Il clima sta già cambiando gli oceani

Come si mappano gli impatti del cambiamento climatico sulla vita sottomarina

[28 Febbraio 2024]

I cambiamenti climatici stanno provocando riscaldamento, acidificazione, deossigenazione e cambiamenti nella produttività degli oceani e influenzando così la fisica e la biologia degli ecosistemi marini. Gli scienziati concordano sul fatto che questi cambiamenti stanno avvenendo molto più rapidamente del previsto e stanno già danneggiando in molti modi diverse aree dell’oceano.

Il nuovo studio “Statistically downscaled CMIP6 ocean variables for European waters”, pubblicato su Scientific Reports da  Trond Kristiansen del (Farallon Institute, Actea e Norsk institutt for vannforskning – Niva), Momme Butenschön ( Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiasmenti climatici – CMCC)  e Myron Peck (Koninklijk Nederlands Instituut voor Onderzoek der Zee – Nioz), traccia un quadro netto e preciso del riscaldamento, dell’acidificazione e della diminuzione dei livelli di ossigeno che stanno distruggendo gli ecosistemi marini. Analizzando indicatori chiave della salute marina in diversi scenari climatici, i ricercatori hanno creato la mappa finora più dettagliata dei cambiamenti degli oceani. Informazioni essenziali per pianificare e gestire soluzioni sostenibili ed efficaci.

Alla Fondazione CMCC sottolineano che «Per studiare come i cambiamenti climatici influenzano gli habitat marini, le previsioni climatiche devono tener conto di diverse situazioni e spaziare su diverse scale utili per la pianificazione e la gestione. Inoltre, avere vari modelli e scenari è necessario per tener conto delle incertezze».

Lo studio pubblicato su Scientific Reports fornisce proiezioni dettagliate degli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini europei e i ricercatori evidenziano che «Questa ricerca indica diverse strade di mitigazione con una risoluzione senza precedenti, incorporando attentamente le relative incertezze. Questi risultati sono essenziali per informare pianificazioni basate sugli ecosistemi e la gestione delle soluzioni basate sulla natura».

Per colmare le lacune esistenti, i ricercatori hanno utilizzato un downsizing statistico sui modelli climatici, esaminando cinque importanti indicatori della salute dell’oceano – temperatura, salinità, pH, ossigeno e clorofilla – nelle acque europee. Grazie alle risorse del  progetto FutureMARES finanziato dall’Ue, gli scienziati del CMCC hanno svolto un ruolo cruciale nella progettazione di questo approccio, «In particolare, utilizzando un downsizing statistico dei modelli CMIP6, gli scienziati hanno generato un ensemble climatico ad alta risoluzione, confrontando le loro proiezioni con le osservazioni reali in quattro regioni europee: il Mare del Nord, il Mar Baltico, il Golfo di Biscaglia e il Mar Mediterraneo» e icono che «Questo confronto ha rivelato che le previsioni ridimensionate corrispondono bene alle effettive condizioni climatiche tra il 1993 e il 2020. I risultati forniscono valori medi dell’entità del riscaldamento, dell’acidificazione e della deossigenazione in tutte le aree marine che circondano l’Europa continentale, e stimano le incertezze, che possono essere utilizzate per prevedere il successo delle soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions), come il ripristino degli habitat tra cui le praterie di alghe e il kelp».

Butenschön fa notare che «Questo lavoro evidenzia chiaramente le diverse esposizioni alle pressioni dei cambiamenti climatici e sottolinea la necessità di una politica di mitigazione climatica coerente per raggiungere gli obiettivi climatici, che emergono con chiarezza dalla variabilità di base del sistema».

Anche se nelle proiezioni future tutti e tre i fattori di stress – riscaldamento, acidificazione e deossigenazione – sono in aumento in tutti i mari europei, i risultati dello studio dimostrano che «L’intensità di questi trend e l’efficacia di vari approcci di mitigazione differiscono in base allo specifico fattore e alla posizione geografica. In generale, il trend di crescita dell’acidificazione è il più evidente, con livelli distinti di acidificazione che emergono in intervalli di pochi anni sotto diversi scenari di mitigazione. Al contrario, le variazioni nei livelli di mitigazione del riscaldamento e della deossigenazione diventano evidenti solo nella seconda metà del secolo, principalmente a causa della variabilità naturale e dell’incertezza dei modelli. Le differenze tra questi tre indicatori mostrano che previsioni dettagliate sugli aspetti fisici e chimici di diverse aree sono necessarie per comprendere come i cambiamenti climatici potrebbero influenzare gli ecosistemi marini a livello regionale e locale».

Kristiansen conclude: «Abbiamo sviluppato dati climatici ad alta risoluzione per le acque costiere, e ciò ci permette di capire come gli ecosistemi – che forniscono essenziali benefici alle persone – saranno influenzati dai cambiamenti climatici».