Il lockdown da coronavirus ha innalzato le falde acquifere della Toscana

Nonostante le scarse piogge il blocco di molte attività industriali e artigianali idroesigenti, insieme alla diversa distribuzione di acqua potabile a causa dell’assenza di turisti e studenti, ha portato a uno scenario inaspettato

[6 Maggio 2020]

Le misure di confinamento e distanziamento sociale imposte dalla pandemia da coronavirus in corso hanno numerosi riflessi sulle matrici ambientali; una prima analisi dell’Arpat mostra ad esempio un calo degli inquinanti PM10 e ossidi di azoto (NO e NO2) rilevati in Toscana, in linea con i dati disponibili a livello nazionale ed europeo. L’Istituto di geoscienze e georisorse (Igg) del Cnr di Pisa ha rilevato però un conseguenza inaspettata sull’ambiente del lockdown: un innalzamento delle falde acquifere in Toscana.

È questo il dato di partenza di uno studio promosso dall’Igg con il coinvolgimento dell’Università di Pisa e numerosi altri enti come Arpat e Autorità idrica toscana: l’obiettivo della ricerca è “fotografare” la situazione delle acque sotterranee in Toscana al tempo del coronavirus.

Come spiegano dall’Ateneo pisano l’obiettivo della ricerca è “fotografare” la situazione delle acque sotterranee in Toscana al tempo del coronavirus. Fra gli effetti della l’emergenza sanitaria c’è stato infatti il blocco pressoché improvviso di molte attività industriali e artigianali idroesigenti, che richiedono cioè acqua per i loro processi produttivi, a cui si aggiunge anche una diversa ridistribuzione dell’acqua potabile dovuta all’assenza di studenti e turisti nelle principali città della regione.
«Grazie ai dati di monitoraggio quantitativo messi a disposizione del Servizio Idrologico e Geologico della Regione Toscana, abbiamo già osservato un innalzamento delle falde idriche – spiega il docente dell’Unipi Roberto Giannecchini – si tratta di un segnale in controtendenza rispetto alle medie stagionali anche perché da settimane sta piovendo molto poco; il nostro obiettivo è quindi capire il comportamento delle falde in risposta ad una situazione indotta come il lockdown, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, e questo anche per identificare gli effetti a breve-medio dello sfruttamento delle risorse idriche, talvolta molto intenso, di alcune aree della Toscana, quali ad esempio le aree di Santa Croce, Bientina, bassa Val di Cornia, Piana di Lucca, Mortaiolo».

L’indagine verrà realizzata confrontando il monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee con una mappatura delle attività in “lockdown” e non. Proprio in questi giorni sono cominciati i primi campionamenti per le analisi chimiche ed isotopiche delle acque in alcuni siti selezionati, quali quelli prossimi ai principali campi-pozzi toscani delle aree del pisano e del grossetano.

L. A.