Lo strano caso della scomparsa dei serpenti per colpa delle rane

Perdenti e vincitori dopo la moria di massa delle rane causata dal fungo killer

[17 Febbraio 2020]

Lo studio “Tropical snake diversity collapses after widespread amphibian loss”, pubblicato su Science da un team di ricercatori della Michigan State University (MSU) e dall’università del Maryland (UMD) e della MICA ha conquistato la copertina di Science e un vero e proprio campanello per quanto riguarda la “crisi della biodiversità” e la perdita di fauna selvatica in tutto il mondo.

Alla MSU ricordano che «La perdita di qualsiasi specie è devastante. Tuttavia, il declino o l’estinzione di una specie può innescare un effetto a valanga all’interno di un ecosistema, spazzando via molte specie durante il processo. Quando le perdite di biodiversità causano effetti a cascata all’interno di una regione, possono eliminare molte specie carenti di dati: animali che hanno eluso gli studi scientifici o non sono stati studiati abbastanza per capire come conservarli al meglio».

La principale autrice dello studio, Elise Zipkin del Department of integrative biology e dell’ecology, evolutionary biology, and behavior program della MSU, spiega che «Alcune specie rare o difficili da scoprire potrebbero essere così rapidamente in declino che potremmo non sapere mai che le stiamo perdendo. In effetti, questo studio riguarda meno i serpenti e più la perdita generale di biodiversità e le sue conseguenze».

I serpenti oggetto del nuovo studio vivono in un’area protetta vicino a El Copé, nel centro di Panama, e i biologi statunitensi hanno documentato come la comunità dei serpenti sia crollata dopo che un patogeno fungino invasivo: il famigerato fungo chitride Batrachochytrium dendrobatidis che ha spazzato via la maggior parte delle rane della zona, una loro fonte primaria di cibo. Grazie a uno studio/censimento a lungo termine dell’università del Maryland, gli scienziati hanno avuto a disposizione 7 anni di dati sulla comunità dei serpenti prima dell’inizio della malattia nelle rane e per 6 anni dopo.

I ricercatori hanno esaminato le popolazioni animali percorrendo transetti di un quarto di miglio a El Copé dal 1997 al 2012, catturando qualsiasi rettile e anfibio riuscissero a trovare e registrando le loro specie e dimensioni corporee. Nel 2004, la chitridiomicosi aveva ucciso più di tre quarti delle rane della regione e, se l’effetto sulle popolazioni di rane poteva essere dedotto dalla mancanza o diminuzione dei loro richiami e dal fatto che ovunque i ricercatori trovavano rane morte, l’effetto del Chytrid sui serpenti era più difficile da misurare. Infatti, nonostante questo grande dataset, molte specie di serpenti sono state rilevate così raramente da rendere impossibile utilizzare i metodi di analisi tradizionali. Lo studio ha rilevato 30 specie di serpenti prima che il Batrachochytrium dendrobatidis colpisse la regione e 21 specie dopo.  I ricercatori sottolineano che «Dire che questi serpenti sono altamente elusivi o rari sarebbe un eufemismo. Delle 36 specie di serpenti osservate durante lo studio, 12 sono state rilevate solo una volta e 5 specie sono state rilevate due volte». La Zipkin aggiunge: «Dobbiamo riformulare la domanda e accettare che con specie carenti di dati, spesso non saremo in grado di valutare i cambiamenti della popolazione con alti livelli di certezza. Invece, dobbiamo guardare alla probabilità che questa comunità di serpenti stia peggio ora di quanto non fosse prima».

Utilizzando questo approccio, piuttosto che cercare di stimare il numero assoluto di specie nell’area, cosa intrinsecamente difficile perché i serpenti sono così rari, il team – che comprendeva Grace DiRenzo e Sam Rossman della MSU, Karen Lips dell’UMD e Julie Ray, La MICA Biological Station di Panama – ha creato modelli statistici incentrati sulla stima della probabilità che le metriche sulla diversità del serpente cambiassero dopo la perdita di anfibi, E la Zipkin spiega ancora: «Abbiamo stimato una probabilità dell’85% che ci siano meno specie di serpenti rispetto a prima che gli anfibi diminuissero. Abbiamo anche stimato alte probabilità che i tassi di occorrenza e le condizioni fisiche di molte delle singole specie di serpenti fossero minori dopo la perdita di anfibi, nonostante non vi sia stato nessun altro cambiamento sistematico nell’ambiente». Ma, visto che le specie di serpenti sono rare e diverse, i dati non sono del tutto chiari: alcune specie sono comparse nel censimento dopo la morte di massa delle rena, ma probabilmente vivevano nella regione anche prima, mentre le specie che risultano comparse nei sondaggi post-chytrid potrebbero non essere scomparse dalla regione. I ricercatori dicono che dopo un’epidemia di chitridiomicosi c’è l’85% di probabilità che ci siano meno specie di serpenti e che i serpenti che fanno molto affidamento sulle rane, come l’ Argus Snail Sucker (Sibon argus). Che mangia le uova di rane, se la sono cavata male dopo l’infestazione fungina, mentre serpenti come la vipera delle ciglia (Bothriechis schlegelii) , che oltre alle rane mangia pipistrelli, uccelli e roditori, se la passano bene.

Quando c’è una moria di massa di animali, come quella in corso in tutto il mondo con gli anfibi, i ricercatori si occupano principalmente di quella scoperta e si concentrano sulla determinazione delle cause. Ma cosa succede a tutto il resto della fauna che si basa su quegli animali? Gli scienziati non hanno spesso a disposizione censimenti e osservazioni accurati delle altre specie in quegli ecosistemi e sono costretti a indovinare le conseguenze di questi cambiamenti. Naturalmente la sfida diventa ancora più grande quando riguarda specie rare e carenti di dati. La Zipkin evidenzia: «Poiché non ci saranno mai tonnellate di dati, non possiamo individuare con esattezza il motivo per cui alcune specie di serpenti sono diminuite mentre altre sembravano andare bene o addirittura prosperare dopo la catastrofica perdita di anfibi. Ma questo fenomeno, in cui un evento di disturbo produce indirettamente un gran numero di “perdenti”, ma anche alcuni “vincitori”, è sempre più comune e porta all’omogeneizzazione biotica mondiale, o il processo di ecosistemi formalmente dissimili sta gradualmente diventando più simile».

Tuttavia, l’incapacità di indicare la causa esatta, non è la peggiore notizia che arriva dai risultati del nuovo studio: «La cattiva notizia è che il livello di devastazione fa presagire perdite molto maggiori in tutto il mondo di quanto la comunità scientifica abbia stimato», dicono i ricercatori.

Doug Levey, direttore programmi della Division of Environmental Biology della National Science Foundation che ha finanziato lo studio, sottolinea che «L’enorme scomparsa delle rane è un problema ancora più grande di quanto pensassimo. La scomparsa delle rane ha avuto effetti a cascata nelle catene alimentari tropicali. Questo studio rivela l’importanza dei database a lungo termine. Quando questi scienziati hanno iniziato a contare i serpenti in una foresta pluviale, non avevano idea di cosa avrebbero scoperto alla fine».

Lo studio mostra anche un lato positivo: gli scienziati ritengono che «Delle previsioni e una modellistica migliorate potrebbero portare a sostenere gli sforzi di conservazione. Apportare modifiche proattive e basate sui dati può prevenire massicci decessi e frenare la perdita di biodiversità».

La Zipkin concorda sul fatto che i dati a lungo termine sono importanti per aiutare le parti interessate ad accertare l’entità del problema e conclude: «Avevamo questo dataset unico e abbiamo trovato un modo intelligente per stimare il declino delle specie rare. Tuttavia. è triste che la crisi della biodiversità sia probabilmente peggiore di quanto pensassimo perché ci sono così tante specie carenti di dati che non saremo mai in grado di valutare».