Curato dalla Scuola Normale di Pisa su incarico della Regione, è stato presentato oggi

Mafie e rifiuti nel IV rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata in Toscana

Resta valido l’avvertimento lanciato dalla Direzione investigativa Antimafia a livello nazionale: «La cronica carenza di strutture moderne per il trattamento potrebbe favorire logiche clientelari e corruttive da parte di sodalizi criminali»

[16 Dicembre 2020]

Se le mafie non presentano un radicamento territoriale ‘tradizionale’, la Toscana si conferma però come uno dei territori  in Italia privilegiati  per attività di riciclaggio e per la realizzazione di reati economici-finanziari su larga scala: è quanto conferma il IV rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e sulla corruzione, curato dalla Scuola Normale di Pisa su incarico della Regione e presentato oggi.

Il dossier rileva una specificità marcatamente toscana in queste dinamiche criminali: non la scelta di un territorio, da ‘militarizzare’ e dove sostituirsi alla istituzioni, ma la specializzazione in un settore e dunque una vocazione ‘imprenditoriale’ per ripulire prima di tutto i fiumi di denaro sporco che arrivano dalle attività condotte altrove.

Nel corso del 2019 non sono emerse evidenze giudiziarie rispetto ad un radicamento organizzativo tradizionale delle mafie nazionali in Toscana. Nonostante ciò, la Toscana si conferma infatti uno dei territori privilegiati dalle mafie per attività di riciclaggio e per la realizzazione di reati economico finanziari su larga scala.

In primo luogo, la Toscana risulta centrale nei traffici nazionali e transnazionali di stupefacenti; non minore attenzione va comunque riservata ai fenomeni di sfruttamento sessuale – mafie nigeriane per lo più, ma non sono estranee le organizzazioni nazionali – e lo sfruttamento manodopera nell’economia legale. Ambedue costituiscono oramai una realtà cronica. Una “bestia del caporalato, che si sta diffondendo in Toscana e non solo all’interno delle comunità cinesi” e neanche solo l’agricoltura, come spiega il procuratore generale Giuseppe Creazzo.

Alla guida da sette anni della Procura di Firenze, Creazzo, si sofferma nel suo intervento anche “sul traffico di rifiuti” definendolo “Un business anch’esso miliardario” per i criminali.

Più nel dettaglio, secondo il rapporto le principali attività economiche per le quali si è verificato un accesso criminale sono le costruzioni/edilizie (42%) e i rifiuti (21%), che comprendono anche le attività di trasporto e trattamento rifiuti e inerti, oltre che lavori di manutenzione e gestione di discariche. Guardando invece più nello specifico alla matrice criminale, quella camorristica prevale sulle altre (56% degli episodi censiti), con una specializzazione nel settore dei rifiuti e costruzioni, mostrando una più elevata diversificazione economica rispetto alle altre matrici.

Per quanto riguarda in particolare le dinamiche criminali, o presunte tali, che riguardano la gestione rifiuti, che fare? Un’indicazione chiara a livello nazionale – ma valida anche in declinazione regionale – l’ha data la Direzione investigativa antimafia (Dia): «La cronica carenza di strutture moderne per il trattamento potrebbe favorire logiche clientelari e corruttive da parte di sodalizi criminali». Più in particolare «la perdurante emergenza che in alcune aree del Paese condiziona ed ostacola una corretta ed efficace gestione del ciclo dei rifiuti vede tra le sue cause certamente l’assenza di idonei impianti di smaltimento che dovrebbe consentire l’autosufficienza a livello regionale».