Sette iniziative faro per il ripristino mondiale della natura

Le migliori pratiche per invertire il degrado degli ecosistemi in Africa, America Latina, Mediterraneo e Sud-Est asiatico

[15 Febbraio 2024]

L’United Nations environment programme (Unep) e la Fao hanno indicato 7 iniziative realizzate in  Africa, America Latina, Mediterraneo e Sud-Est asiatico e che includono ecosistemi giunti al punto critico del degrado totale derivante da incendi, siccità, deforestazione e inquinamento, come  UN World Restoration Flagships  e che quindi ora hanno diritto al sostegno tecnico e finanziario delle Nazioni Unite.

I premi World Restoration Flagship fanno parte del Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi che punta a prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi in ogni continente e in ogni oceano. I premi vanno a iniziative importanti che sostengono gli impegni globali per ripristinare un miliardo di ettari, un’area più grande della Cina.

Le iniziative vincitrici sono state annunciate prima della sesta sessione dell’ UN Environment Assembly (UNEA-6) che si terrà dal 26 febbraio al primo marzo all’Unep a a Nairobi, in Kenia. Insieme, le 7 World Restoration Flagship dovrebbero ripristinare quasi 40 milioni di ettari e creare circa 500.000 posti di lavoro.

Dagli incendi alle foreste – La resilienza nel Mediterraneo. Il bacino del Mediterraneo è il secondo hotspot di biodiversità più grande del mondo, ma il 16% delle sue specie forestali è a rischio di estinzione, in parte a causa di periodi di siccità più lunghi dovuti al clima, ondate di caldo estremo e incendi. Negli ultimi dieci anni, la regione ha vissuto le peggiori stagioni di incendi mai registrate.

L’iniziativa per il ripristino delle foreste mediterranee che coinvolge Libano, Marocco, Tunisia e Turchia consiste in un nuovo approccio alla protezione e al ripristino di questi habitat naturali ed ecosistemi vulnerabili e dal 2017 ha portato al ripristino di circa due milioni di ettari di foreste in tutta la regione, di cui oltre 8 milioni di ettari previsto per il ripristino  entro il 2030.

L’iniziativa è sostenuta dal Committee on Mediterranean Forestry Questions – Silva Mediterranea della Fao, govevi di Libano, Marocco, Tunisia e Turchia e  Association for Forests, Development and Conservation Lebanon (AFDC).

Living Indus – Ripristinare una culla di civiltà. Il fiume Indo, lungo 3.180 km, per oltre 5.000 anni è stato il nucleo vibrante della vita sociale, culturale ed economica di quello che oggi è chiamato Pakistan. Circa il 90% della popolazione pakistana e più di tre quarti della sua economia hanno sede nel bacino dell’Indo, che irriga oltre l’80% delle sue terre coltivabili. Negligenza, degrado ambientale e cambiamento climatico hanno minacciato l’ecosistema del fiume, compresi i suoi abbondanti pesci e le terre fertili.

L’iniziativa Living Indus è stata approvata dal parlamento pakistano in seguito alle devastanti inondazioni provocate dai cambiamenti climatici nel 2022 ed è stata lanciata ufficialmente alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Sharm el-Sheikh (COP27). L’obiettivo è ripristinare 25 milioni di ettari di bacino fluviale entro il 2030, comprendendo il 30% della superficie del Pakistan attraverso l’attuazione di 25 interventi ad alto impatto per politici, professionisti e società civile. L’iniziativa designa il fiume Indo come un’entità vivente con diritti – una misura adottata per proteggere i fiumi altrove, come in Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Canada, Ecuador, India, Nuova Zelanda, Perù e Sri Lanka.

Tra i partner di questa iniziativa figurano il governo del Pakistan, la Fao e altre agenzie Onu.

Acción Andina: salvare un hotspot globale idrico e climatico. Il movimento sociale Acción Andina è guidato dall’organizzazione no-profit peruviana per la conservazione, ECOAN (Associazione Ecosistemas Andinos). Si tratta di ampliare un modello di riforestazione comunitaria, che negli ultimi due decenni si è dimostrato una soluzione economicamente vantaggiosa per i piani di resilienza climatica volti a ripristinare e far crescere 30 milioni di alberi entro il 2030 su una fascia vegetativa che si estende su quasi 800.000 ettari in Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela.

L’iniziativa punta a proteggere e ripristinare un’area forestale di un milione di ettari. 25.000 persone di comunità andine remote sono già impegnate nel ripristino di 5.000 ettari e nella protezione di oltre 11.000 ettari di foreste andine. Si prevede che entro il 2030 trarranno beneficio dall’iniziativa in vari modi: dall’accesso alle medicine, ai pannelli solari e alle stufe di argilla a combustione pulita, al miglioramento della gestione del pascolo, all’agricoltura sostenibile, al microbusiness e alla gestione dell’ecoturismo delle culture indigene. Funziona anche per garantire i titoli fondiari alle comunità locali, proteggendo la foresta da future attività minerarie, dallo sfruttamento del legname e da altri fattori di degrado.

Tra i partner di questa iniziativa figurano l’ECOAN e Global Forest Generation (GFG).

Lo Sri Lanka ha smesso di piantare mangrovie e ha iniziato a coltivarle. Nello Sri Lanka, le foreste di mangrovie sono ecosistemi costieri di immenso valore che prosperano al confine tra terra e mare e fungono da importante ponte tra la biodiversità marina e terrestre. I mezzi di sussistenza delle comunità costiere dello Sri Lanka dipendono fortemente dagli ecosistemi marini e costieri. Tuttavia, i cambiamenti climatici e le attività umane rappresentano una minaccia per questo ecosistema unico.

L’iniziativa di rigenerazione delle mangrovie dello Sri Lanka è co-guidata dalle comunità locali e si concentra sul ripristino dell’equilibrio naturale nell’ecosistema. Da quando l’iniziativa è stata lanciata nel 2015, ha già portato al ripristino di 500 ettari di mangrovie, a beneficio di 150 famiglie. Si prevede che entro il 2030 verranno ripristinati circa 10.000 ettari, con 5.000 famiglie che ne beneficeranno e più di 4.000 nuovi posti di lavoro creati.

Tra i partner di questa iniziativa figurano il ministero dell’ambiente dello Sri Lanka e i governi di Australia, Regno Unito e Stati Uniti.

Terai Arc Landscape: far rivivere la mega-fauna asiatica. Oltre 7 milioni di persone dipendono dal territorio del Terai Arc Landscape, che si estende su 5,10 milioni di ettari ed è condiviso da India e Nepal. E’ anche uno degli habitat più critici al mondo per le tigri, il cui numero è drasticamente diminuito, insieme a quello di altre specie come i rinoceronti e gli elefanti, a causa del bracconaggio, della perdita di habitat, del degrado e del conflitto uomo-fauna selvatica.

La Terai Arc Landscape Initiative si è concentrata sul ripristino delle foreste dei corridoi critici del Terai Arc Landscape e collabora con le comunità locali che lavorano come citizen scientists, unità anti-bracconaggio comunitarie, guardie forestali e mobilitatori sociali. Il ripristino di 66.800 ettari di foreste nepalesi, insieme ad altre misure, ha migliorato i mezzi di sussistenza di circa 500.000 famiglie. Ha inoltre sostenuto la popolazione di tigri nel territorio condiviso da India e Nepal, aumentata oggi a 1.174, più che raddoppiando quello che era stato il numero più basso quando il fu lanciato il programma nel 2001. Si prevede che il progetto continuerà fino a quando quasi 350.000 ettari saranno ripristinati entro il 2030. .

Il Wwf Nepal è il partner principale di questa iniziativa e sostiene il governo nepalese.

Rinverdire l’agricoltura africana. Negli ultimi due decenni, l’iniziativa Regreening Africa ha utilizzato tecniche agroforestali comprovate e adattate per soddisfare le esigenze degli agricoltori in diversi contesti socio-ecologici, per ripristinare oltre 350.000 ettari in Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger, Rwanda, Senegal, e Somalia. Entro il 2030 è previsto il ripristino di altri 5 milioni di ettari.

Si prevede che l’iniziativa porterà benefici a più di 600.000 famiglie. Sta inoltre aumentando lo stoccaggio del carbonio, aumentando la resa dei raccolti e dell’erba, rendendo il terreno più resiliente (prevenendo le inondazioni) e fissando azoto che agisce come fertilizzante naturale.

I partner di questa iniziativa includono CARE Nederland, Catholic Relief Services, CIFOR-ICRAF, Oxfam, Regreening Africa, Sahel Eco e World Vision Australia.

Foreste in crescita nelle zone aride dell’Africa: gli agricoltori africani trasformano i sistemi alimentari

Il programma Forest Garden, lanciato nel 2015, comprende numerosi progetti di Forest Garden in Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Gambia, Kenya, Mali, Senegal, Uganda e Tanzania. Grazie a tecniche agroforestali studiate ad hoc, vengono sostituite le pratiche agricole insostenibili e la natura si rigenera, mentre gli agricoltori ricevono formazione, forniture e attrezzature essenziali per il loro successo.

Piantando decine di milioni di alberi ogni anno, l’obiettivo è quello di espandersi dagli attuali 41.000 ettari ripristinati a 229.000 ettari entro il 2030, sostenendone molte altre persone attraverso la creazione di 230.000 posti di lavoro.

Il Direttore Generale della Fao, QU Dongyu ha commentato: «La Fao è lieta di riconoscere questi sette meritevoli campioni, dimostrando che possiamo offrire esempi guida per invertire il degrado degli ecosistemi su larga scala, affrontando al tempo stesso gli impatti della crisi climatica e della perdita di biodiversità. Il ripristino degli ecosistemi terrestri e acquatici è un passo cruciale nella trasformazione dei sistemi agroalimentari globali per renderli più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili. Il ripristino dell’ecosistema è una soluzione a lungo termine nella lotta per eradicare la povertà, la fame e la malnutrizione, mentre ci troviamo di fronte alla crescita della popolazione e all’aumento del bisogno di cibo e di beni e servizi ecosistemici».

Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, ha concluso: «Per troppo tempo lo sviluppo economico è andato a scapito dell’ambiente. Eppure oggi vediamo sforzi globali per inaugurare un ritorno alla natura. Queste iniziative mostrano come possiamo fare pace con la natura, mettere le comunità locali al centro degli sforzi di ripristino e creare comunque nuovi posti di lavoro. Mentre continuiamo ad affrontare una tripla crisi planetaria dovuta al cambiamento climatico, alla perdita della natura e della biodiversità, all’inquinamento e ai rifiuti, ora è il momento di raddoppiare e accelerare le iniziative di ripristino».