C’è uno squalo martello nel cibo del vostro gatto

Uno studio sul DNA del cibo di animali domestici ha trovato tracce di specie di squali, anche in via di estinzione

[7 Gennaio 2020]

E’ noto che lo squalene – l’olio prodotto dal fegato degli squali – è un ingrediente di alcuni cosmetici, come il rossetto e il mascara, ma ora lo studio ”Genetic identification of threatened shark species in pet food and beauty care products”, pubblicato su Conservation Genetics dal colombiano Diego Cardeñosa della School of marine and atmospheric sciences della Stony Brook University e della Fundación Colombia Azul, dimostra che lo squalene di squalo è anche presente negli alimenti per animali domestici. E l’analisi del DNA dei bocconcini che finiscono nelle ciotole dei nostri gatti rivela che almeno una parte proviene da specie di squali in via di estinzione.

Come spiega Bethany Augliere su Hakai Magazine, Cardeñosa, ha analizzato 87 alimenti per animali domestici di 12 marche diverse, tra i quali cibi umidi in scatola, alimenti secchi e prelibatezze per animali domestici, ma anche 24 cosmetici di 15 marche diverse, acquistando tutti i prodotti online e nei supermercati.

Grazie alla tecnica del codice a barre del DNA, che utilizza piccoli frammenti di DNA per identificare le specie, ha trovato le prove dell’utilizzo di diverse specie di squali in pericolo di estinzione nel cibo per animali domestici, compresi squali martello cui teste smerlati (Sphyrna lewini) considerato in via di estinzione nella Lista Rossa Iucn e smerigli (Isurus paucus).

Nei prodotti fortemente lavorati, può essere difficile trovare materiale genetico di qualità sufficiente per identificare in modo affidabile una specie. Ma Cardeñosa ha utilizzato un nuovo metodo che gli ha permesso di utilizzare anche DNA fortemente degradato, cosa impossibile con le tecniche più vecchie e Cardeñosa sottolinea: «Ad essere sincero, è stato abbastanza scioccante vedere così tanti prodotti per animali da compagnia con dentro lo squalo smeriglio». E Susana Caballero, una biologa colombiana dell’Universidad de los Andes, che non è stata coinvolta nello studio, ha detto ad Hakai Magazine: «Sono abbastanza disgustata nel pensare allo squalo martello, un animale straordinario, nel cibo in scatola per gatti. E’ un insulto a quella specie».

Nei prodotti di bellezza, Cardeñosa ha trovato materiale genetico proveniente da squali pinna nera, verdesche e squali martello ma, come altri biologi. non pensa che gli squali vengano uccisi apposta per farne cibo per animali domestici e per questo non vuole rendere noti i marchi che ha testato ed evidenzia che «Invece, i produttori probabilmente usano carne o altre parti che altrimenti andrebbero sprecate».

Anche secondo John Hyde, un genetista della pesca della National Oceanic and Atmospher Administration, che non ha partecipato allo studio, dice che «Questo approccio massimizza l’uso degli animali catturati e riduce gli sprechi. La domanda, è: i produttori di mangimi dovrebbero essere lodati per il pieno utilizzo dei prodotti della pesca o accusati per sostenere lo sfruttamento di specie che potrebbero o meno necessitare di ulteriore protezione?»

La pesca di molte specie di squali è legale, ma alcune specie sono protette da leggi nazionali, come l’Endangered Species Act Usa (ESA), dalle direttive europee e da regolamenti internazionali, come la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (Cites) ma, per esempio, lo smeriglio è protetto dalla CITES ma non dall’ESA e la legalità della pesca dipende da dove o come uno squalo è stato catturato. E questo rende difficile dire se la presenza di uno squalo nel cibo per animali sia illegale.

Secondo Cardeñosa non sta succedendo nulla di illegale: «Si tratta di lasciare la scelta ai consumatori». Ma un’etichettatura inadeguata rende impossibile al consumatore sapere se il cibo o i cosmetici che sta acquistando contengono prodotti di squalo».

Per esempio, I prodotti di bellezza elencano nei loro ingredienti solo lo squalene, ma lo squalene può anche derivare da alcune piante, mentre gli alimenti per animali domestici utilizzano termini generici, come pesce bianco o pesce oceanico, senza riferirsi a una specifica specie.

Inoltre, sono ormai numerosi gli studi – e i sequestri – ad aver rivelato frodi per quanto riguarda i prodotti ittici per il consumo umano, con gli squali fatti passare per altre specie di pesce.

Hyde spera che, grazie a studi come quello di Cardeñosa, potremo migliorare la tracciabilità e la sostenibilità ambientale dei prodotti della pesca: «Idealmente, potremmo rintracciare questi prodotti in specifiche attività di pesca per le quali potremo sapere se la specie è stata gestita e catturata in modo sostenibile».

Cardeñosa conclude: «Per questo, unna migliore etichettatura e una maggiore trasparenza sono la chiave».