Appennino settentrionale, in Toscana ci sono centinaia di nuove frane

Checcucci: dopo l’alluvione di maggio anche quelle che si credevano ferme «si sono “riattivate” in parte o in toto»

[11 Ottobre 2023]

Ad oggi nel territorio toscano di competenza dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale ci sono 448 kmq di aree a pericolosità molto elevata, che impattano su centri abitati e infrastrutture strategiche, dove la normativa detta limiti precisi alle nuove costruzioni e indica la massima priorità in caso di opere, e 3154 kmq di aree a pericolosità elevata, dove è necessario intervenire verificando puntualmente le condizioni geologiche e geomorfologiche.

«In Lunigiana dopo gli eventi del 2011, nel Valdarno nel marzo 2013 e, ad un livello ancora maggiore, in Romagna dopo l’evento del maggio 2023, a tutte le frane conosciute se ne sono aggiunte centinaia di nuove – spiega Gaia Checcucci, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale –  quelle che si credevano ferme si sono “riattivate” in parte o in toto. Quando si parla di prevenzione in materia di frane sapere dove sono, come sono fatte, se si muovono o sono ferme e quando si sono mosse, vuol dire poter gestire il fenomeno e quindi “gestire il rischio”».

Cresce dunque l’esigenza di fare prevenzione attraverso il costante monitoraggio e la conoscenza del territorio.

In questo contesto il compito principale dell’Autorità di bacino è proprio quello di sviluppare costantemente la conoscenza del territorio per quanto riguarda i dissesti geomorfologici, sfruttando una sintesi collaudata di metodiche, costantemente in evoluzione grazie alle più recenti tecnologie, che permette di combinare il classico rilievo di campagna del geologo, l’analisi interferometrica radar satellitare con cadenza mensile o annuale, i rilievi della tecnologia laser LiDAR capace di vedere attraverso la vegetazione  e riconoscere le forme e le dimensioni reali del terreno e le immagini aeree o da satellite, con riprese biennali, con altissimo dettaglio a terra.

«La prevenzione fondata tecnicamente, consapevole e priva dell’onda emotiva del clamore dell’evento, è il “mestiere” dell’Autorità di Distretto – conclude Checcucci – Si tratta di valorizzare la conoscenza del nostro fragile territorio, che a livello di autorità di bacino abbiamo, e utilizzarla quando si tratta di investire le risorse a ciò destinate. E occorre farlo prima, in tempi non sospetti e non solo durante ed immediatamente dopo un evento. È vero, non fa notizia, ma sicuramente fa bene e salva vite».