Verdi europei: con le strategie Farm to Fork e Biodiversità forte ambizione ma una lunga strada da percorrere

Coalizione CambiamoAgricoltura: parte la transizione ecologica dell’agricoltura Ue. Greenpeace: resta il problema della carne

[21 Maggio 2020]

Dopo mesi di ritardi, rinvii e una forte opposizione da parte delle lobby dell’agricoltura industriale, ieri la Commissione europea ha finalmente presentato due strategie fondamentali per il Green Deal europeo: la strategia Farm to Fork e la strategia sulla biodiversità. La strategia Farm to Fork mira a rendere il sistema di produzione alimentare in Europa sostenibile lungo tutta la catena produttiva e di consumo. La strategia sulla biodiversità punta a contrastare la perdita di biodiversità, una delle maggiori minacce per l’umanità». Ma gli European Greens avvertono che «Mentre queste due strategie sono una bussola che punta nella giusta direzione, la strada è ancora lunga per raggiungere un European Green Deal per un’Europa sostenibile, a emissioni zero e climate-neutral. E’ incoraggiante constatare che la Commissione sta procedendo con la presentazione di tali strategie, compresi gli obiettivi forti, in particolare alla luce degli inviti a continuare a rinviare queste importanti misure. La pandemia di coronavirus ci ha mostrato più che mai quanto sia cruciale un’agricoltura resiliente e un ambiente a biodiversità per un’Europa forte – non dobbiamo ritardare ad agire su questo. Tuttavia, ora dobbiamo garantire che queste strategie si traducano in un’attuazione efficace e ambiziosa. Ciò include una riforma globale della PAC a sostegno delle catene di approvvigionamento localizzate nonché un migliore monitoraggio e gestione dell’uso dei pesticidi per raggiungere obiettivi di riduzione».

Alla Coalizione CambiamoAgricoltura  piace la Strategia Farm to Fork (F2F – dal produttore al consumatore)  presentata ieri dalla  Commissione Europea: «Avvia il percorso per una transizione ecologica dell’agricoltura europea in sintonia con il Green Deal, la riforma della PAC post 2020 dovrà essere coerente e sostenere obiettivi ambientali e sociali più ambiziosi per una maggiore sostenibilità della nostra agricoltura».

Secondo la coalizione che raccoglie associazioni ambientaliste e del biologico italiane «Il documento “A Farm to Fork Strategy” presentato a Bruxelles dalla Commissione Europea è il primo vero tentativo di politica agroalimentare integrata, un fatto positivo perché si colloca, giustamente, al centro del Green Deal accogliendo il principio che alimentazione, ambiente, salute e agricoltura sono materie strettamente connesse». Il documento, che ha un approccio certamente innovativo, dichiara che «i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta» e che «la sostenibilità deve ora diventare l’obiettivo chiave da raggiungere».

Le 36 associazioni di CambiamoAgricoltura «guardano fiduciose all’impegno dell’Unione Europea, ma non nascondono anche una parte di delusione per la carenza di misure operative, nonché di target vincolanti di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti».

La Coalizione evidenzia che tra gli obiettivi della Strategia F2F  che valuta positivamente per le ambizioni ambientali, «si evidenziano in particolare il ruolo positivo attribuito all’agricoltura biologica con l’impegno al raggiungimento del 25% della superficie agricola europea (SAU) in biologico, e il 10% delle aree agricole destinate ad infrastrutture verdi per la conservazione della natura, in coerenza con l’altra importante Strategia 2030 per la Biodiversità, presenta sempre oggi dalla Commissione Ue, sottolineando la dipendenza dell’agricoltura dalla tutela della biodiversità. Positivo, anche se non del tutto soddisfacente, l’impegno alla riduzione del 50% del rischio e della quantità dei pesticidi utilizzati in agricoltura, questo obiettivo, secondo le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura dovrà essere chiarito e rafforzato nel corso dell’iter di condivisione della strategia da parte del Parlamento europeo, arrivando ad una reale messa al bando dei pesticidi di sintesi entro il 2050, insieme al bando dei fertilizzanti di sintesi e degli antibiotici. Positiva è sicuramente anche la volontà di agire sul versante della maggior consapevolezza dei consumatori e delle imprese di trasformazione, affinché si riduca sia lo spreco alimentare che l’alimentazione a base di zuccheri, grassi e prodotti di origine animale. Del resto, i dati sulla salute degli europei sono eloquenti: oltre il 50% della popolazione adulta è in sovrappeso, e l’obesità sta dilagando nell’infanzia, specie nei Paesi mediterranei».

Per CambianoAgricoltura, «Il principale punto debole di questa strategia riguarda il settore zootecnico per il suo contributo alle emissioni climalteranti, non fissando obiettivi di riduzione vincolanti, insieme alla necessaria promozione della progressiva riduzione e qualificazione dei consumi di prodotti di origine animale. La Commissione fornisce, coraggiosamente, i dati che danno la misura della sfida: a partire dal “peso” del sistema agro-alimentare nel bilancio delle emissioni climalteranti (il 29% sul totale) di cui ben la metà rappresentato dalla sola filiera zootecnica, che utilizza oltre i 2/3 dei terreni agricoli europei, risultando così la maggior beneficiaria di sussidi PAC».

Anche secondo Thomas Waitz, copresidente del Partito verde europeo, agricoltore biologico ed europarlamentare «Queste strategie sono fondamentali se l’Europa vuole operare all’interno dei confini planetari, in particolare per quanto riguarda la sua politica agricola. La nuova politica agricola comune dovrà tenere conto di tali strategie. E’ pienamente possibile sviluppare un’azienda agricola resistente e sovrana per biforcare il sistema alimentare che alimenta l’Europa e avvantaggia la natura, gli agricoltori e i consumatori. Ciò di cui abbiamo bisogno ora sono strumenti concreti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi stabiliti in queste strategie. Dobbiamo anche garantire che il Parlamento europeo sviluppi una posizione forte su queste due strategie. La lotta sarà dura contro le lobby agro-imprenditoriali e industriali che sono già riuscite a ridurre il contenuto di queste strategie. Senza dubbio queste lobby cercheranno attivamente di limitare le ambizioni europee».

Marco Contiero, direttore politica agricola europea di Greenpeace, ha dichiarato: «La Commissione europea ha finalmente accettato la scienza e riconosce che produrre e consumare troppa carne sta danneggiando la salute, distruggendo la natura e guidando la disgregazione climatica, ma sceglie di non far nulla. La Commissione sembra essere troppo codarda anche per mettere fine ai pochi milioni che vanno alla pubblicità della carne finanziata dall’Ue, per non parlare del ripensare ai miliardi che sostengono in primo luogo la sovrapproduzione di carne».

Gli europei consumano circa il doppio della carne rispetto alla media globale e quasi il triplo della produzione lattiero-casearia. Greenpeace ha calcolato che una dieta sicura per il clima comporterebbe una riduzione del 71% del consumo europeo di carne entro il 2030 e una riduzione dell’81% entro il 2050. Greenpeace European Unit fa notare che «Mentre la strategia sulla biodiversità della Commissione europea riconosce i legami tra distruzione dell’ecosistema e focolai di malattie, la strategia Farm to Fork affronta la crisi Covid-19 suggerendo soprattutto di mantenere la “sicurezza alimentare” con alti livelli di produzione. Entrambe le strategie non riescono a collegare l’allevamento industriale di animali – in particolare di pollame e suini, nel quale gli animali sono tenuti in numero molto elevato e a stretto contatto e trasportati su grandi distanze – ad un aumentato rischio di trasmissione di malattie.  L’allevamento industriale di animali ha un ruolo ben noto nell’emergere e nella diffusione di infezioni virali simili a Covid-19. Si stima che il 73% di tutte le malattie infettive emergenti provenga da animali e le specie animali trasmettano all’uomo un numero straordinario di virus, come i coronavirus e i virus dell’influenza. L’allevamento degli animali è anche il principale motore della distruzione globale delle foreste e i ricercatori stimano che il 31% delle epidemie di malattie emergenti siano legate al cambiamento dell’uso del suolo».

Anche le Associazioni di CambiamoAgricoltura sono convinte che «Le ambizioni della Farm to Fork saranno praticabili solo con una energica revisione della PAC per incidere sui sussidi perversi che oggi premiano la sovrapproduzione degli allevamenti intensivi e delle grandi superfici a monocoltura.  La PAC, impegna oggi il 38% dell’intero budget Ue, oltre 60 miliardi l’anno, ed è per questo tra le politiche europee la più importante e maggiormente finanziata, solo modificando profondamente le regole della PAC sulla base dei contenuti positivi di questa strategia F2F si potrà avviare concretamente una transizione ecologica della nostra agricoltura».

La stessa Strategia F2F raccomanda una «particolare attenzione per lo sviluppo di Piani Strategici nazionali in linea con il Green Deal», insistendo sugli eco-schemi come importante flusso di finanziamenti a favore di pratiche ecologiche.

La Strategia Farm to Fork riconosce «il ruolo chiave di agricoltori, pescatori e acquacoltori nel rendere i sistemi alimentari sostenibili»,  come sempre sostenuto da CambiamoAgricoltura, ma proprio per questo la Coalizione dice che «La nuova PAC dovrà,  a differenza del passato, valorizzare questo ruolo di protagonisti del mondo agricolo promuovendo gli investimenti per l’ambiente, la difesa e restauro degli spazi naturali, aiutando le piccole aziende familiari che garantiscono il presidio dei territori, sostenendo maggiormente l’agricoltura  biologica e spostando risorse per la zootecnia dalla produzione intensiva a quella estensiva e di qualità, con il miglioramento del benessere animale e la riduzione delle importazioni delle materie prime per i mangimi dai Paesi extraeuropei, causa principale della deforestazione. La Coalizione #CambiamoAgricoltura auspica che il percorso della Strategia F2F porti l’Unione Europea a diventare un modello positivo di riferimento per la sostenibilità dei sistemi agroalimentari, una sfida molto complessa, quanto necessaria, e confida sull’impegno dei Parlamentari europei per rafforzare ulteriormente questo processo di transizione verso l’agroecologia, in coerenza con il Green Deal».