Presentato il nuovo rapporto prodotto da Symbola e Unioncamere

Quanto “vale” la cultura? In Italia 249,8 miliardi di euro, il 17% del valore aggiunto nazionale

Realacci: «Un Paese che coglie le opportunità di green economy e digitalizzazione ma non dimentica la sua natura artigiana»

[24 Giugno 2016]

Il rapporto Io sono cultura, appena pubblicato nel suo ultimo aggiornamento da Symbola e Unioncamere, mostra i dati aggiornati sul sistema produttivo culturale e creativo fatto da imprese, Pa e no-profit, che complessivamente ha generato nell’ultimo anno in Italia 89,7 miliardi di euro e ha ‘attivato’ altri settori dell’economia arrivando a muovere nell’insieme 249,8 miliardi, equivalenti al 17% del valore aggiunto nazionale. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle filiere del settore, ma anche da quella parte dell’economia che beneficia di cultura e creatività e che da queste viene stimolata, riconducibile a 5 macro settori: industrie creative (architettura, comunicazione e branding, design), industrie culturali propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa), patrimonio storico-artistico architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), performing art e arti visive (rappresentazioni artistiche, divertimento, convegni e fiere) e imprese creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico).

Dal mobile alla nautica, larga parte della capacità del made in Italy di competere nel mondo sarebbe impensabile senza il legame con il design, con le industrie culturali e creative. Presa nel suo insieme, la cultura continua così ad essere uno dei motori primari della nostra economia e della ripresa che inizia a mostrare i primi segnali, un sostegno strategico alla competitività del made in Italy. 

Una ricchezza che – è bene sottolinearlo – si riflette in positivo anche sull’occupazione: il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a 1,5 milioni di persone (il 6,1% del totale degli occupati in Italia). E se nel periodo 2011/2015 la crisi si è fatta sentire incidendo in negativo su valore aggiunto e occupati del Paese, rispettivamente con il -0,1% e il -1,5%, nelle filiere culturali e creative la ricchezza è invece cresciuta dello 0,6% e gli occupati dello 0,2%.

Per arrivare a quella che potrebbe essere definita una “politica industriale della cultura” ne manca di strada, ma da questo punto di vista ha contribuito positivamente alla crescita del sistema culturale l’Art bonus del governo Renzi. Ovvero il credito d’imposta introdotto nel 2014 che, ad oggi, ha registrato 2.728 donazioni per 62 milioni di euro; ma soprattutto segnala un avvicinamento tra beni storico artistici e forze della società che si esprime non solo in versamenti in denaro, ma anche in impegno civico, di tempo ed energie dedicate al patrimonio culturale.

«L’Italia è forte se scommette su ciò che la rende unica e desiderata nel mondo: cultura, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale – commenta il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci – Dal rapporto emerge un Paese che è già proiettato nel domani, che crede nelle sue forze e nelle sue capacità, consapevole che la sua cultura dalla radici antiche è oggi un importante volano per la crescita. Un Paese che guarda avanti con coraggio senza dimenticare la sua storia, che coglie le opportunità della green economy e della digitalizzazione ma non dimentica la sua natura artigiana, fatta di piccole e medie imprese che traggono la loro forza dalla sapienza dei territori, dai loro saperi e dalla loro coesione. Un’Italia che fa l’Italia, che può vincere la sfida del futuro».