negli ultimi venti anni molte opere idrauliche non hanno avuto lo scopo di ridurre il rischio per l’edificato già esistente, ma di rendere edificabili nuove aree fino a quel momento vincolate, con il risultato che il rischio complessivo è aumentato sempre più.

Che fare dunque? Il Cirf evidenzia che la direzione da prendere la indica chiaramente la Nature restoration law, a un passo dall’approvazione definitiva in sede europea.

Il che prevede «restituire spazio ai fiumi dove ancora possibile e, in particolare, dove questo può garantire non solo più natura e biodiversità, ma anche riduzione del rischio di alluvioni a valle. Ripristinare la salute del suolo, fermandone il consumo, adottare sia nelle aree agricole che in quelle urbane e industriali misure basate sulla natura, che riducano gli effetti dell’impermeabilizzazione e rendere i corsi d’acqua più resilienti al cambiamento climatico riducendone l’artificialità.

Dobbiamo, infine e soprattutto – concludono dal Cirf – aumentare la consapevolezza e la preparazione della cittadinanza, rendere le aree urbane e produttive esistenti più resilienti, in modo tale che gli allagamenti causino meno danni, e fare quello che fino ad ora in Italia non siamo stati capaci nemmeno di discutere, ovvero delocalizzare beni a rischio dove risulti l’alternativa più ragionevole e conveniente».