Legambiente: « Serve continuità col lavoro fatto dal precedente commissario, un piano nazionale per la depurazione con più risorse economiche e il completamento veloce degli interventi sulla rete impiantisca»

Fabio Fatuzzo nominato nuovo Commissario straordinario unico per la depurazione

Commissario e subcommissari hanno governato nelle Regioni con la peggiore maladepurazione

[25 Agosto 2023]

Con un decreto della presidente del Consiglio, che formalizza la nomina decisa dal ministro degli affari europei Raffaele Fitto, di concerto con il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, Fabio Fatuzzo è stato nominato nuovo Commissario straordinario unico per la depurazione.

Fatuzzo, già dirigente nazionale del Movimento Sociale Italiano, per il quale è stato Consigliere comunale e provinciale a Catania dal 1980 al al 1993, per poi aderire ad Alleanza Nazionale e diventarne parlamentare e  Presidente di Sidra SpA (che gestisce il Servizio Idrico Integrato nell’ambito dell’area metropolitana di Catania ed in alcuni comuni limitrofi), poi, dal  2010 al 2019 è stato direttore generale dell’Acoset, la società che a Catania gestisce i servizi idrici. Nel 2019 ha aderito a Fratelli d’Italia.

Quindi Fatuzzo di cattiva depurazione se ne intende, visto che la Sicilia dove ha operato e governato è in testa a tutti i provvedimenti di infrazione in questo campo avviati dall’Unione europea contro l’Italia.

E, come si legge in un comunicato del MASE, la struttura che dirigerà Fatuzzo è chiamata proprio a «Realizzare gli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue urbane negli agglomerati idrici oggetto di infrazione comunitaria» ed è stata dotata anche di due nuovi subcommissari: Salvatore Cordaro detto Toto, deputato all’Assemblea regionale siciliana per “Idea Sicilia Popolari e Autonomisti Musumeci Presidente” e il calabrese Antonino Daffinà, ex UDC.

Intanto, il ministro Pichetto Fratin augura «buon lavoro al Commissario Fatuzzo e alla nuova Struttura, che svolge un’attività tecnico-amministrativa estremamente delicata. Il nostro Paese paga oggi sanzioni all’Europa per le sue inadempienze in campo fognario e depurativo: un costo innanzitutto ambientale, che impatta sulla vita e sull’economia di tanti territori, prevalentemente dislocati in Sicilia, Calabria e Campania. Con queste nomine il governo vuole proseguire con determinazione l’azione di messa in regola degli agglomerati idrici, sapendo che attorno alla cura del bene comune acqua si gioca una grande partita di sviluppo. Il Ministro ringrazia infine per il lavoro svolto la precedente Struttura guidata dal professor Maurizio Giugni».

Tralasciando un’evidente lottizzazione politica di queste nomine, viene da sperare che l’esperienza fatta, come pubblici amministratori, da commissari e subcommissari in Regioni che hanno macroscopici problemi di maladepurazione, apporti le conoscenza necessarie per non ricommettere gli stessi errori.

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha commentato: «Dopo mesi di incomprensibile stallo e ritardo , è finalmente arrivata la nomina del nuovo commissario straordinario unico per la depurazione che chiedevamo da mesi. L’importante ora è che non si perda più tempo, dando continuità al lavoro fatto dal precedente commissario, varando un piano nazionale per la depurazione con il completamento veloce degli interventi sulla rete impiantisca e prevedendo più risorse rispetto alle poche messe a disposizione col PNRR. L’Italia da decenni soffre del problema cronico della maladepurazione con numeri imbarazzanti per un paese industrializzato, come dimostrano ad esempio le regioni di origine dei nuovi vertici della struttura commissariale, e lo testimoniano ogni anno anche i dati delle nostre campagne Golette verde e Goletta dei laghi. Una emergenza decennale davvero incredibile su cui fortunatamente l’Europa ha richiamato più volte il nostro Paese, su cui pesano quattro procedure di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE). L’ultima (2017/2181) è ancora in fase di istruttoria, le prime tre sono già sfociate in sentenza di condanna e in particolare la prima, risalente al 2004, è giunta fino alla sanzione pecuniaria e ci sta costando decine di milioni di euro all’anno. Dal punto di vista economico, l’Italia ha già pagato sanzioni pecuniarie per oltre 142 milioni di euro.  È il momento di invertire definitivamente la rotta: i depuratori possono trasformarsi da un problema ad una risorsa importante per il Paese, in grado di fornire acqua, materie prime seconde ed energia rinnovabile. Per questo è necessario che la nuova struttura commissariale sappia intercettare ed utilizzare al meglio le migliori conoscenze tecnico-scientifiche che il Paese vanta in ambito accademico e le buone pratiche già presenti in Italia da diversi gestori del servizio idrico integrato».

Legambiente ricorda che «L’Italia,  sino ad oggi ha incontrato serie difficoltà nell’adempiere i propri obblighi ai sensi della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. ll tasso di conformità in Italia è pari al 56%, al di sotto della media UE del 76%. Gli scarichi di acque reflue urbane contribuiscono in modo significativo a una qualità dell’acqua non buona nel 45,8% dei corpi idrici superficiali (tra fiumi, laghi, transizione e costieri)».